recensione di
GABRIELE FRANCIONI
Come già successo in altre
pellicole presentate al F.E.F.F., l'esteriorità del sentimento
si sostituisce all'elaborazione delle implicazioni interiori più
profonde, meno esplicite. L'enunciazione del tema prende lo spazio
dell'approfondimento e crea un vuoto che dovrebbe essere riempito,
in termini di rivelazione di un qualche assunto, dall'immagine
o dalla storia. Ma rimaniamo fermi all'intenzione, all'idea senza
costrutto di una persecuzione erotico-sentimentale destinata a finire
in tragedia. Jung Aeryun ha in gestione una videoteca e ama il cantante
Yu-Dong-Suk, specializzato in melodie a metà tra Zarrillo
e Barry Manilow e fornito di eloquente capigliatura. Ciò
[la cotonatura] e l'invisibile talento del tizio, invece che abbassarne
il tono, aumentano la passione masochistica della noleggiatrice,
che avrà esiti [im]previsti. Kim Hyung-tae è fra i
pochi sudcoreani a fallire l'appuntamento udinese.
Voto: 16/30
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