recensione di
SARA FRONDA
Il
tetto più alto del mondo e la magia di luoghi incontaminati.
Il Tibet e la poesia dei suoi interminati spazi, accompagnano il
racconto di una donna, ormai al termine della sua vita, che ripercorre
con la memoria gli anni di un'esistenza ricca di gioia e dolori.
Una narrazione che alterna passato e presente nella rivisitazione
di luoghi e dettagli etnografici di un paese sospeso tra il fascino
della sua cultura e i caratteri dell'occupazione cinese. Un melodramma,
una song of Tibet che il pluripremiato Xie Fei canta con
l'incisività ed al contempo la naturalezza di movimenti di
macchina fluidi e coinvolgenti. Una pellicola contestata e sottoposta
ad una rigida censura, che si presenta come uno dei pochi film presenti
sul mercato cinese girato totalmente in Tibet e con un cast totalmente
autoctono. Solo a volte ripetitivo, ma mai stancante, il lavoro
di Fei colpisce per la bellezza della natura e l'intensità
della storia.
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