recensione di
GABRIELE FRANCIONI
Esordio assoluto di un film filippino
in terra europea, FETCH A PAIL OF WATER è un work in progress
ancora privo di certezze, fedele specchio di una cinematografia
naive. L'approccio empatico nei confronti di tematiche alternativamente
amoroso- adolescenziali e social- dolenti,
crea le premesse per una libertà stilistica che non
sembra frutto di scelta, ma di povertà di mezzi narrativi
e tecnici. La m.d.p. è sempre un po' troppo vicina o un po'
troppo lontana dai corpi e volti dei protagonisti, cui manca sempre
qualcosa per una compiuta definizione del personaggio. Gina
è l'eterno tipo di vittima dell'amore e conosce anzitempo,
dopo una madre morta e un padre-gangster tubercolotico, le sopraffazioni
legate all'essere anello debole di una catena di relazioni a
base sessuale, le uniche che stabiliscano ulteriori gerarchie
all'interno della fascia sociale più bassa [sorta di paria
dei servizi domestici presso i ceti più abbienti]. L'acceso
cromatismo da basso esotico, ricorda in qualche modo l'ORFEU
di Carlos Diegues visto di recente al festival Degenere di Rimini.
voto:
24/30
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