“Il pizzo verticale delle facciate veneziane
è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla
terraferma, in qualsiasi parte del globo”
Fondamenta degli
Incurabili, Iosif Brodskij
Come l’architetto delle
trine di pietra della Ca D’Oro, le donne della Scuola del Merletto di Burano
costruiscono magie. E i loro prodigi ci vengono proposti nel menu
alternativo “Nutrimenti” del Cantiere Groggia. Per il primo appuntamento,
che si porterà a forma definitiva nell’estate del 2014, la produzione
Arte-Mide, approfondendo le sue ricerche sulla realtà sociale della donna,
intesse uno spettacolo tutto al femminile, dalle
parole alla musica.
“A ogni merletto devono lavorare sette donne”, ed eccone in scena due,
archetipi muliebri senza tempo, animae
mundi. Enrica Minini e Chiarastella Seravalle si dividono l’attenzione
dello spettatore in una partita dialettica:
due monologhi intrecciati costituiscono il disegno della serata, che andrà a
svilupparsi attraverso lenti movimenti con il cusinello, l’arma delle
merlettaie. Un teatro parlato, flemmatico, ritmato dai quattro secoli di
distanza tra le due storie, legato insieme però dall’antica arte del
merletto. Il tessuto narrativo diviene così un filo da
intrecciare con la trama di luci proiettate
al centro della scena, un tappeto di merletti virtuale, trait d’union
tra le due attrici e Rachele Colombo, che delicatamente riesce a inserirsi
nella scena, forse troppo, statica con le sue note d’ispirazione
tradizionale.
Dall’eleganza delle trine delle cuffiette al
cusinello, alle imponenti sedie ricoperte da un candido lenzuolo, i pochi,
ma efficaci, oggetti di scena denunciano
un’indagine sull’essere donna nella sua universalità, una tela di Penelope
sperimentale dove al centro dell’attenzione,
per la prima volta, si trova ad essere la stessa Penelope.
Un’ode, quasi primitiva,
alle donne, a Venezia - donna per eccellenza - all’amore. Il Punto Burano,
el più beo de tuti, non è forse il ricordo dell’alga piùbella del
mar, il più antico pegno d’amore venexiano?
30/30 |