RUA PARAISO/COMPETITION DOC
di Elisabetta Francia
recensione di
Valentina PETRINI
San Paolo, zona nord. Non molto lontano dal centro abitato sorge una
favela: solo una delle 1600 presenti nella megalopoli brasiliana.
Qui le storie si accavallano e a raccontarle in trenta minuti di documentario,
sono i bambini del posto. "L'idea di questo lavoro mi è venuta per caso.
Sono andata a San Paolo per un convegno sulle adozioni a distanza - ha
detto Elisabetta Francia, la regista - e ho avuto modo di visitare una
favela a nord di San Paolo. Ho pensato che sarebbe stato interessante
far raccontare ai bambini del posto la loro quotidianeità in modo da far
conoscere anche all'Italia questa incredibile realtà."
Si spengono le luci in sala e il documentario comincia. Bambini tra i
sette e gli undici anni si raccontano davanti alla telecamera descrivendo
il degrado che li circonda con la consapevolezza di un adulto e la naturalezza
di un bambino che parla dei suoi giochi.
"Qui niente è legale. Di notte sparano e si ammazzano. Noi possiamo giocare
all'aperto solo fino alle sette di sera. Dopo un paio di ore cominciano
i conflitti armati e anche i polizziotti sono assassini." Mentre il bambino
racconta, dietro di lui scorrono le immagini della vergogna: quelle del
degrado, della sporcizia e della povertà.
San Paolo: sette milioni di persone povere; sette milioni di bambini che
lavorano; dieci milioni di esseri umani che vivono per strada.
Mentre le immagini scorrono, sullo schermo appaiono scritte di denuncia:
I BAMBINI DELLE FAVELAS SONO QUELLI CHE I MERCENARI PREFERISCONO PER IL
TRAFFICO DI ORGANI, spariscono nel nulla senza che nessuno si preoccupi
di che fine abbiano fatto. Poi i racconti continuano: "Quando non troviamo
niente da mangiare usiamo la droga, perchè ci toglie la fame."
Sia che abbiano sette o trent'anni, queste creature sono adulti già dalla
nascita.
Con naturalezza parlano del loro paese, di classi sociali, di cosa vogliono
fare da grandi.
Hanno le idee chiare e sanno chi è il loro nemico: la politica nazionale.
La camera gira per le baracche del posto. Entra ed esce da stanze in cui
si dorme in dieci sullo stesso letto, non ci sono bagni e il panorama
che si vede affacciandosi alla finestra è una discarica. RUA PARAISO non
è un documentario che suscita compassione. I bambini hanno una dignità:
tutto ciò che non hanno mai avuto sperano un giorno di poterselo prendere;
ciò che possiedono, invece, (gli affetti) lo difendono con le unghie e
con i denti. La telecamera inquadra quasi sempre i loro volti. Non ci
sono voci fuori campo, ma solo quelle dei bambini. Semplice e d'impatto
il lavoro di Elisabetta Francia, con nessun virtuosismo cinematografico.
Trenta minuti che parlano da soli, senza bisogno di essere spiegati...
|