recensione di
GABRIELE FRANCIONI
In una Pechino diversa, ad esempio,
dal BEIJING BICICLE visto a Berlino, ricca e colta, uno sceneggiatore
in blocco creativo prova a destreggiarsi tra moglie e amante, ma
il triangolo amoroso non lascia scampo e la discesa agli inferi
sembra dover finire in tragedia. Con occhio disincantato e occidentale,
la m.d.p. indaga un mondo in rapido cambiamento, dove lo status
sociale dei protagonisti, anomalo rispetto alla media dei film cinesi,
genera, di riflesso, una regia dinamica e priva di pause. La censura
della motherland ha chiesto a Feng Xiaogang di fare in modo che
lo scrittore tornasse in famiglia, da cui l'espediente narrativo
della moglie semiparalizzata dopo una caduta in casa. La forzatura
è evidente e, da quel momento, il film perde il ritmo iniziale,
fino all'impossibile finale, che vorrebbe essere aperto, e che invece
chiude indefinitamente uno sviluppo narrativo fino a quel momento
convincente.
voto:
27/30
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