Playground
Weekender
Wiseman Ferry, 9/11 Marzo 2007
Il Playground Weekender
sembra avere tutti gli ingredienti necessari per essere un Festival
memorabile: 3 giorni di musica ad appena due ore da Sydney, un' ottima
opportunità per evadere dalla city ed immergersi in un fiume di rock,
reggae, dub ed elettronica.
Wiseman Ferry si trova a circa 100 km a Nord di Sydney, è un piccolo
villaggio che si affaccia sulle sponde dell'Haweksbury River. Dopo un ora di
treno ed un surreale viaggio a bordo di uno scuolabus affollato di ragazzini
in uniforme incuriositi dalla mia presenza, raggiungo la location del
Festival. Mi imbarco su un battello e dopo poco più di mezz'ora attracco in
un angolo di paradiso: un anfiteatro naturale a bordo fiume circondato da
maestose e spettacolari rocce rosse ricoperte da una fitta vegetazione.
Idilliaco. Acusticamente unico e visivamente splendido.
Nonostante si trattasse della prima edizione, il Festival è ben organizzato:
3 palchi principali; diverse sistemazioni per il pernottamento che spaziano
dai bungalow ai caratteristici teepee indiani oltre ad un'area attrezzata
per il campeggio ed i camper; area ristorazione con delizie provenienti
dalla cucina orientale, balcanica, centroamericana e vegetariana; un'area
adibita a mercato con bancarelle di artigianato in legno e pelle,
gioielleria ed oggetti vintage.
Inoltre in riva al fiune vi è una Healing Zone dove ogni mattina si tengono
aule di yoga, massaggi e riflessologia. Immancabile infine una zona chill
out con piscina, ribattezzata Club Tropicana, un paradiso del bikini dove si
susseguono ininterrottamente dj che propongono prevaletemente musica lounge
e house.
Nonostante la line up davvero eccezionale, il
Playground Weekender non è
sold out, elemento sicuramente negativo per gli organizzatori che permette
tuttavia l'instaurarsi di un clima più intimo e familiare tra il pubblico,
costantemente caratterizzato da sorrisi dispensati senza parsimonia.
Numerosissime le band che suonano nei tre giorni, impossibile assistere a
tutte le performance, pertanto decido di concentrarmi soprattutto sugli
artisti australiani e sugli headliner.
Ultima premessa: alcuni artisti citati in questo report, a differenza di
altri, non hanno una votazione della loro performance esclusivamente perché
non ho integralmente assistito ad essa!!!
Apre le danze venerdì notte MAD PROFESSOR, discepolo di Lee "Scratch"
Perry, che calca la scena dub inglese dalla fine degli anni '70 e che negli
ultimi anni si è dedicato a interessanti collaborazioni con artisti del
calibro di Massive Attack. Il suo set brucia come il fuoco, spazia da hit
100% jamaican reggae a brani dal groove ipnotico tipicamente dub. Il
pubblico, onestamente poco numeroso e sicuramente inferiore al numero di
zanzare presenti, calorosamente ringrazia. Voto: 26/30
Poco dopo segue lo show dei FAT FREDDY'S DROP, band neozelandese di
cui avevo già sentito parlare qui in Australia, ma che non avevo ancora
avuto l'opportunità di vedere dal vivo. Un collettivo di sette musicisti
(voce, tastiera, sax, tromba, trombone, chitarra e sinth) fortemente
influenzati da sonorità soul, reggae e dub, autodefinitosi "hi-tech soul".
Il loro primo album "Based on a true story" edito nel 2005 ha vinto il
premio Album of the year indetto dal programma BBC Worldwide di Gilles
Peterson. Decisamente interessante la voce di Joe Dukie e proverbiale la
maestria con cui riescono e spaziare ai confini con lo ska ed il rocksteady
senza disdegnare pionieristiche incursioni elettro e disco. Raccolgono
attorno a sé un folta schiera di spettatori estasiati dalle loro ritmiche in
levare. Obbligatorio acquistare il loro album. Voto: 29/30
Decido di concludere il venerdì nella Smirnoff Tent che esplora sonorità più
dance e che vede esibirsi il duo australiano Riot in Belgium... eclettico dj
set che miscela sapientemente beat, funky ed elettro. Sfinito dall'intensa
giornata letteralmente collasso nella mia tenda dove, in preda a sogni
concitati, incontro Hunter S. Thompson!!
Il sabato inizia sotto i migliori auspici: una calda giornata di sole, cielo
terso e una parata di costumi colorati ed estrosi sfoggiati dal pubblico...
in un attimo mi ritrovo immerso in un Paese delle Meraviglie dove rivesto il
ruolo del Cappellaio Matto. Dopo un rinfrescante tuffo in piscina vago per
il Festival senza alcun programma e, come sovente accade, scopro alcune
sorprendenti band. Dai The Versionaries, dj set reggae accompagnato
da una calda voce black femminile, ai Bemba, ensemble di musicisti
ammaliati dai ritmi caraibici afrocubani che per un attimo mi
teletrasportano all'Avana. Più tradi, quando le ombre si allungano ed i
colori si accendono, ritorno al Club Tropicana perché a bordo piscina suona
Tom da Silva, dj e produttore che avevo già avuto modo di ascoltare
in Ibiza. Il suo set basato su sonorità marcatamente deep house è
contagioso, la gente non riesce a togliersi di bocca quel sorriso che si
ritrova stampato in faccia...
Desideroso di un'altra scarica di elettronica mi porto al Big Top Tent, vero
e proprio tendone circense dove sta suonando Kid Kenobi. Ha appena
pubblicato l'edizione 2007 della mitica "Clubber's Guide" edita dal Ministry
of Sound, una bibbia per i seguaci del clubbing. Il dj inglese propone un st
eclettico in cui trovano spazio breakbeat, downtempo e dub, il tutto farcito
dalla performance di MC Sureshock alla voce che conosce bene come far
saltare il dancefloor.
Intanto il giorno lascia spazio alla notte mentre sul Playground Stage si
esibiscono THE PRESETS, duo australiano che mi stupisce per l'abilità
con cui miscelano una sensibilità rock con sinuose line di synth.
Decisamente avant garde, a volte ricordano i Daft Punk ed i Nine Inch Nails.
Beams, il loro albun d'esordio, rigorosamente prodotto in Australia nel
2005, ha immediatamente ottenuto i consensi di critica e pubblico. Dal vivo
Julian Hamilton e Kimberley Moyes riescono a lasciare il sottoscritto
letteralmente tre metri sopra il cielo... Voto: 28/30
Il Playground Weekender
raggiunge però l'apoteosi sabato sera quando calcano il palco i !!!
ovvero "chkchkchk". Band dal nome impronunciabile di cui sentirete parlare
molto presto. Collettivo di 8 elementi proveniente da Brooklyn il cui sound
è contagioso: linee di basso post punk incontrano chitarre alla spaghetti
western, il tutto condito da beat incalzante-discomutante, percussioni e
sezione fiati composta da sax e tromba. La band concepita dal cantante
leader Nic Offer, per l'occasione on stage in boxer e t-shirt, strizza
l'occhio al dancefloor nonostante siano ben evidenti le radici funk alla
James Brown e l'influenza dei Contortions. Nel 2004 pubblicano "Louden Up
Now", album cui segue una tournee durante la quale vengono notati da John
Frusciante il quale, impressionato dalla loro energia on stage, decide di
invitarli ad aprire il tour inglese dei Red Hot Chili Peppers nel 2006. Lo
show dei !!! propone buona parte del nuovo album "Myth Takes" ed il
pubblico, letteralmente in estasi, si lascia trasportare dal groove e dalla
massiccia presenza percussiva.Performance dinamica, promossi a pieni voti...
Voto: 30/30
Il giorno conclusivo del Playground
Weekender inizia con lo show dei
The black seeds.
Altra band neozelandese composta da 7 elementi ispirati dal funk soul &
reggae. Il pubblico accorre numeroso alla loro esibizione, ideale per
trascorrere una soleggiata domenica pomeriggio in riva al fiume. Il loro
ultimo album "Into the dojo", pubblicato nel 2006, è schizzato direttamente
in vetta alla chart neozelandese. Poco dopo sul Playground stage si
esibiscono gli INCOGNITO. Non penso occorrano troppe presentazioni
per questa band formata da Jean Paul Maunick (aka Bluey) e Paul "Tubbs"
Williams" 25 anni fa, quando debuttarono con l'album Jazz Funk. Praticamente
inventori dell'acid jazz, vengono notati da Gilles Peterson negli anni '90
il quale propone loro di incidere per la Talkin'Loud. A tutt'oggi rimangono
leader incontrastati del genere. Una performance sofisticata che trasmette
gioia, energia ed un entusiasmo immediatamente recepito dal pubblico.
Intermezzano sapientemente brani tratti dal loro ultimo album Adventures in
Black sunshine. Bees+flowers+things con hit storiche del loro repertorio
quali "Night over Egypt", "Still a friend of mine"," Always There", "Everybody
loves the sunshine" e la cover del brano di Stevie Wonder "Don't you worry 'bout
a thing". Bluey, chitarrista e leader, ha un magnetismo sul palco che
travolge, nonostante rimanga piuttosto defi lato per lasciare spazio
all'incredibile gruppo di musicisti che lo accompagnano... uno show da
brividi... ricordo indelebile di questo Festival...
Voto: 30/30
Felice mi reco verso la Cocktail Tent dove oggi Mr. Scruff, dj della
scena di Bristol from Ninja Tunes, terrà una delle "maratone" musicali che
lo hanno reso celebre. Un dj set di 6 ore nelle quali tutto può accadere:
hits '60 e '70, souljazzfunk, vecchi 45 giri giamaicani, classici hip hop e
new school elettro. Decisamente eclettico. Assaggio alcune delle primizie
che propone e devo ammettere che Mr. Scruff ha stile e gusto da vendere.
Solo per palati sopraffini.
Su consiglio di alcuni australiani vado a cogliere gli ultimi raggi di sole
a bordo piscina mentre Martini Club stanno tenendo il loro live set
essenzialmente house. Tromba, sax, batteria, percussioni e voce 100% black
si incastrano perfettamente con i dischi che il dj di questo ensemble di
Sydeny abilmente miscela. Il risultato è un prodotto fresco, iterazione in
equilibrio tra live e sequencer, uomo e macchina.
Il Playground Stage con il calare delle tenbre si affolla, in attesa della
performance dei WHO MADE WHO. Il trio danese, dopo l'omonimo debut
album nel 2005, ha conquistato una folta schiera di estimatori. Riescono a
fondere elementi di punk, surf, white funk e psichedelia con un pizzico di
elettro-disco. Ovazione del pubblico quando salgono on stage: un novello
Robin Hood chitarrista (con tanto di arco e frecce!), un indiano Sioux al
basso e l'Incredibile Hulk alla batteria. Da subito paiono in gran forna, si
divertono sul palco e la loro energia è travolgente. Memorabile la versione
di "Space for Rent" e la cover della hit dance "Satisfaction" di Benny
Benassi. Voto: 29/30
Chiude infine questa 3 giorni no stop di love, peace & music un maestro
dell'elettronica: LAURENT GARNIER. Il dj francese stanotte è in
splendida forma, riesce a trasformare la Big Top Tent in una disco labirinto
scintillante... un set a 360 gradi nell'universo della musica: dall'house al
funky, sfiorando hit anni '80 ed hip hop...poi l'immancabile "Song n.2" dei
Blur che letteralmente manda in estasi il pubblico... ed ancora momenti
preziosi con un remix della sua hit "The
man with the red face"...infine approda nell'oceano dell'elettronica
dove naviga con esperienza conducendoci verso un gran finale decisamente
drum&bass. Osannato dal pubblico concede un ultimo disco: "Out of Space" dei
Prodigy. Voto: 29/30
Si chiude così il sipario sul
Playground Weekender, un festival che mi ha fatto vivere momenti da
brivido che spero di avervi almeno infinitesimevolissimevolmente trasmesso!!
voto
complessivo al festival: 29/30
sito ufficiale
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