ANTONIO
ALBANESE
parla a KINEMATRIX
a cura di
Gabriele Francioni e Andrea De Candido
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KINEMATRIX: Volevamo sapere, innanzitutto, come ti sei trovato
questa volta e come ti trovi ogni volta che ritorni ad essere semplicemente
attore dopo le esperienze da regista, e se ci sono tuoi interventi concreti
nella costruzione del film.
ANTONIO ALBANESE: "Quando ho fatto le mie regie, contemporaneamente…
perché sono un pazzo… ho fatto anche l'attore, ed è una delle fatiche
peggiori: io ho anche scaricato pomodori all'ortomercato di Milano, tanti
anni fa, per due settimane, ma è meno faticoso… L'attore: il mio punto
di riferimento, la mia idea, è di cercare di imparare a fare questo mestiere
che io adoro, interpretare ogni volta un ruolo diverso, insomma… mi sono
trovato molto bene. Con Carlo, dopo VESNA VA VELOCE, è nata un'amicizia,
quasi… interstellare, professionale e non: ci troviamo molto bene. Molto
bene mi sono trovato anche con Fabrizio (Bentivoglio, ndr), abbiamo lavorato
molto bene, quindi veramente è stato un periodo bellissimo, bellissimo…
e aspettiamo con ansia quest'altro periodo, l'uscita del film, perché
ci siamo molto affezionati".
KMX: …nei film di Carlo, e tu ne hai già fatti due, spesso
i personaggi, penso propri a VESNA VA VELOCE, si trovano calati in una
realtà che gli è estranea. Qui tu e Fabrizio siete due veneti che, in
Veneto, sono a contatto con una realtà che non è più la loro, quella del
Nord Est iperproduttivo. Come ti è parso il contesto del Veneto attuale,
anche in funzione della poetica di Carlo?
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ANTONIO ALBANESE: "Noi non volevamo raccontare il Veneto,
ma volevamo raccontare un certo tipo di caratteri e un'atmosfera che a
me sinceramente appartiene tantissimo, perché sono lombardo, di Lecco…
ma non volevamo nemmeno trattare il Nord, anche se per me questo film
alla fine è anche una grande prova d'amore verso il Nord, che noi amiamo
veramente. Quello che ci interessava è la storia di questi due, chiamiamoli
sfortunati, che per motivi legati al nostro tempo si ritrovano soli e
abbandonati ma anche, all'improvviso, anche padroni di una città, e questa
cosa fa impazzire, è molto divertente. E poi questi sapori, queste tenerezze,
quelle piccole delicatezze io le amo moltissimo. Il rapporto col Nord
Est, sai, a me personalmente, dopo l'esperienza legata al tema del lavoro,
al mio spettacolo teatrale Giù al Nord, questo film è quasi una
conseguenza… per me si tratta di un argomento che, in un modo o nell'altro,
sta generando vari malesseri che bisogna cercare di risolvere, e quindi
tra me e Carlo c'è un'intesa, un parallelo perfetto".
KMX: Dunque senti in parte anche tuo lo spirito del lavoro
che Carlo, assieme a Marco Paolini, sta facendo attorno al tema del recupero
della memoria? Penso soprattutto ai RITRATTI dei grandi scrittori veneti,
ma anche, credo, al legame con il gioco del rugby...
ANTONIO ALBANESE: "Il rugby… Carlo è padovano, io invece
non lo conosco, ma sono rimasto assolutamente affascinato da questi ragazzi
che dopo otto ore di lavoro vanno ad allenarsi… è una cosa meravigliosa!
Ma non è tanto il cercare di elevare il rugby, ma il rugby è collegato
ai due personaggi: noi siamo a due livelli diversi, come i calciatori
che guadagnano miliardi ogni mese e i rugbisti di serie A che non sono
nemmeno professionisti e si pagano le spese. In un modo o nell'altro il
rugby è un riflesso dei nostri due caratteri. Per quanto riguarda poi
i RACCONTI di Carlo, fanno parte di un suo sogno cinematografico, di un
suo bisogno di memorizzare, per non dimenticare, che io trovo utilissimo".
KMX: Hai progetti nuovi di regia?
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ANTONIO ALBANESE: "Progetti nuovi… il mio nuovo film, comico,
molto importante… perché sono un pazzo… perché e faticoso, è difficile,
è rischiosissimo, ma lo voglio fare perché ho tanto entusiasmo, e quindi
il mio terzo film comico, con il forte desiderio di raccontare certe cose,
rendendole incisive con la risata".
KMX: E faresti mai un film come regista ma senza recitarci?
ANTONIO ALBANESE: "Sì, in effetti ci ho anche pensato;
non ho tempo ma ci ho pensato. L'idea di dirigere delle cose… in un certo
senso un regista recita anche: adesso non voglio fare l'esperto di… però
è vero!"
KMX: Te lo chiedo perché, spesso, quando un comico dirige
se stesso, spesso la sua prova registica viene spesso dimenticata o messa
in secondo piano…
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ANTONIO ALBANESE: "Questo sempre! Benigni ha vinto delle
cose con LA VITA E' BELLA ma se, per esempio, prendete IL PICCOLO DIAVOLO
merita tante cose… ma va bene così, è giusto così, non ce ne frega un
cazzo, perché… non ce ne frega un cazzo. Ci sono dei momenti di regia
di certi comici che sono straordinari, però va bene, è sempre stato così
dalla notte dei tempi: Charlie Chaplin non ha mai vinto un Oscar, e questo
già questo ti fa capire tutto… e Chaplin ha inventato il cinema. Io faccio
le regie dei miei film perché… e faccio anche dei film con delle altre
regie… perché amo molto proteggere la mia comicità, che è una comicità
talmente personale che… e mi è stato detto anche da signori registi… e
non è tanto proteggere, quanto cercare più facilmente determinate cose.
Poi. è chiaro, io ho un quoziente medio-basso, quindi…"
KMX: Va bene, grazie e buon lavoro…
ANTONIO ALBANESE: "Grazie ragazzi!"
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