recensione di
ANDREA DE CANDIDO
Eravamo convinti,
quando ancora mancava una mezz'ora al termine della proiezione,
di aver trovato il "film del festival", quello in grado
di farsi ricordare non solo per temi e stile, ma per la forza delle
emozioni primarie che era stato in grado di richiamare e stimolare.
E invece non è andata così: NINE LIVES costruisce
la sua splendida prima parte su elementi classici dell'horror: i
colori (il nero, soprattutto), un uso distorto dell'audio, l'anormale
che come se nulla fosse - e non per tutti - compare nel quotidiano
sconolgendolo. AHN
Byung-ki dimostra però di possedere la capacità di
orchestare al massimo questi elementi, a dimostrazione di come non
sia a tutti i costi necessario uno sconvolgimento totale dei cardini
di un genere per realizzare un grande film. Il film, infatti, fa
paura e crea angoscia e la regia è funzionale e sufficientemente
cosciente della necessità di un'immagine potente e evocativa
(fantastico il raccordo tra due sequenze in cui la fine di una
ragazza è prima anticipata dallo presenza dell'assassina
demoniaca, e poi messa in scena nelle sue conseguenze, con un unico
carrello ad altezza soffitto). Poi tutto si perde in un qualunque
SO COSA HAI FATTO, ma di serie B, dove un cattivo reale - creato
per riempire i buchi di sceneggiatura - semina il panico rubando
il posto alla messaggera del male.
voto:
26/30
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