TEATRO EVENTI 2008

 

l'aura e gnu quartet

fucina controvento

Venezia, Porto Marghera, 15 febbraio
 

di Gabriele FRANCIONI

Nella terra di mezzo tra la fine della tournée invernale e Sanremo, L’AURA e GNU QUARTET calano dentro l’Iper-Spazio (dopotutto siamo vicini a un ipermercato…) della Fucina Controvento, perla che splende nella desertificata mega-periferia veneziana, dove è facile perdersi.

La serata è dedicata anche alla Legge 194, altro tesoro perso nel deserto etico creato dalle nuove fronde anti-abortiste (Giuliano Ferrara e miseri dintorni).

 

Breve ma potente live-set (un’ora circa) per L’Artista bresciana, che è in costante crescita d’ispirazione performativa (e non).

Acustica miracolosamente perfetta per un set non elettrico, cioè archi, fiati, percussioni e keyboard.

Il Dna della Fucina è altrove, ma i diaframmi che scandiscono lo spazio del club regalano comunque una nicchia sonora adattissima alla situazione unplugged.

Invece che disperdersi, il suono viene spinto verso il pubblico, raggiunto da un’onda sorprendentemente compatta.

L’Aura seleziona sempre con cura le location per i concerti, ma qui riesce nell’impresa - insieme al suo staff tecnico e a quello del club - di piegare la vastità di un ex-capannone alle esigenze “da camera” della sua band inusuale.

 

 

Si parte con la potenza di ONE (“Beauty and darkness, perversion and purity, they are one, hate and respect, brotherhood or intolerance: they are one…”).

L’arrangiamento di Stefano Cabrera affida alle note basse ribattute degli archi la percussività di piano e chitarra del brano originale.

Come per il resto della serata, abbiamo la sensazione che nulla si perda nelle nuove versioni, dotate di un’anima e un corpo assai definiti e autonomi.

 

Colpiscono i bassi, implacabili.

 

La vertigine ritmica continua con RADIO STAR.

 

Per il pubblico è già tempo di clap hands and say “Yeah!”.

 

L’onda anomala ha preso il sopravvento e i testi delle canzoni si muovono controvento, ricchi d’invettiva, poesia, ironia (I like to shake my butt for work, there’s nothing wrong with that. These tits and ass are going fast, you grab'em off the net. With the right vip or vp you know I'll be wet”).

 

L’Aura, sobriamente chic, mette la propria silouhette proprio davanti alla grande & rossa stella della Fucina: attorno, invece, ogni cosa è opportunamente scura.

Look a metà tra lo stiloso e l’essenziale: frangetta, tacco alto, fuseaux e gonna neri, maglia a righe b/n orizzontali e gilerino (anche quello nero).

Come per la musica, scelte molto personalizzate.

 

Bella l’atmosfera d’insieme: L’A  dialoga con il pubblico e con gli affiatatissimi “Gnu”.

 

Sorprende la capacità di trasformare un evento potenzialmente solo minimalista in un mix audiovisivo perfetto, in cui la nuova omogeneità strumentale e timbrica dei quasi venti brani crea una “frontalità” non riproducibile con la classica formazione rock e al centro della quale, come un punto mobile su sfondo fisso, l’Aura disegna con il movimento delle mani le linee sinuose di una gestualità quasi orientale.

 

Prima dei due omaggi a Faber (emozionante BOCCA DI ROSA), l’orientalissima DAR LIN, dolce e cruda, piena di ossimori tipicamente l’aureschi, ci porta in terreni musicali sorprendenti quanto il titolo della canzone, specchio geniale di una creatività che guarda alle parole come a degli oggetti da decomporre e ricostruire, quasi fossero dotati di una qualità visiva.

DEMONS (IN YOUR DREAMS) e è PER TE (l’esplorazione melodica) s’intrecciano a NON è UNA FAVOLA e BEWARE THE MODERN EYE, altre vette della vertigine ritmica d’inizio concerto.

La canzone sulla divetta schizoide, corredata da carlini, terrier e pilloline-fluoxetine, è un capolavoro assoluto, adrenalinica nonostante la versione unplugged stia all’originale come la buona cura omeopatica a qualcosa di pericolosamente chimico.

 

 

La parte finale del concerto e i bis, dopo che L’A ci ha portato in giro per un mondo a metà tra il fatato e il catastrofico, in cui bombe e oro nero s’incrociano nel cielo, per poi ricadere a terra, dove osserviamo un’umanità sofferente, in attesa di solidarietà e conforto (ne fa parte anche la bad girl di NON E’UNA FAVOLA), svolta verso percorsi più intimisti e zone crepuscolari -UNA FAVOLA, PIOVE, IRRAGGIUNGIBILE, DOMANI, TURN AROUND, già ricca di una complessità armonica perfetta per i nuovi arrangiamenti- senza tralasciare un sincero appello a favore dei diversamente abili.

 

A mo’di confessione quasi finale, poi, I’M SO FUCKED UP I CAN BARELY WALK.

L’artista, messo contro il muro dallo stress del successo, canta di una frustrazione cattiva, che lavora su corpo e psiche.

L’Aura, però, è una giovane donna forte, che si carica sulle spalle le emozioni di tutto il pubblico, prima di tornare a pensare a se stessa.
 

Musica Cinematica#1

Musica Cinematica#2

 

::: LINK :::

 

Sito Ufficiale L'Aura // My Space

Gnu Quartet

 

VOTO A L’AURA: 10

VOTO A GNU QUARTET: 10

VOTO ALLA FUCINA: 9

VOTO AL PUBBLICO: 9

 

(Foto di A. Hussain).