Joan As Police Woman

Rimini, Velvet, 29/11/2008

di Giada MURGIA


Casse ancora chiuse stasera per il Velvet... Sono quasi le 22e30 ma non siamo in tanti ad attendere il concerto di Joan As Police Woman. All’apertura pochi i minuti d’attesa per smaltire l’esile fila. Dentro al locale, tra l’angolo a “luci rosse” del bar e il palco in blu, regna la penombra; il Velvet ancora tace, unico sottofondo il vociare degli ospiti.

Stasera il pubblico è piuttosto maturo, comincio a sentirmi la più giovane quando noto un passeggino e qualche altro bimbo insieme ai genitori. Ci sono alcuni signori con macchine fotografiche al collo e più persone con dei cappelli che saltano agli occhi.

Non conosco benissimo Joan Wasser, so che è una cantautrice e polistrumentista (piano, chitarra, violino) americana, e che vanta numerose e notevoli collaborazioni. Ho sentito più volte i suoi due album (REAL LIFE 2006; TO SURVIVE 2008) ma non so bene cosa aspettarmi dal vivo.

Mentre inganno l’attesa chiaccherando con la mia fedele accompagnatrice noto passare di fianco a noi due singolari personaggi, difficile non intuire che si tratta dei musicisti che affiancano Joan in tour. Il batterista Parker Kindred è piccoletto e indossa una camicia gialla e un gilet nero, il bassista Timo Ellis, di nero vestito, incravattato e incappellato (avranno emulato lui gli spettatori sopra citati?) potrebbe aver ispirato uno dei vari personaggi alla Tim Burton.

Dietro di loro un uomo e una donna piuttosto minuti che si dirigono verso il palco a braccetto, quasi a volersi sorreggere l’uno con l’altra. Ovviamente la donna è la nostra poliziotta dai capelli color rame e la carnagione chiara, indossa un vestito di paillettes con sotto dei pantaloni in pseudo pelle/lattice e degli stivaletti color oro trapuntati. Il quarto uomo lo inquadreremo meglio più avanti.

Parker e Timo salgono sul palco seguiti da Joan che si posiziona e saluta il pubblico, litiga un pò con il microfono e attacca subito con “Honor Whishes”, prima traccia dell’ultimo album che ci conduce dentro al concerto, col piano che sembra scandire dei piccoli e malinconici passi. Altra sistematina al microfono e l’atmosfera si addolcisce con “To be Loved” dal ritmo un pò più caldo e la voce più dolce, una delle canzoni più orecchiabili e non a caso singolo di TO SURVIVE.

Sul palco la nostra eroina ancora litiga col microfono, si sta per arrendere quando prontamente da dietro le quinte arrivano i rinforzi...ok! Sorride e riparte. Da REAL LIFE “Flushed Chest” e “The Ride” e Joan ci ipnotizza, soprattutto nella parte finale, liberando la sua voce...pelle d’oca: brrr! Questo primo accenno di una voce che scivola con naturalezza dai toni più bassi a quelli più alti viene confermato dalla cupa “To be lonely”.

Alternando tra primo e ultimo album arrivano “Feed the light”, “Hard White Wall”,  “We don’t own it” (il brano dedicato a Elliot Smith) e la splendida  “Start of my Heart” che crea una sbiadita atmosfera sognante, ma il ritmo un pò incalzante di “Magpies” ci risveglia dal sonno ipnotico.

Ancora più spazio a REAL LIFE con la delicata “Anyone”, il pianoforte deciso di “I defy” (e qui ci sarebbe piaciuto vedere Antony salire gli scalini del retrobottega del Velvet per duettare con Joan), le più movimentate “Christobel” e “Eternal Flame”.

Esattamente nel mezzo della Real Life Session la cantautrice americana propone, anche qui al Velvet, la sua personale rivisitazione di “Fire” di Hendrix, chitarra acustica e luci inizialmente soffuse che poi esplodono in un rosso fuoco.

Durante il concerto Joan lascia più volte la postazione del piano per abbracciare diverse chitarre accordate man mano. Sul palco intanto appare e scompare il nostro quarto uomo, con indosso una tuta dorata con sul davanti la scritta Joan As Police Woman e dietro una sorta di stemma di To Survive (sarà la divisa del tour? mi sa di si)...

Joan chiacchera con il pubblico, è molto sorridente e dice che questa sarà la settima ed ultima data in Italia e che davanti a se vede very nice faces... è uno dei momenti più belli del concerto, e tra una chiacchiera e l’altra esprime la sua contentezza per l’elezione di Obama e introduce “To America”, pezzo molto emozionante accompagnato dai cori del quartetto. Sono proprio belli da vedere questi personaggi sul palco, tra sguardi d’intesa e sorrisi, l’affiatamento si tocca con mano.

Ultimo pezzo “Furious”: pubblico e band si scaldano parecchio ma ahimè è il finale...

Thank you Riminiiiiiiiii... Joan presenta e chiama a se Timo, Parker e il “quarto uomo” e tutti insieme ci fanno due begli inchini sincronizzati e lasciano il palco tra gli applausi.

Dopo fischi e urla tornano sul palco e Joan ha una richiesta per noi: vorrebbe che cantassimo a little short song per il compleanno di Louis, che scopriamo essere il nome del nostro ormai amatissimo uomo in tuta dorata. Non possiamo certo rifiutarci, quindi tutti in coro “Happy Birthday Dear Louuuuuuuuuuis... Happy Birthday to Youuuuuuu”... Clap clap clap!

In cambio suonano “Real life” e reinterpretano “Keeper of the flame” di Nina Simone. Solamente questi due pezzi e Grazieeeee milleeeee Riminiiiiiiiii!!!!

A fine concerto Joan si dedica al merchandising e sta un pò con il pubblico tra foto, autografi e battute, la vediamo andar via poco dopo col suo trolley scortata da Timo in tenuta più sportiva.

Il concerto ha superato le mie incerte aspettative, la voce di Joan è molto più apprezzabile dal vivo, arricchita anche dalla sua semplicità e dal suo dolciastro e conquistante sorriso. Il Velvet inoltre dimostra di poter accogliere e dare la giusta intimità anche ai concerti da “piccolo gruppo”, accompagnando le canzoni di Joan e dei suoi musicisti con dei semplici ma azzeccati giochi di luci.


voto alL'ACUSTICA: 30/30

voto a JOAN AS POLICE WOMAN: 29/30
 

voto al pubblico: 28/30