
C'ERA UNA VOLTA IL CINEMA
TRIBUTO A SERGIO LEONE
Evento speciale del festival, in questa giornata di chiusura, il documentario
su Sergio Leone "C'ERA UNA VOLTA IL CINEMA", a cura di Gianni
Minà, dove, soprattutto attraverso il racconto dello stesso regista,
si cerca di esplorare il cinema di un artista così importante da
aver creato un genere - lo "spaghetti western" - celebre in
tutto il mondo. E Leone racconta molte delle sue scelte, di come il suo
cinema sia stato influenzato dalla sua infanzia - trascorsa, perlopiù,
sulla scalinata di Viale Glorioso a Roma - e di come per lui, figlio d'arte
(il padre era un famoso regista di cinema muto e la madre un attrice),
fosse assolutamente naturale vivere la vita in immagini. Quello che emerge
da questa pellicola è il ritratto di un uomo molto colto e appassionato,
ma anche semplice, nella sua visione schematica della vita, che divide
il mondo in buoni e cattivi. E questo è anche quello che traspare
dai suoi film, quando il western diventa un palcoscenico scenografico
di vita, in cui i personaggi incarnano dei sentimenti, sempre molto definiti,
che si scontrano e si incontrano senza mai confondersi. Ma il documentario
prende soprattutto in considerazione "C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA":
"E' un film autunnale e malinconico e infatti l'ho girato con la
barba bianca" dice Leone, confermando la netta sensazione che questo
suo ultimo capolavoro dà e cioè quella di essere una specie
di testamento spirituale, dove tutti i temi più cari a Leone -
dalla memoria al tradimento, dall'amicizia all'amore - si mischiano e
trovano una loro collocazione, riuscendo a sembrare, per la prima volta,
davvero integrati.
FRANCESCA MANFRONI
MARILYN: THE LAST INTERVIEW
Commovente testimonianza quella di questo documentario
sull'ultima intervista fatta a Marilyn Monroe dal giornalista di Life,
Richard Maryman, proprio due giorni prima della scomparsa dell'attrice,
il 5 agosto 1962. Il tema dell'intervista era il successo, tormento e
gloria di Marilyn: "Il successo è come il caviale: è
buonissimo, ma se ne mangi troppo ti viene la nausea". Ma l'intervista,
col passare del tempo (l'incontro è durato ben 8 ore), si trasforma
in una chiacchierata tra amici. E mentre la voce di Marilyn diviene sempre
più impastata ("Marilyn non ha mangiato niente per tutto il
tempo ed ha bevuto solo Champagne" dice Maryman) e la sua risata
più dirompente, emergono anche tante amarezze, come quella di essere
schiava del suo successo: "In certi giorni difficili penso che sarebbe
bello essere una donna delle pulizie", dice pensierosa, come se il
peso della sua popolarità fosse la causa principale della sua inquietudine.
Malgrado ciò lo stesso Maryman afferma di non aver colto nessun
segnale del gesto che l'attrice avrebbe compiuto solo due giorni dopo:
"Negli anni ho riascoltato mille volte questo nastro, ma non riesco
a trovare tracce della sua intenzione di togliersi la vita." Per
Marilyn, d'altronde, l'unica cosa che contasse era quella di essere capita
ed amata da tutti: dagli amici, dai suoi uomini e dal pubblico. Per questo
le sue ultime parole di quell'intervista furono: "Non so se si capirà
tutto quello che ho detto… Però, la prego, non mi faccia sembrare
ridicola".
FRANCESCA MANFRONI
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