BUF COMPAGNIE e
INDUSTRIAL LIGHT & MAGIC
22/23 gennaio


industrial light & magic: 1st UNION

 

servizio di
Martina MUNGAI

La serie di incontri promossi dal Future Film Festival con alcune tra le maggiori case di produzione di effetti speciali americane ed europee si è conclusa con la presenza di Buf Compagnie e Industrial Light & Magic lunedì 22 gennaio e di Duboi martedì 23.
L'italiano Francesco Grisi è intervenuto in veste di rappresentante di Buf Compagnie, società indipendente francese, fondata da Pierre Buffin e nata dallo scioglimento di BSCA nel 1990. BSCA è stata una delle prime società in Europa a produrre immagini generate al computer, il che, quando fu fondata nella metà degli anni Settanta, significava ancora disegnare su carta millimetrata e inserire le coordinate nel calcolatore. Grisi ha mostrato l'ultima realizzazione di BSCA, COMPUTER HOME, animazione digitale che racconta la storia di una colonia di insetti che vive fra i circuiti di un personal computer.

buf compagnie

COMPUTER HOME, nonostante una notevole stilizzazione geometrica dei personaggi dovuta alle ancor limitate possibilità del tempo, esibisce un dinamismo visionario nei "movimenti di macchina" computerizzati, dinamismo che mi è parso essere cifra ricorrente, e quasi marchio di fabbrica, che la nuova compagnia Buf ha ereditato e trasmesso a molte delle produzioni successive cui ha collaborato.
Buf ha da subito sperimentato i suoi propri software, ad esempio la cosiddetta fotogrammetria, uno dei primi algoritmi di texture mapping che si basa sull'elaborazione di superfici ricavate da fotografie (così almeno dicono loro, ma ogni casa di produzione presente al festival si è vantata di esser stata "prima" in qualcosa, il che resta da verificare!). Sempre sfruttando le fotografie, e anzi partendo proprio dall'idea base del muoversi dentro una foto, è stato inventato il freeze effect: fotografando la stessa scena da punti diversi, o un'azione in movimento con scatti a brevi intervalli, e in seguito ricreando le interpolazioni fra le immagini così ricavate, si ottiene un effetto visivo anamorfico che ricorda da vicino un quadro di Bacon animato. Questa tecnica è stata applicata per la prima volta in un famoso video dei Rolling Stones; ma anche il video ISLAND di Bjork parte dall'elaborazione di fotografie di paesaggi islandesi ricostruiti in 3D.


bjork


Il lavoro con le foto rende più semplici e meno costosi numerosi effetti difficili da ottenere in altro modo, e crea possibilità piuttosto originali e vagamente oniriche. Per tutti questi motivi Buf è stata contattata da David Fincher e, per FIGHT CLUB, ha realizzato diverse scene: dai movimenti di macchina "impossibili" (e virtuosisticamente dinamici, come già notavamo per COMPUTER HOME) che passano a volo radente su circuiti elettrici, esplorano il fornello di una cucina per poi insinuarsi sotto un frigo che scoppia, escono da un cestino della spazzatura; a una scena di sesso che sembra la solidificazione di un motion blur; alla sequenza in cui Norton si spara in bocca al rallentatore.

fight club

Certo Buf non ha utilizzato solo la fotografia come punto di partenza per i suoi effetti digitali; nel 1996, per LA CITTÀ DEI BAMBINI PERDUTI, ha sviluppato un software per produrre un fumo sinuoso, lo stesso che poi diverrà il famoso fumo rosa soffiato dalla bocca di Winona Rider in BATMAN & ROBIN, primo progetto che Buf ha realizzato per gli Stati Uniti.
Buf ha collaborato anche a THE CELL di Tarsem, ad esempio nella scena in cui il cavallo si divide in sezioni, e sta lavorando al prossimo film di Fincher, PANIC ROOM. La "politica" di Buf, così come Grisi l'ha presentata, non consiste tanto nella restituzione computerizzata di un realismo "perfetto", ma nella credibilità dell'effetto nel suo contesto. Se i tecnici di Buf avessero dovuto realizzare LA TEMPESTA PERFETTA, immagino, non sarebbero ricorsi alla ricerca sui principi di funzionamento dell'acqua in determinate condizioni atmosferiche, come ha fatto la ILM, ma avrebbero cercato semplicemente la soluzione visivamente più convincente, come è stato nel caso della ricostruzione di una pulce nella CITTÀ DEI BAMBINI PERDUTI, la cui pelle è stata ricavata da immagini della pelle di un porco.


la città dei bambini perduti


La ILM, invece, si muove lungo i parametri di un realismo "scientifico", basato sulla ricerca delle leggi fisiche che governano certi fenomeni, come dimostra l'incontro con Hans Uhlig, che ha fatto vedere in anteprima italiana il suo corto SYNCHRONICITY. Questo corto è un esempio di come anche attraverso le nuove tecnologie si possano produrre oggetti di vera o presunta "artisticità".
SYNCHRONICITY mostra due ballerine gemelle, generate al computer, che si muovono in un ambiente sfocato e indefinibile, con movimenti ritmici e acrobatici realizzati con la tecnica del motion capture, e poi portati all'estremo, proponendo gesti e movenze che un vero corpo umano non sarebbe in grado di compiere. A livello estetico, almeno dal mio punto di vista, esso non va molto oltre un tentativo di una certa suggestione e non privo di presunzione. Ma è interessante perché dimostra come, già due anni fa (data della produzione del corto) la ILM stesse sperimentando la possibilità di ricreare al computer il corpo umano in veste realistica.

synchronicity

Uhlig ha infine presentato a sorpresa alcune immagini delle ultime prove che la ILM sta facendo per la restituzione del volto umano e delle sue espressioni, movimenti e particolari, compresa la peluria del volto e l'umor vitreo degli occhi. Il risultato è apparso addirittura sorprendente: la sensazione di artificialità che di solito si prova di fronte alla riproduzione computerizzata di un organismo umano o umanoide è quasi del tutto scomparsa - che si prospetti davvero un cinema di cloni digitali in cui non si possa più riconoscere fra creature di sintesi e attori?
Ma le possibilità del digitale sembrano essere illimitate non solo nel caso di creazioni fantastiche o simulazioni del reale. Più semplicemente, le tecnoche digitali sono comunemente impiegate nel ritocco della maggior parte dei film che vediamo e che si presentano come "tradizionali". Ad esempio, la francese Duboi, collaboratrice ormai fissa di Jean-Pierre Jeunet, ha messo a punto il nuovo sistema Duboicolor, che permette qualsiasi tipo di calibrazione di colori, luci, contrasti, e può intervenire anche solo su zone specifiche dell'immagine, o operare cambiamenti durante lo stesso piano. Duboi ha realizzato con questa tecnica la fotografia del film di Sally Potter THE MAN WHO CRIED presentato allo scorso festival di Venezia, e sta al momento collaborando a LE PACTE DES LOUPS e al nuovo film di Jeunet, AMELIE.

the man who cried

Al di là dell'altalenante interesse suscitato dai vari incontri (ma ciò dipende principalmente da quanto i diversi ospiti riescono a essere esaurienti e brillanti più che dall'organizzazione), bisogna riconoscere al Future Film Festival il merito di essere una delle poche occasioni in cui è possibile aggiornarsi su certi "segreti" produttivi di cui non sempre è facile venire a conoscenza, vedere corti e materiali solitamente fuori dai normali canali distributivi e quindi quasi impossibili da reperire, e soprattutto di far conoscere al pubblico non solo le case di produzione più celebri, di solito americane, come PDI, Pixar o ILM, ma promuovere e sostenere anche organismi indipendenti e creativi, ma di solito meno noti, come Buf o Duboi.


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