recensione di
DANIELA KAPPLER
Wong Jing che si cimenta nel genere
melò e che si avvicina a "Juliet in Love" di Wilson Yip. Il regista
di Hong Kong viene addirittura premiato più volte mentre mostra
le vicissitudini quotidiane di persone sfortunate, che tentano di
riscattarsi anche quando le triadi danno loro l'ultimo colpo di
grazia. Ciò dimostra la versatilità di questo infaticabile cineasta
e la sua abilità a non farsi rinchiudere negli schemi dettati dall'industria
del grande schermo.
Questo suo piccolo gioiello parla di una madre malata di cancro
ai polmoni e indebolita dalla chemioterapia e di suo figlio affetto
da un ritardo mentale. Conscia del fatto che tra breve deve abbandonare
per sempre suo figlio Bee, la sig.ra Fat, interpretata splendidamente
dalla simpatica Deanie Ip, cerca di "accasarlo", di trovargli una
scuola e un lavoro, di renderlo indipendente insegnandoli a cucinare,
a lavarsi, ad orientarsi per le vie di Kowloon e a difendersi da
chi lo prende in giro. A Patrick Tam questo genere di ruolo sembra
proprio congeniale, con la sua faccia limpida e innocente che pare
vivere in un mondo tutto suo, e riesce a dare al suo personaggio
una sfumatura originale senza cadere nel patetico. Blacky Ko, invece,
era meglio che non appariva in questo film, in quanto la recitazione
ma anche il suo ruolo da padre prima cattivo e poi ammansito dalle
circostanze lascia a desiderare. Le sue parti comiche sono goffe
e la sua trasformazione da padre insipido a padre dal cuore tenero
è troppo scontata. Una personalità il cui cambiamento convince è
quella di Suki Kwan. Il destino della rude vicina di casa di Bee
cambia violentemente quando, incinta, viene deformata da un membro
della triade alla ricerca di soldi e quando infine si innamora del
ragazzo. I loro handicap si complementano a vicenda e, anche in
questa storia, il bebé che nasce rappresenta il happy end, il futuro
"innocente e pieno di speranza" dopo un lungo periodo difficile
e violento. Wong Jing passa con calma da una scena all'altra, da
un personaggio all'altro con la sua saputa maestrìa, ma non lascia
mai cadere il ritmo. Egli non eccelle però nelle scene al chiuso,
ma alla fine riesce a rendere questo film più artistico che commerciale.
voto:
28/30
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