13 GIORNI
di Roger Donaldson
con Kevin Costner, Bruce Greenwood,
Stephen Culp e Dylan Baker
recensione di
Sara FRONDA
Tredici giorni per decidere il destino del mondo, tredici giorni per
condurre l'umanità al terzo conflitto mondiale.
Film a cavallo tra il genere documentaristico e la finzione cinematografica,
approda in Italia THIRTEEN DAYS pellicola firmata da Roger Donaldson e
distribuita dalla Medusa.
Una ricostruzione minuziosa quella attuata dal regista, che porta sul
grande schermo una delle pagine più interessanti della storia contemporanea.
1962: a poca distanza dal disastro militare americano nella Baia dei Porci,
l'URSS decide per l'istallazione di missili a lunga gittata in territorio
cubano, armi pronte a colpire il "nemico"a stelle e strisce.
La paura per un terzo conflitto mondiale corre sul filo e con esso il
terrore generato da una politica tesa tra la diplomazia e il desiderio
di prevalsa.
Guerra fredda e guerra del nucleare che videro come protagoniste le due
superpotenze, USA ed URSS, uscite vincitrici dal Grande conflitto mondiale.
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Due uomini, J. F. Kennedy e Kruscev, nelle cui mani si concentrava il
destino dell'intero pianeta e le regole di una sottile politica internazionale.
Una fedele ricostruzione storica (anche se non priva di elementi pro-Stati
Uniti!) affidata ad un cast convincente quanto basta per ricreare gli
scenari di una delle più complesse vicende delle relazioni internazionali;
tra tutti il redivivo Kevin Kostner, nei panni di Ted O'Donnel segretario
particolare del presidente, tornato sugli schermi dopo un periodo di flop
cinematografici e guai familiari.
Convincente l'impianto registico: i movimenti di macchina giocano su un
continuo alternarsi di inquadrature frontali e carrellate, quasi a voler
identificare direttamente lo svolgersi degli eventi con gli uomini che
se ne resero i veri protagonisti. Buona la scelta di inserire frammenti
in bianco e nero come segno distintivo di quella ricerca storica fondamento
della struttura del soggetto e della sceenggiatura.
Un tributo alle capacità diplomatiche di un presidente - uomo, Kennedy,
e ad una nazione pronta al sacrificio pur di salvaguardare i propri e
gli altrui interessi.
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In un momento nel quale la mancanza di flessibilità all'interno della
massima organizzazione per la salvaguardia della sicurezza internazionale,
l'O.N.U., non creava i presupposti per un pacifico confronto politico,
tutto era rimesso alla volontà di grandi uomini pronti ad innaugurare
un nuovo corso storico che si distaccasse dalla tragica esperienza del
passato.
La tensione di quei THIRTEEN DAYS scorre continua nella totalità della
pellicola la quale, nonostante la conoscenza a priori del finale, non
manca di pathos ed emozioni forti.
Unico neo: saranno stati veramente così rimessivi i cugini russi? Ai libri
di storia l'ardua sentenza.
IL VOTO DI KINEMATRIX: 27/30
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