16° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI FILM
CON TEMATICHE OMOSESSUALI
11 aprile: omaggio a Marlene Dietrich
 |
un'immagine
di MARLENE DIETRICH
|
servizio di
Elena SAN PIETRO
Il festival di tematiche omosessuali si è aperto questa sera con la solita
festosità (confermata dalle numerose feste in programma nei diversi locali
gay torinesi), con la gioia di celebrare una libertà sessuale che viene
spesso negata (basti pensare alle contestazioni sulla Gay Pride di Roma
o sui matrimoni fra coppie omossessuali).
La madrina di questa serata è stata la divina Marlene Dietrich, di cui
ricorre il centenario, che per l'occasione è stata impersonata da un¹attrice
con tanto di smoking e sigaretta, come amiamo ricordarla in una delle
sue pose più famose. Con quel suo sguardo sfrontato ed accattivante e
la sua inconfondibile voce Marlene è diventata un simbolo dell¹ambiguità
sessuale ed è stata l¹unica attrice tedesca a regnare sull¹olimpo di Hollywood
ragguingendo una fama mondiale.
Nel Film Museum di Berlino, accanto alla sede della Berlinale, vi è un'intera
sala dedicata a Marlene, dove sono esposti alcuni dei suoi abiti più famosi,
dalle piume bianche ed il vestito di paillettes, agli abiti di foggia
maschile, sino ai costumi di scena. Nella performance della finta Marlene
non potevano mancare le canzoni con tanto di accompagnamento al piano
come ne L'ANGELO AZZURRO, il film che ne ha decretato il successo e che
è stato il lasciapassare per Hollywood, un duetto con Edith Piaf (una
delle sue amanti nella vita) ed un pezzo recitato: "Al mio funerale
ci sarà un sacco di gente, ed il mio Rudi si metterà a distribuire dei
garofanii: rossi per chi ha scopato con me e bianchi per chi dice di averlo
fatto. M'immagino la scena, in chiesa, i bianchi da una parte ed i rossi
dall'altra che si lanciano occhiate cariche d'odio", in perfetto
stile Marlene. Il tutto coronato da un bacio ad una spettatrice incantata
e dagli sguardi attenti delle drag-queens presenti in sala a caccia d'ispirazione.
Ci manca Marlene, oggi non ne fanno più di donne così.
MARLENE
di Joseph Vilsmaier
con Katjia Flint e Herbert Knaup
Dopo lo spettacolo è stata la volta di un lungometraggio che ripercorre
la vita della diva dall'incontro con il regista ed amante Josef von Sternberg
sino all¹ultima apparizione in pubblico avvenuta nel 1975 al Carnagie
Hall di New York (Marlene è scomparsa nel '92, alla veneranda età di 91
anni).
Il film si concentra soprattutto sulla vita privata e sentimentale di
Marlene e si basa sulla biografia che ne ha tracciato la figlia. Marlene,
prima ancora di diventare famosa, era sposata con Rudi Sieber, l'uomo
con cui ha avuto una figlia e che l'ha arrendevolmente seguita fino alla
morte. Ma la diva poteva permettersi numerosi amanti, dalla lunga relazione
con Sternberg, l'uomo che l'ha "creata" trasformandola da grassottella
froilen a sex-symbol universale, ad attori come Gary Cooper (che ha incontrato
sul set di MOROCCO), dalle numerose avventure lesbiche, sino a quello
che sembra essere stato il grande amore della sua vita: un tenente tedesco
di nome Carl Seidlitz che morì come partigiano durante la Seconda Guerra
Mondiale, mentre Marlene era sul fronte ad intrattenere i soldati americani
ed i feriti tedeschi. I nazizsti hanno più volte rivendicato l'attrice,
intimandole di tornare in patria e farla finita con il regista ebreo che
la degradava con parti da prostituta (povero von Sternberg!), ma Marlene
ha subito chiarito le sue posizioni politiche rimanendo in America per
tutta la durata del conflitto.
Questa pellicola è il ritratto di un'attrice estremamente forte e controllata,
nel pieno possesso del personaggio che si è costruita e che l'ha accompagnata
per una vita intera, ma anche di una donna passionale e spesso infelice
che, come molte dive, ha dovuto ricorrere ai farmaci e all'alcool per
sopportare tutti i rivolgimenti esterni. Tuttavia MARLENE non è perfettamente
riuscito: come in ogni film che mette le mani su un mito senza tempo,
il confronto con la grandezza e la complessità del modello reale rischia
di dar vita ad una deludente parodia.
Katjia Flint, l'attrice che interpreta Marlene, è perennemente ricoperta
da un mascherone di trucco e non ha un briciolo della classe della vera
diva (questo, ad esempio, non era accaduto quando Dawid Bowie aveva incarnato
il volto di Andy Warhol in BASQUIAT). Inoltre, a mio parere, Vilsmaier
ha dato troppo spazio alle avventure sentimentali della diva, rischiando
di tramutare il film in una specie di telenovela o fornendo le basi per
un ottimo libro Harmony. La parte più interessante di questa pellicola
biografica resta il difficile rapporto della diva con la famiglia, il
suoi rapporti d'amore ed odio con la Germania ed il senso di straniamento
che ha sempre provato come ragazza di forte tradizione tedesca trapiantata
nel mondo di Hollywood. Un giorno von Sternberg le chiese: "Vuoi
diventare famosa o felice?". Marlene ha fatto una scelta precisa
ed è diventata un'icona per omosessuali e non, indimenticabile e, forse,
irripetibile.
Gli altri appuntamenti del festival
Naturalmente l'omaggio alla divina Marlene non finisce qui. Infatti il
festival Da Sodoma a Hollywood prevede un'antologia sull'attrice tedesca
che ripercorre alcune delle tappe fondamentali della sua lunga carriera
dai set surreali e patinati di MOROCCO ad un altro classico come RANCHO
NOTORIUS, da suo ultimo film JUST A GIGOLO del O79, dove Marlene figura
accanto all'altra icona del festival che l'ha adorata a distanza, Dawid
Bowie, sino alla lunga intervista che la Dietrich ha rilasciato a Maximilian
Shell nel 1984: un documento sui generis dove la diva, ormai anziana,
si rifiuta di essere ripresa, ma rivela comunque gli aspetti più oscuri
ed interessanti della sua lunga vita.
kmx home
|