TEATRO STABILE DEL VENETO

 

il servitore di due padroni

da Carlo Goldoni

drammaturgia Ken Ponzio

con Marco Cacciola, Federica Fracassi

regia Antonio Latella
 

27/11-01/12/2013

 

 

 

 

di Federica PARDINI

scheda

“Troverai, Lettor carissimo, la presente Commedia diversa moltissimo dall’altre mie che lette avrai finora”. Goldoni, apprestandosi a scrivere il suo “Servitore di due padroni”, presentava profeticamente lo spettacolo andato in scena allo Stabile sotto la direzione di Antonio Latella.
Diverso moltissimo dal canovaccio originale, ha saputo però mantenere solide le radici della poetica di fondo: il teatro non è Teatro se non viene intinto nel libro del Mondo, nella contemporanea realtà sociale, nell’osservazione degli uomini nella loro quotidianità. Le baruffe goldoniane vengono conservate, trattenute, assorbite e risputate nella nostra marcia attualità. Ken Ponzio trascrive un servitore moderno, porta a Teatro il nostro Mondo, intriso di ironia tragica, dove per pensare è necessario accendere la televisione, dove, fra lacrime struggenti, si singhiozzano successi pop anni Novanta, dove, sotto ai riflettori a intermittenza delle discoteche, si cela un’insanabile irrequietezza. Un Mondo che rompe con il passato, che si discosta dalla tradizione per ribaltarne (o cancellarne?) la morale.
Arlecchino, summa di tutte le maschere, diviene traghettatore in questo viaggio di rivoluzione. Come una larva, veste di bianco, il non-colore, negazione di una purezza ormai persa sotto a innumerevoli inganni. La prospettiva centrale del frons scenae, felice scelta di Annelisa Zaccheria, accentua le ombre sui pannelli, automi d’ispirazione platonica che invitano a un mondo altro, a una verità irraggiungibile di cui viene restituita allo spettatore disorientato solamente una proiezione distorta, anamorfica, emblema di un arcano incomprensibile. Tutto ciò che sfila in scena tende alla risoluzione dell’enigma, tutto è sibillino, ogni tagliente battuta avanza verso il punctum optimum, il punto che sveli l’epifania del significato originale. Il gioco delle parti viene mantenuto maniacalmente identico fino allo sfinimento, fino alla cruda lacerazione della scenografia e del personaggio di Beatrice. La decostruzione della scena a opera degli attori è, infatti, l’inizio della comprensione, del cruento disvelamento del mistero.
è l'inizio del climax finale dove la demolizione, letterale, di tutto ciò che sembrava certo diventa l’ultimo indizio per riuscire a decifrare l’immagine completa: l’unica chiave di lettura ammessa nel nostro Mondo è la menzogna. L’equivoco goldoniano si vela qui di toni negativi, spietati, macabri se confrontati con le caleidoscopiche cromie di scena. Attraverso l’ossessiva ripetizione del lazzo della mosca, lo spettatore, sempre più incredulo, viene trascinato vorticosamente nel dubbio: se il Teatro è mimesi della realtà del nostro Mondo, che viene qui assunto come finzione, quale diventa (o meglio, esiste?) il limite tra Mondo e Teatro, tra ciò che è vero e ciò che inganna? è ancora possibile respirare in questo brutale Teatrino del Mondo? L’ultima speranza ancora accesa è l’unica candela soleriana in scena. Si spegne.28/30

Emilia Romagna Teatro Fondazione Teatro Stabile del Veneto Fondazione Teatro Metastasio di Prato Il servitore di due padroni autore Ken Ponzio tratto da "Il servitore di due padroni" di Carlo Goldoni scene e costumi Annelisa Zaccheria luci Robert John Resteghini suono Franco Visioli regia Antonio Latella con (in ordine di apparizione), Marco Cacciola, Giovanni Franzoni, Federica Fracassi, Roberto Latini, Annibale Pavone, Lucia Peraza Rios, Massimiliano Speziani, Rosario Tedesco, Elisabetta Valgoi)

SITO UFFICIALE

 

il servitore di due padroni
con Marco Cacciola, Federica Fracassi
regia Antonio Latella