sigur ros

Milano, Mediolanum Forum Assago, 19/02/2013

di Giada MURGIA
30/30

Biglietto alla mano da mesi, acquistato a pochi minuti dall’apertura delle vendite on line… Da anni ormai ritengo che i Sigur Ros siano una delle poche band in circolazione in grado di emozionare realmente… Ma ancora non li ho visti dal vivo!
Le aspettative sono altissime e l’attesa di fondo è che questo live abbia valenza di vera e propria esperienza di vita significativa… Di vita non strettamente terrena per lo più, nell’affascinante mondo della band islandese.
è così!
Un concerto può appassionare, può esaltare, può zittire, può far cantare a squarcia gola e via dicendo… Un live dei Sigur Ros ti porta in una dimensione ‘altra,’ dove quello che esperisci è un altro mondo, il loro mondo... Ma che scopri essere in stretto contatto col tuo.

Indescrivibili Sigur Ros, misteriosi si, ma non impenetrabili e tutt’altro che oscuri… La loro musica malinconica ti avvolge e ti culla fino a ‘toccarti’, fino a commuoverti…Il loro mondo ha una luce all’apparenza fioca ma straordinariamente forte, in grado di illuminare ogni piccolo pensiero nascosto… Possono far male i Sigur Ros, ma nella maniera più delicata che possa esistere… Che si ascoltino dal vivo o nelle cuffie il viaggio è assicurato, un viaggio che tutto sommato ti porta a casa… A casa davvero... Giù in profondità, per poter poi risalire attraverso i loro crescendo sonori.

Il concerto si apre con un palco a “baldacchino”, circondato da teli velati che ci presentano le ombre titaniche dei musicisti… E con un nuovo pezzo Ifirbord: un intro in punta di piedi e delicato come si addice agli islandesi ma che si fa man mano più ritmato, per poi cedere il passo al carillon con girotondo di luci proiettate sui teli di Lagid i gaer… Fino a che il suono esplode! Ný batterí comincia col forum al buio, in scena un unico fascio di luce che proietta un’ombra enorme di Jonsi che si accanisce con l’archetto sulle corde della chitarra.

Dopo i primi pezzi i teli si alzano lentamente, sul videowall bolle d’aria nell’oceano e i Sigur Ros sembrano piccoli pesci immersi in un acquario…Poi sul palco si accendono tante piccole lampadine irte su dei paletti, che gran parte giocheranno in tutto lo show.

 

Da qui in poi, inutile provare a raccontare ogni canzone…La scaletta la si potrebbe immaginare, ma la verità è che andrebbe bene qualunque pezzo suonato con quella passione. I Sigur Ros comunque non ci fanno desiderare i pezzi ‘storici’ e a Valtari non viene dato più spazio degli album precedenti.
Ma ci basta Varúð con le sue montagne rocciose e il suo divenire.
Il concerto è un continuum spezzato solo dagli applausi del pubblico. Ogni canzone, a suo modo, cresce con forza e decresce dolcemente stendendo il tappeto a quella successiva.

 

Ad accompagnare la musica frammenti estratti dai video o proiezioni varie che ritraggono paesaggi o bimbi e ragazzi: bimbi con maschere per Vaka, bimbi che suonano tamburi e spiccano il volo da una scogliera per Glósóli, ragazzini che nuotano in acque buie per Sæglópur, girotondi e un delicatissimo bacio fra ragazzi con sindrome di Down per Svegn-g-englar è proprio come se gli adulti non esistessero in questa dimensione (se tralasciamo i simpatici vecchietti che ‘saltano nelle pozzanghere’ di Hoppípolla)… Come se i Sigur Ros volessero, con e nella loro musica, custodire l’innocenza che caratterizza l’infanzia, quell’innocenza con cui solo i bambini, seppur non immuni al dolore o alla malinconia, mantengono vivi i loro sogni, le loro speranze… Ed è proprio in Vonlenska (‘Hopelandic’ in inglese) che ci parla il più delle volte questa band: la lingua della speranza concepita da loro.

 

Ti fanno venir voglia di perderti per i boschi i Sigur Ros, di passeggiare per spiagge deserte semi contornate da scogliere selvagge, di godere di una natura inviolata…mentre il viaggio a cui ti prepari è assolutamente introspettivo...e le lunghe chiacchierate che farai con te stesso saranno assolutamente in ‘speranzese’.