FORUM SUL CINEMA ITALIANO
b) la regia
a cura di
Gabriele Francioni e Andrea De Candido
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Gabriele SALVATORES
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Mimmo CALOPRESTI
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KINEMATRIX: Continuiamo il FORUM incontrando
Gabriele Salvatores, che non aveva potuto essere con noi in precedenza.
Torniamo sulla questione delle sinergie, delle collaborazioni "costruttive"
tra operatori del settore. Credi che l'"autonomia" o, meglio, solitudine
dei vari autori dipenda da cause esterne o da una volontà dei singoli
di opporsi alla ricerca di una "lingua" comune, che ritroviamo in cinematografie
come quelle spagnola, danese o del lontano oriente?
GABRIELE SALVATORES: "Mah, sono cambiate tantissime cose
e, fondamentalmente, una : nel momento in cui non si sa dove andare, in
cui è difficile individuare una tendenza, una "wave", una nouvelle vague,
come potevano essere il "Cinema Novo" brasiliano, il nuovo cinema tedesco,
ma anche il movimento neorealista o la commedia all'italiana, un momento
in cui non si capisce bene quale debba essere il ruolo del cinema, la
sua ricerca di immagini che non siano già viste, quando ormai tutte le
storie sono state già scritte, ognuno fa la sua battaglia da solo, come
un samurai senza i compagni, che si difende dai demoni che lo assediano,
poiché non c'è un gruppo, una tribù, un esercito, un "mucchio selvaggio":
c'è solo un singolo cavaliere che cerca di contrastare quello che può.
Non è bello questo, perché se i samurai diventassero almeno sette e si
mettessero a difendere il paesino dei contadini, forse le cose andrebbero
meglio!!! Il problema è che non c'è comunicazione tra di noi come accadeva
una volta. Allora accadeva che, se avevi dei problemi con la sceneggiatura,
andavi in Via Veneto, incontravo te e ti chiedevo "guarda, ho questa scena
qui che non so come risolvere" e tu mi aiutavi senza problemi, senza gelosie
e senza darmi la sensazione di avermi rivelato un tuo segreto, perché
in precedenza abbiamo già parlato di cinema e di ciò che dovrebbe essere.
Adesso è molto difficile riunire diverse persone attorno ad un progetto
e discuterne insieme. Prendiamo i registi presenti in concorso qui a Venezia:
sono tre persone che io stimo, che ammiro (Chiesa, Mazzacurati, Giordana-ndr)...
però vedi che ognuno ha fatto un cosa talmente particolare, talmente diversa
che, pensando ad un ipotetico progetto comune qui e ora, sarebbe assolutamente
impossibile! Verrebbe fuori qualcosa di schizofrenico...il che magari
potrebbe anche essere lo specchio della situazione, ma è certamente molto
difficile. Detto questo bisogna ricordare che, anche in questi ultimi
tempi, sono venuti fuori dei lavori di gruppo, questa volta distinti,
diciamo così, per matrice "etnica"...penso ai napoletani ( I VESUVIANI,
di Corsicato, Martone, Captano, De Lillo, Incerti- ndr ) o al progetto
di Antonello Grimaldi che si chiamava IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU, ma
si trattava di altre cose, molto diverse dal passato e, in questo caso,
limitate ad una singola situazione. E' quindi molto difficile lavorare
insieme, anche se sarebbe auspicabile. Sinceramente credo che oggi noi
siamo come degli esploratori solitari e... io mi auguro che il primo che
troverà l'oro, metta il suo campo da quelle parti e comunichi la cosa
a tutti gli altri!"
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KMX: Entrando un po' più nel caso specifico, anche se non
vogliamo con questo dire che sia un esempio da riprendere tale e quale
e soprattutto esente da difetti d'impostazione e di natura "artistica",
non pensi che altrove, come hanno fatto i danesi col DOGMA 95, si sia
riusciti perlomeno ad aggregarsi "contro" qualcosa, posto che questo non
è sicuramente l'atteggiamento più giusto?
GABRIELE SALVATORES: "Vedi, come dici anche tu è solo l'individuazione
di un nemico che li ha messi insieme e, in questo senso, paga lo scotto
anche di non essere un atteggiamento completamente sincero, anche se Lars
Von Trier è uno dei registi che mi piacciono di più, ma di lì sono nate
anche cose che sono molto discutibili...fintanto che ti difendi non sei
mai propositivo. Bisognerebbe, invece, avere la forza di avere un'idea
e di dire "ok, questo è il cinema come deve essere oggi", un'idea, voglio
dire, d'attacco piuttosto che di difesa. Ripeto: io sarei favorevolissimo,
tanto è vero che sono partito addirittura con una "cooperativa teatrale"
e credo che il termine dica tutto, visto che non firmavamo neanche i testi
e le regie. Dobbiamo tornare alla bottega rinascimentale, a Michelangelo
e all'importanza che avevano tanto chi gli preparava i verdi e i rossi,
quanto il fumista o quello che era specializzato nel disegno delle mani.
Il concetto di Autore è superato, anche perché siamo in un'epoca in cui
le nuove tecnologie portano con sé ruoli e competenze diverse e il lavoro
d'équipe è assolutamente fondamentale. In definitiva, io sono disponibile...
basta solo aspettare il momento opportuno".
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KMX: E allora come mai per gli altri tuoi colleghi non
è così, voglio dire è solo una questione di differenti stili visivi, di
scelte personali?
GABRIELE SALVATORES: "Guarda che, per certi versi, devo
dire che io me lo sono potuto permettere! Nel senso che sperimentare è
un rischio, ma bisogna mettere in gioco qualcosa per poter rischiare e
io questo qualcosa ce l'ho: ho un passato di cose che sono andate bene
e, quindi, ho ricevuto molto, al punto che adesso mi sento di poter "restituire"
quello che ho avuto. Diversamente, chi si trova al primo film o al secondo,
dopo che il primo magari è andato così così, e vorrebbe rischiare, sperimentare...
beh, è veramente molto difficile..."
KMX: ...d'accordo, ma tu hai iniziato a rischiare subito,
da KAMIKAZEN...
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GABRIELE SALVATORES: "...non sono d'accordo, perché avevo
comunque il gruppo che mi proteggeva: avevo il Teatro dell'Elfo, avevo
un gruppo di attori che sono cresciuti insieme a me, che si chiamano Paolo
Rossi, Silvio Orlando, Antonio Catania, Gigio Alberti, Bebo Storti, che,
non a caso, in seguito sono tutti diventati famosi... avevo questa tribù,
mentre oggi, come si diceva prima, molti sono soli e, attenzione, la solitudine
nostra è esattamente quello che vogliono quelli che comandano all'interno
del cinema, che certo non vogliono cambiare il "sistema". Ci vogliono
separati, assolutamente, e questo va dalla guerra, alla politica, all'arte
e quindi al cinema".
KMX: ...e quindi secondo te c'è anche una prevenzione nei
confronti di chi cerca di fare dei cambiamenti, come hai fatto tu con
NIRVANA, che è pur sempre un film italiano di fantascienza?
GABRIELE SALVATORES: "...certamente, non lo volevano, come
anche non volevano un film che si chiama DENTI...la prevenzione sta in
chi deve commercializzare queste opere..."
KMX: ...e magari anche nella critica specializzata...
GABRIELE SALVATORES: "...beh, ma quello è così da sempre..."
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KINEMATRIX: Perché non si fanno più opere
di co-regia, frutto di un'attività collettiva?
MIMMO CALOPRESTI: "Io sono uno che preferisce fare i film
da solo! Anche se ho iniziato con opere completamente collettive, concepite
in comune, penso che prima o poi uno debba prendersi le sue responsabilità
e fare qualcosa in proprio. Più in generale, direi che è cambiato un po'
tutto, per cui riuscirebbe difficile ricreare quella situazione. Oggi
mi viene più naturale esprimere un mondo più intimo, sensazioni più personali.
Preferisco che, invece di dibattere a lungo prima di fare, come si usava
una volta, la discussione avvenga, eventualmente, dopo il film!"
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KMX: E pensi che in Italia possa avere un senso un movimento,
mettiamo, analogo a quello danese di DOGMA 95?
MIMMO CALOPRESTI: "Sarebbe bello, anche a me piacerebbe
associarmi insieme ad amici per fare delle cose in comune, magari per
autoprodurci, per trovare spazi per cose da raccontare... è difficile
e non so sinceramente perchè non succeda, ma è qualcosa che mi potrebbe
piacere. Ma dovrebbere essere una situazione in cui quello che viene fuori
sia poi veramente il risultato di un sentire comune necessario... voglio
dire che, se dopo aver parlato e discusso ci si rende conto che non si
ha nulla da dire insieme, allora bisognerebbe avere il coraggio di tacere!"
KMX: Come mai in Italia esistono tanti film che non vengono
visti? E' solo un problema di distribuzione o cos'altro?
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MIMMO CALOPRESTI: "Mah, vedi... sì, è vero, ma è anche
importante che i film vengano fatti. Sì, delle volte alcuni film dovrebbero
essere distribuiti meglio, ma la verità è che, se un film vale, o meglio,
se ha veramente un senso, un motivo d'essere e d'essere visto, prima o
poi viene fuori... sono abbastanza tranquillo da questo punto di vista!
Poi, se vuoi un grande pubblico, c'è un problema di pubblicità che deve
essere affrontato e la pubblicità è un investimento economico e spesso
quest'investimento rimane a livelli troppo bassi. Meglio se hai la fortuna
che il tuo produttore è anche un gestore di televisioni e allora il meccanismo
funziona meglio. Inoltre oggi i modi e i tempi per far vedere un film
si sono moltiplicati, al punto che fra poco li faranno vedere anche via
internet e questo è positivo, perché andiamo incontro ad una democratizzazione
che è auspicabile sempre. E inoltre questo riguarda anche il FARE i film,
che oggi con le videocamere digitali è economicamente alla portata di
quasi tutti... anche se il problema di fondo è quello che sta dietro,
il COSA hai da dire... finché ci sarà qualcuno che, appunto, ha un'urgenza,
qualcosa di più interessante, originale da dire, i film si faranno..."
KMX: Cosa pensi a proposito della definizione di film d'interesse
nazionale, che è il vincolo in base al quale vengono assegnati i fondi
statali dell'art.8? Non credi, specie per coloro che escono da una scuola
di cinema (potrebbe essere lo stesso Centro Sperimentale), che sarebbe
giusto più incentivare una ricerca ANCHE visiva, magari appena intrapresa,
o tematiche "private" o personali, invece di costringerli ad affrontare
argomenti di natura storico-politica, e cioè gli unici che ottengono l'attenzione
di coloro che, poi, i fondi li assegnano?
MIMMO CALOPRESTI: "Sono completamente d'accordo. Bisognerebbe
aiutare e finanziare questa ricerca e, anzi, la definizione di "interesse
nazionale" non mi interessa, per me non esiste e non deve c'entrare con
le scelte dei finanziamenti. I criteri andrebbero rivisti, perché per
me quello che conta è sempre e solamente, come dicevo prima, quello che
hai da dire, opera prima o no! Il problema è trovare altra gente disposta
a finanziarti, perché poi il criterio di scelta è sempre personale e,
comunque, prima o poi un criterio deve essere definito e una volta presa
una responsabilità bisogna portarla fino in fondo!"
KMX: Puoi dare un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere
questa carriera?
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MIMMO CALOPRESTI: "Mah, guarda, io sconsiglio vivamente
le scuole... dico invece ai ragazzi... e intendo sempre quelli che sentono
di avere qualcosa da dire, prendete e andate sui set, rompete le scatole
a qualcuno, magari, ma guardate le cose come accadono realmente. Provate
con tutte le forze a introdurvi sul set e state lì a guardare e imparate!"
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