di Gabriele FRANCIONI

INTRODUZIONE

 

Il teschio del rock, l’immagine che prende il posto del suono o con esso dialoga per creare qualcosa di lontanamente simile al progressive dei Settanta, quando coreografie e travestimenti erano indispensabili alla sopravvivenza della musica.
Ma non solo manifesto, gadget secondario, viatico di una comunicazione extrasonora, come potevano essere le zeppe del glam, di Glitter, Sweet, Grand Funk, Alice Cooper o il puzzle policromo e fiacco degli Ottanta (nuove zeppe, altro hair-style da parrucchieri motleycruiani): ma, più “consistentemente”, la capacità di organizzare uno spettacolo multimediale, anche senza doversi servire di audiovisualità mal controllata, consolle, arte varia messa al servizio momentaneo e precario dell’evento musicale.
Buzzcocks, Stranglers, Stooges, Stiff Little Fingers, Discharge, Black Flag, Radio Birdman, Sex Pistols: con un pasto frugale e grezzo di urli e suoni erano massimamente immaginifici e multimediali, poster in movimento di un’epoca che viveva benissimo anche senza Mtv.
Il teschio è immagine classica del rock, ne è la scuola grafica, la school of rock, ma non deve comunicare per forza suono pesante e ko metallici.
La nostra specialissima classifica del “Look Della Musica Live”, che ci avvicina al cinema (erano o non erano gli Yardbirds a suonare durante un party londinese di BLOW UP? Chi era l’angelo, caduto, luciferino, del finale di IL CIELO SOPRA BERLINO, se non Nick Caverna post-Birthday Party?), non sarà mai fedele ai nostri gusti SOLO MUSICALI.
Le Cocorosie, per ora, meritano la vetta anche per il suono, follia domestico-acustica in salsa patchwork operistica, mentre la Lewis è lì davanti solo grazie al set tozzo e grezzo come un tir cromato e agli svolazzi di Juliette-rriot-grrl sul palco, degni di un rocker dalla pelle dura (che dire, poi, della cover di SEARCH AND DESTROY?). Ma non stiamo certo lì a scaricare le sue cose dal web.
Il resto è ancora poco. Il disco fa “clic”, ma aspettate e altre ne avrete.