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SOULFLY
Rimini, Velvet, Marzo 2005 Dal punto di vista dell'intrattenimento puro e della dimensione live, il concerto è stato perfetto, fin troppo compresso in un muro di canzoni ravvicinatissime, senza mai una pausa, riprodotte con fedeltà e professionismo, ma forse con un pizzico di cinico distacco, mascherato dalla capacità "teatrale" di stare sul palco (a 40 anni...) con consumata abilità.
Marc Rizzo, il chitarrista che attira l'attenzione per tutto il concerto, si contorce e sfodera un'ottima prova tecnico-podistica, quasi a voler distogliere l'attenzione dal frontman Cavalera, che deve prendersi delle brevi pause per rifiatare, dopo aver avuto qualche problemino iniziale di voce e di chitarra, proprio perché sovrastato da Rizzo. Ma chi ha visto il set dei Soulfly (ragazzi, ROOTS è del 1995, non so se rendo l'idea, e la nostalgia rischia di prendere il sopravvento...) può dirsi comunque soddisfatto, perché come serata-evento è stata assolutamente adrenalinica e stordente, potente e "rituale" come ci si poteva aspettare. Il pubblico, l'arena assetata di sangue, ha avuto tutto il sangue che voleva, ma non sapremo mai se sia stato succhiato da un corpo vivo o da un defunto zombie capace di muoversi-parlare-comporre canzoni.
Anzi, con queste premesse, si è andati ben oltre le aspettative, superando molto probabilmente gli esiti del set milanese (Rolling Stone) in quanto a partecipazione: al Velvet, locale che, come detto altre volte, "dà" tutto agli artisti sotto tutti i punti di vista (location, pubblico) , è difficile annoiarsi. Il pubblico è generosissimo e caldissimo. Ma è un po' come il pubblico innamorato di squadre di calcio a volte perfette, innovative, "giuste", a volte di altre che più che altro ricordano il passato e le tratta tutte con benevolenza: talmente straordinario, da tributare a quasi tutte onori da eroi assoluti del rock. Non che non sappia distinguere tra il grandioso e il normale, ma è semplicemente entusiasta di poter partecipare alla festa della musica " a prescindere", nel posto migliore che ci sia, potendo girovagare prima-durante-dopo il concerto in almeno altri 4-5 spazi accoglienti, e di potersi ritrovare periodicamente in mezzo a chi condivide quella passione. Se potessero, quei ragazzi, vivrebbero dentro il Velvet! Per questo perdonano a Cavalera certi passaggi a vuoto, o la solita "tribalata" di una decina di minuti, la solita bandiera sull'amplificatore (la brucia o non la brucia?), il solito performing agitato e una scaletta buona, ma anche prevedibile.
Si parte con "Babylon" e lo si lega poi con le prime cose dei Soulfly, mixando l'inizio della carriera e il nuovo "Dark Ages". “Arise Again”, “I And I”, “Frontlines”, “Carved Inside”, ma anche brani più vecchi, come “Fire”, “No Hope = No Fear”, “Tribe”, sputati con una velocità che lasciava senza fiato, se non quello utilizzato per incitare Cavalera, Nunez, Rizzo e Burns, ennesima line-up di un gruppo che ormai di esclusivamente brasiliano ha ben poco. E, se c'erano, facevamo a distinguere tra il pubblico i brasiliani, sempre molto fedeli alle loro band in tournée in Europa. "Un, dos, tres", alla portoghese, è sempre l'intro scatenante la furia dei Soulfly, salvo poi lasciare a Rizzo (probabilmente un italoamericano) il ruolo di front-stager, perché Max comincia a sentire il peso degli anni, al di là dei capelli e del roteamento obbligatorio del collo. Comunque questi ragionamenti "cavillosi" sono frutto del ragionamento a posteriori, perché sul posto siamo travolti dalla forza della band: "Bring It", brandelli della mitica "Jumpdafuckup", "Back to the Primitive" e "The Prophet", sino al finale sulfureo di “The Song Remains Insane” e il bis di “Eye For An Eye”.
Quello che c'è stato in mezzo (l'omaggio ai Sepultura) ha chiaramente tirato giù il Velvet intero, che barcollava sotto le bordate di Nunez + Burns e il vocione ancora potentemente roco di Cavalera, intento ad arrotare la "Erre" di "RRRRRRoooots, bloooooody rrrrooooots!!!", e tralasciamo il resto, perché finiremmo col parlare di un altro gruppo. Che dire, quindi, alla fine? Fantastico concerto, ottima performance, straordinari pubblico e locale...e in fondo un retrogusto di "tempi andati".
voto al pubblico: 30+/30 |
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