COCOROSIE
Forlì, Teatro Il Piccolo, 18 Novembre 2005
Splendide slides si spalmano sul fondale del palco, una cosa essenziale in
fase di transito verso trip onirici molto factory warholiana, quando
ReedCaleNico e amabili dotti compagni venivano investiti dalle sciabolate di
diapositive e stroboscopicità inventate dall’ometto polacco con la parrucca
platinata. L’evento, semplicemente, “è”, accade, come nei video infiniti
delle reharse-performance dei Velvet Sottoterra. Reed giocava col feed-back,
mentre Cale si riaggiustava la zazzera, incuranti del fattore-tempo.
Con altrettanta grazia hypster, tra l’annoiato e il domesticissimo sentire, newyorkesissimamente cool anche loro, le due splendide & colte Sorelle
Ritrovatesi Dopo Anni mettono in scena una serata tra amici come fosse uno
squarcio in un pomeriggio segreto del loro vivere privato, in appartamentini
parisiennes, creativi e forniti di ogni gadget di sonorità concreta: giochi
in plastica, trombette, registratori pre-jurassici, tazze da thè, carta, un’arpa, campionatori, microfoni in fm che cadono per terra, tosse e Dj
brookliniane di passaggio.
Un pastiche adorabile, rallentato e ipnotico, senza meta alcuna o stella
polare per i naviganti. Sierra Casady e Bianca (Casady? no, perché, vista la
diversità somatica…) si siedono e si alzano, accennano breakdance da
salotto - insospettabilmente Sierra, la più colta e allevata, quasi-soprano
di francese successo - o embrionici rap di femminilità impacciata (la
sorellina).
Mille “KillWhites” parties le hanno allenate a questa forma di comunicazione
sonora-verbale-visiva che fa molto Village adattato ai Duemila, mancando
solo il poeta giovane che legga urli di ipotetici nipotini ginsberghiani.
Le Casady sono estremamente simpatiche, anche quando si stringono nell’iconicità dorata di un’arpista
da conservatorio (again, Sierra) e
dialogano pacifiche con la gente, esponendo, oltre alle diapositive molto indian-oriented e “impegnate” e sofferte, ma che, appunto, parlano allo
spettatore senza alzare la temperatura politica del concerto, un’estetica
in qualche modo larryclarkiana. Ovvero: dandysmo ben allevato che fa arte
povera senza andare sul pesante. Bianca ha passioni fetish, è adorata dalle
suicidegirlspuntocom, ma non la vedremo mai fuori dalle righe, anche se poi
ti vende lei il cd all’entrata del teatro come un bad boy fuori parte.
Lei, in particolar modo, è abbastanza icona white-hypster transitata anche
su Vogue italiani e riviste americane di moda, un po’ come la Chloe Sevigny
dei bei tempi (KIDS, BOYS DON’T CRY) e la vedremmo benissimo in qualche
gusvansantata. Veste senza forza un coté saffico o bisex che condivide con
Sierra e nessuna delle due si preoccupa di posizionare steccati di sorta:
hanno il boy di turno, ma (vedasi il bellissimo hair-cut di Bianca o certe
foto mascoline di indian-Sierra) spesso giocano a fare loro le boys di
turno.
Dici fetish-lesbo (ma sempre riletto a modo loro) e t’immagini chissà che
pesantezze o esasperazioni sonore o testi a mo’ di decalogo comportamentale
o estetico-filosofico: nada de nada. Le idee (“il film che preferiamo,
fanno, è WAYNE’S WORLD e ci piace molto anche MISS CONGENIALITY... la nostra
droga è il thè”) vanno e vengono fuori dai cliché identificativi di chi deve
essere artista solo dentro la divisa d’ordinanza di un genere. Loro, le Cocorosie, sono libertà pura (“I feel like an
unaware child and music is like
that”) e dopo aver vissuto e viaggiato per mezzo mondo - varie Americhe,
Europa assortita, Parigi solo dal 2003 e aver avuto vicini di casa
venezuelani, vedi alla voce Banhart, che a noi, tra parentesi, NON piace -
non hanno perso la magia infantile della miglior pre-adolescenza.
Ecco ancora diapositive sullo sfondo de “Il Piccolo Teatro” forlivese,
ragazzi e ragazze molto simpatici, molto coco-rosi.
Il volto della bambina piangente, segni di morte che scorrono dietro le
girls non entrano in cortocircuito con la morbidissima salsa folk di
Coco-Rosie. Sierra, più adulta, esperta, più vera musicista “in controllo” (oggi è anche nei METALLIC FALCONS, vagamente heavy…! Con Devendra Banhart!!!
Pure, ex-ganzo della sorella Blanche), ha lacrime henné che colano dall’occhio destro, Bianca lievi baffetti
surrealistici e dalì-ani.
Il m.c.d. della musica delle Cocorosie e del loro spettacolo è la
nonchalance associativa, così comoda da vestire se fatta con arte e grazia,
se apparecchiata con quel sottile gusto per la trasandatezza controllata e
sapientemente colta, capace d’inglobare pezzettini di cultura di strada,
grazie alle due amiche-performer (“they are homosexual...") in tenuta blu-nera e cappellino, una di colore e l’altra tra l’italico e il
portoricano sbiadito, che agiscono su una mini-consolle-giocattolo, che
capta i suoni di NOAH’S ARK e LA MAISON DE MON REVE. Bellissimi dischi,
splendide copertine.
Irriferibili e indescrivibili sono le Cocorosie, perché piene di colori come
il diario di una adolescente che fa della realtà un puzzle, ritagliando i
giornali e seguendo solo il treno di pensieri e la fantasia bambina.
Prima seguivano treni a caso, salendoci sopra in trance e capitando, dopo
anni, a Parigi. Bianca aveva vissuto pochi anni insieme a Sierra, da
super-bambine, poi il black-out. Casini tipici da famiglia allargata hyppie,
Phoenix River Dawn et similia, sfaldamenti molto seventies-oriented, tra
peyotl e meditazioni molto light.
A Parigi la può ospitare solo la sorella, che vi studia canto ed è soprano
di valore.
Rivelazione, revelation, illumination. Enlightnement.
Adesso Bianca ha anche una etichetta - la Voodooeros - per cui registra l’ENLIGHTENED FAMILY, Devendra & Sierra & Antony & Johnsons & French MCs, un
po’ come fossero i nuovi GONG dei Duemila.
Pure e consapevoli, le Coco mescolano la baby-vox post-bjorkiana di Bianca
con le modulazioni da soprano e l’arpa di Sierra, accennando brandelli di folk-songs e nenie infantili.
Musica concreta e descrittivissima. Una colonna sonora in fieri, un
work-in-progress di anime candide con un cuore spezzato tra la pittura, la
musica e la poesia. I loro progetti, infatti, prevedono tutto questo.
E il concerto ne è mirror fedele.
Ci lasciamo andare anche sulle sedie in legno (meglio un tappeto, con
incantatore di serpenti d’ordinanza a fare da non-direttore d’orchestra)e
fluttuiamo dentro il nostro personale trip in cui Forlì incrocia Brooklyn,
Paris scende in Romagna e gli Indiani invadono l’Europa. Giustamente.
Musica altissimamente visiva. Bellissime ragazze talentuosissimamente
intente a vivere trasandatamente.
Bianca in maglietta bianca semilarga e pantaloni larghi, sneacker, capello a
taglio cortissimo ma accenno di frangetta; Sierra molto simile ma col
capello più classico, a volte raccolto quando è all’arpa e t-shirt
attillata, più “presenza fisica” anche se meno “alternativa”. Perfettamente
amalgamate, vere twins-virtuali distaccate secoli fa e ricongiunte, amanti
forse anche reali, voce unica (una sola voce / voci bellissime, altissime). Hanno studiato musica e si vede. Una sa di poesia e si capisce. Conoscono
la pittura, e noi apprezziamo.
Adoriamo senza limiti le due Casady-sisters, cool e perfette come un
biscotto nel latte e un bateau ivre che vi naviga attorno.
Chapeau & Kisses.
VOTO ALL’EVENTO: 30/ 30 + laude
www.cocorosieland.com
www.voodooeros.com
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