INTRODUZIONE
Le prime immagini cinematografiche, che invasero l’Europa ed il
mondo alla fine del XIX secolo, illusero i curiosi dell’avvento del
primo mezzo di comunicazione completamente realistico. Il cinema era in
grado, per la prima volta, di riprodurre fedelmente immagini in
movimento. Se i giochi di prestigio del pioniere della finzione Georges
Méliès ne svelarono le potenzialità immaginifiche, nonché la sua più
caratterizzante tendenza alla manipolazione del reale, l’avvento del
sonoro concorse a votare il prodotto filmico alla causa dell’evasione e
del sogno. L’entusiasmo per la possibilità di integrare musica ad azione
si espresse pienamente nell’affermarsi di un genere in cui il mondo
reale è completamente sovrastato da una dimensione illusoria dominata da
canto e danza: il musical.
La parabola di vita di questo genere ha attraversato tutta la storia del
cinema fino ai giorni nostri. Non sempre, però, è riuscita a mantenere
un andamento uniforme dal punto di vista dell’appeal verso lo
spettatore. Dopo i primi decenni di continuo affinamento stilistico,
ripagato dal pubblico con affluenze da record, il musical è passato in
secondo piano. Eccetto per alcuni casi sporadici, non ha più raggiunto
l’incredibile popolarità della cosiddetta età d’oro. Non solo: i grandi
capolavori che il genere ha prodotto nei suoi primi trent’anni di vita
sono oggi poco popolari, specialmente fra i più giovani. Persa la
simbolica funzione di esaltazione dei valori morali de “l’America bene”
il musical viene semplicemente snobbato. Le generazioni delle lotte e
conquiste sociali successive agli anni sessanta accolgono di buon occhio
le talvolta estreme rivisitazioni, reinterpretazioni, parodie critiche
del genere. Esternano, al contrario, reazioni quasi allergiche di fronte
a quelle che sono state pietre miliari nella storia del cinema.
Perché spettatori spesso anche preparati, attenti, critici, appassionati
stentano ad interessarsi a trent’anni di emozioni in celluloide? Le
motivazioni possono essere molteplici. La constatazione delle differenze
strutturali, che rendono problematico l’approccio ad un musical
classico, non intacca l’importanza che la corrente ha avuto. Se
l’ostacolo principale alla rivalutazione consiste nella distanza dallo
sguardo contemporaneo, un percorso storico attraverso il periodo può
facilitare il processo di immedesimazione. Ripercorrendo l’evoluzione
del musical fino all’apice stilistico si può comprendere quanto le
difficoltà di approccio siano, in realtà, fondate su motivazioni
superficiali. Ogni pellicola, nella sua unicità, può chiarificare le
caratteristiche che hanno fatto il valore della corrente. In particolare
Funny Face di Stanley Donen (1957) si avvicina alle esigenze di un
pubblico più scettico. Appartenendo alla fase di declino del genere, si
accosta alla struttura della commedia sofisticata. Conserva, però, la
verve, la fantasia e l’astrazione dell’età d’oro. Inoltre nel tessuto
del film coesistono aspetti del musical precedente in una varietà unica.
È di conseguenza molto indicato per intraprendere un viaggio alla
riscoperta di un cinema che non può essere considerato di basso livello.
Superato il muro del pregiudizio, la visione di un film musicale si
rivela essere un’esperienza artisticamente appagante.
INDICE
Introduzione
1.Lo spettatore contemporaneo e
i pregiudizi che ostacolano l’approccio al musical hollywoodiano classico
1.1 Hollywood dagli anni trenta agli anni cinquanta: una realtà distante
1.2 Il modello di trama
1.3 Le digressioni musicali nella struttura del film
1.4 Star, scenografie e costumi: il difficile processo di immedesimazione
1.5 La tecnica
2. L’età doro del musical: breve storia delle grandi conquiste del genere
2.1 Il carattere simbolico ed evocativo del film musicale
2.2 Le caratteristiche del film musicale
2.3 Le origini e gli anni trenta
2.4 Gli anni quaranta e cinquanta
2.5 Il musical classico nella rivisitazione contemporanea
3. Funny Face: un esempio del valore del cinema musicale
3.1 Stanley Donen: un regista simbolo del musical
3.2 Funny Face: caratteristiche generali
3.3 La trama
3.4 Scenografie e costumi
3.5 I personaggi
3.6 Le digressioni musicali
3.6.1 Think Pink
3.6.2 How Long Has This Been Going On?
3.6.3 Funny Face
3.6.4 Bonjour Paris
3.6.5 Basal Metabolism
3.6.6 Let’s Kiss and Make Up
3.6.7 On How To Be Lovely
3.6.8 Marche Funèbre e Clap Yo’ Hands
3.6.9 He Loves and She Loves e ’S Wonderful
3.7 La sperimentazione tecnica: l’immagine come coreografia
3.8 La satira sociale
CONCLUSIONE
Bibliografia
Filmografia: Stanley Donen regista e coreografo
Sitografia
Indice dei film citati
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