8° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE DONNE
lunedì, 5 marzo


servizio di
Elena SAN PIETRO

Lunedì 5 marzo l'ottava edizione del festival Cinema dalle Donne si è aperto con una bella carrellata di registe da tutto il mondo. Fa una certa impressione vedere tutte quelle professioniste schierate, tutte piuttosto giovani, coloratissime nei loro vestiti orientaleggianti o nostalgicamente hippie, non necessariamente belle, ma sicuramente affascinanti, già soltanto perché sono riuscite ad emergere nel cinema, un ambito dove di donne se ne vedono poche, almeno in prima fila. Il tempo stringe, siamo già in ritardo in un festival che sembra bersagliato da disguidi imbarazzanti e problemi tecnici, così alla presentazione molte registe si limitano ad un timido "Hello!", ma una piccola cinese sfrutta l'occasione per parlare del suo paese d'origine, di come sia difficile conoscere il resto del mondo da laggiù: "Sono contenta di essere qui. Prima non sapevo neanche che Torino esistesse, non riuscivo nemmeno a trovarla sulla cartina!". L'ultima parola spetta ad una raggiante Susy Blady, membro della giuria ed autrice di un cortometraggio, che sfodera un pungente gioco di parole con la dolcezza e la buffa ingenuità che la caratterizzano: "Be', mi sembra chiaro che la logica del fallo è destinata a fallire!". E nella platea, gremita di donne, i maschietti tremano!


I Corti

CICCIO COLONNA
di Susy Blady

Prima esperienza cinematografica per la regina delle Tap Model, il mito televisivo che ha ridato dignità a tutte le donne "imperfette" del mondo. In realtà Susy (alias Maurizia Giusti, ma Susy Blady è sicuramente più adatto) non è nuova al mestiere di regista: nella fortunata serie di Turisti per caso è sia autrice che regista, mentre ha avuto anche la possibilità di lavorare con Fellini ne LA VOCE DELLA LUNA.
Per quanto brillantemente ironiche, molte trasmissioni di Susy Blady hanno un taglio molto documentaristico. Anche in questo caso la storia del leggendario Ciccio Colonna, il barista di Pegognaga che rimane incastrato tra due colonne e diventa l'eroe del paese, viene raccontata soprattutto attraverso inquadrature fisse (anche se Susy confessa: "Mi sono divertita a metterci dentro anche un dolly e una carrellata, proprio come i registi veri!"). C'è anche una simpatica Rosanna Cancellieri che interpreta se stessa ed incarna l'idiozia dei media nel gonfiare ogni bestialità, un'eco di NATURAL BORN KILLERS, molto casereccia.
CICCIO COLONNA è una favola grottesca, alla maniera di Ciprì e Maresco, ma forse meno cinica e dissacrante. Anche qui l'impronta femminile si vede. Susy è abilissima nel tratteggiare uno squallido paesino della Bassa Padana, con i suoi personaggi che sono macchiette, ma non solo: Ciccio è uno dei tanti poveracci, impacciati e grassottelli che al cinema si vedono raramente. Divesamente dagli altri, però, lui sceglie di rimanere incastrato tra due colonne per guadagnarsi un po' di notorietà. E un po' d'amore.


HEAD STAND
di Lisa Robinson

In questa società frenetica e rumorosa che ha decisamente perso il senso dell'equilibrio, la pratica dello yoga non rappresenta solo una moda passeggera, ma per chi è disposto a dedicargli un po' di tempo prezioso, può essere la porta per una nuova forma d'armonia, con se stessi e con il mondo. La protagonista è una ragazza alle prese con la famosa "posizione della candela", ovvero mani intrecciate, gomiti a triangolo piedi in su e testa in giù! Quando, dopo estenuanti tentativi, riuscirà finalmente a mantenere la magica posizione ne sarà valsa la pena: la tenace allieva di yoga riuscirà a vedere il mondo sottosopra, da una prospettiva completamente diversa…
Lisa Robinson frequenta il prestigioso Film Program della New York University e la sua padronanza delle tecniche cinematografiche da vita a delle immagini interessanti e suggestive.



I lungometraggi

NOSOTRAS
di Judith Colell

NOSOTRAS, ovvero noialtre, le donne. Si sa che il Cinema delle Donne (gli organizzatori sono una cricca di femministe recidive e coraggiose) privilegia le storie tutte al femminile che denunciano i deliri di onnipotenza dei maschietti o sondano mondi in parte sconosciuti come il lesbismo. Questo lungometraggio in concorso rientra a pieno titolo nella prima categoria: ritaglia e cuce insieme pezzi di vita, storie di donne comuni, donne ferite, dagli uomini, da altre donne, da se stesse. I numerosi personaggi ricoprono una fascia d'età che va dai vent'anni alla menopausa e strati sociali diversissimi: dall'operaia alla ricca borghese, dalla prostituta alla donna in carriera. Donne emancipate, in fuga da un passato che le voleva solo come madri e mogli esemplari, donne che però madri esemplari lo sono davvero pur lavorando come i mariti, se non di più, ma soprattutto donne forti e determinate che ottengono sempre quello che vogliono. Le poche figure maschili del film non sono certo edificanti: deboli ed inconcludenti oppure violenti e taccagni. Eppure sono figure determinanti nella vita delle donne, nel bene e nel male, come a dire: non possiamo fare a meno degli uomini neanche volendo. Vista la grinta dei personaggi, gli uomini fanno bene a temere le donne, ma invece di crogiolarsi nel loro smarrimento dovrebbero cercare un nuovo equilibrio al di là dei ruoli tradizionali.
NOSOTRAS è un film molto "alla moda" anche per quanto riguarda la struttura: l'intreccio tra storie diverse che dopo Tarantino ha influenzato moltissimo cinema, basti pensare a MAGNOLIA o al recente TRAFFIC di Soderbergh. Tuttavia quest'espediente funziona solo se i personaggi sono caratterizzati molto bene, altrimenti lo spettatore non riesce più a ricollegare un volto e la storia a cui appartiene. Come avviene in questo caso, anche se le attrici sono tutte molto brave. E poi certe barocchismi in sceneggiatura (come la donna che oltre ad essere picchiata e tradita dal marito si ritrova pure due figli nazi-skin!) sono pericolosi senza lo zampino di un maestro del genere come Almodovar.
NOSOTRAS risulta piuttosto "faticoso" anche perché è un film molto parlato: le confidenze fra donne sono momenti importanti per capire la psicologia femminile, ma forse le parole andavano dosate un po' meglio. Perciò mi sento di "salvare" soprattutto un'immagine che di parlato non ha proprio niente: una donna-manager piange davanti allo specchio e mentre le lacrime le stanno ancora scendendo lungo il viso, cerca di ricomporsi truccandosi affannosamente. E' l'immagine di una donna forte, coraggiosa che però, diversamente dagli uomini, riesce ancora a piangere.


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