Il Musical come arte:

Stanley Donen
 

di Valeria STOPPELLI


INTRODUZIONE
Le prime immagini cinematografiche, che invasero l’Europa ed il mondo alla fine del XIX secolo, illusero i curiosi dell’avvento del primo mezzo di comunicazione completamente realistico. Il cinema era in grado, per la prima volta, di riprodurre fedelmente immagini in movimento. Se i giochi di prestigio del pioniere della finzione Georges Méliès ne svelarono le potenzialità immaginifiche, nonché la sua più caratterizzante tendenza alla manipolazione del reale, l’avvento del sonoro concorse a votare il prodotto filmico alla causa dell’evasione e del sogno. L’entusiasmo per la possibilità di integrare musica ad azione si espresse pienamente nell’affermarsi di un genere in cui il mondo reale è completamente sovrastato da una dimensione illusoria dominata da canto e danza: il musical.
La parabola di vita di questo genere ha attraversato tutta la storia del cinema fino ai giorni nostri. Non sempre, però, è riuscita a mantenere un andamento uniforme dal punto di vista dell’appeal verso lo spettatore. Dopo i primi decenni di continuo affinamento stilistico, ripagato dal pubblico con affluenze da record, il musical è passato in secondo piano. Eccetto per alcuni casi sporadici, non ha più raggiunto l’incredibile popolarità della cosiddetta età d’oro. Non solo: i grandi capolavori che il genere ha prodotto nei suoi primi trent’anni di vita sono oggi poco popolari, specialmente fra i più giovani. Persa la simbolica funzione di esaltazione dei valori morali de “l’America bene” il musical viene semplicemente snobbato. Le generazioni delle lotte e conquiste sociali successive agli anni sessanta accolgono di buon occhio le talvolta estreme rivisitazioni, reinterpretazioni, parodie critiche del genere. Esternano, al contrario, reazioni quasi allergiche di fronte a quelle che sono state pietre miliari nella storia del cinema.
Perché spettatori spesso anche preparati, attenti, critici, appassionati stentano ad interessarsi a trent’anni di emozioni in celluloide? Le motivazioni possono essere molteplici. La constatazione delle differenze strutturali, che rendono problematico l’approccio ad un musical classico, non intacca l’importanza che la corrente ha avuto. Se l’ostacolo principale alla rivalutazione consiste nella distanza dallo sguardo contemporaneo, un percorso storico attraverso il periodo può facilitare il processo di immedesimazione. Ripercorrendo l’evoluzione del musical fino all’apice stilistico si può comprendere quanto le difficoltà di approccio siano, in realtà, fondate su motivazioni superficiali. Ogni pellicola, nella sua unicità, può chiarificare le caratteristiche che hanno fatto il valore della corrente. In particolare Funny Face di Stanley Donen (1957) si avvicina alle esigenze di un pubblico più scettico. Appartenendo alla fase di declino del genere, si accosta alla struttura della commedia sofisticata. Conserva, però, la verve, la fantasia e l’astrazione dell’età d’oro. Inoltre nel tessuto del film coesistono aspetti del musical precedente in una varietà unica. È di conseguenza molto indicato per intraprendere un viaggio alla riscoperta di un cinema che non può essere considerato di basso livello. Superato il muro del pregiudizio, la visione di un film musicale si rivela essere un’esperienza artisticamente appagante.

 

INDICE
Introduzione

 

1.Lo spettatore contemporaneo e i pregiudizi che ostacolano l’approccio al musical hollywoodiano classico
1.1 Hollywood dagli anni trenta agli anni cinquanta: una realtà distante
1.2 Il modello di trama
1.3 Le digressioni musicali nella struttura del film
1.4 Star, scenografie e costumi: il difficile processo di immedesimazione
1.5 La tecnica


2. L’età doro del musical: breve storia delle grandi conquiste del genere
2.1 Il carattere simbolico ed evocativo del film musicale
2.2 Le caratteristiche del film musicale
2.3 Le origini e gli anni trenta
2.4 Gli anni quaranta e cinquanta
2.5 Il musical classico nella rivisitazione contemporanea


3. Funny Face: un esempio del valore del cinema musicale
3.1 Stanley Donen: un regista simbolo del musical
3.2 Funny Face: caratteristiche generali
3.3 La trama
3.4 Scenografie e costumi
3.5 I personaggi
3.6 Le digressioni musicali
3.6.1 Think Pink
3.6.2 How Long Has This Been Going On?
3.6.3 Funny Face
3.6.4 Bonjour Paris
3.6.5 Basal Metabolism
3.6.6 Let’s Kiss and Make Up
3.6.7 On How To Be Lovely
3.6.8 Marche Funèbre e Clap Yo’ Hands
3.6.9 He Loves and She Loves e ’S Wonderful
3.7 La sperimentazione tecnica: l’immagine come coreografia
3.8 La satira sociale


CONCLUSIONE


Bibliografia
Filmografia: Stanley Donen regista e coreografo
Sitografia

Indice dei film citati