Il
film è una replica, volendo anche più azzardata, e come
tale, in parte, forzata, di ROMEO+GIULIETTA del 1997,
che aveva rivelato Luhrmann al grande pubblico. Ma la
sensibilità da director di videoclip, la capacità di orchestrare
numeri coreografico-musicali debordanti e molto costruiti,
non bastano ad allontanare la sensazione di cucitura di
prove tecnico-attoriali isolate, magari audiovisivamente
eclatanti, ma poco inclini a definire un tutto. Narrasi
di amore e relative pene nella Francia di fine secolo
XIX. La ballerina tisica e il poeta maudit fanno coppia
nel noto locale parigino, che John Huston aveva già scelto
per il titolo di un suo film, ma è il luogo che
assorbe le dinamiche interiori, esteriorizzandole nella
macroscopicità del ballo, proprio quando andavano acquisendo
una delicata - e microscopica - valenza privata. La mano
di Luhrmann segue ulteriori dinamiche [meglio: dinamismi]
e continuamente sfugge al nostro controllo. Ancor più
precari sono gli equilibri sui quali si gioca la parte
canora, affidata al coraggio dei due protagonisti, Ewan
Mc Gregor e la Signora Post-Cruise, che cantano i loro
pezzi con voce incorrotta e vagamente apprezzabile. Indefinibile,
invece, ancorché dispettosa, la scelta di sostituire Offenbach
con Nirvana/Police/Elton John, mentre Toulouse-Lautrec/Andy
Warhol fatica a trovare i Velvet Underground del caso.
Gabriele FRANCIONI
voto: 25/30
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cannes 2001
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