di Gabriele FRANCIONI

COCOROSIE

Forlì, Teatro Il Piccolo, 18 Novembre 2005

Splendide slides si spalmano sul fondale del palco, una cosa essenziale in fase di transito verso trip onirici molto factory warholiana, quando ReedCaleNico e amabili dotti compagni venivano investiti dalle sciabolate di diapositive e stroboscopicità inventate dall’ometto polacco con la parrucca platinata. L’evento, semplicemente, “è”, accade, come nei video infiniti delle reharse-performance dei Velvet Sottoterra. Reed giocava col feed-back, mentre Cale si riaggiustava la zazzera, incuranti del fattore-tempo.
Con altrettanta grazia hypster, tra l’annoiato e il domesticissimo sentire, newyorkesissimamente cool anche loro, le due splendide & colte Sorelle Ritrovatesi Dopo Anni mettono in scena una serata tra amici come fosse uno squarcio in un pomeriggio segreto del loro vivere privato, in appartamentini parisiennes, creativi e forniti di ogni gadget di sonorità concreta: giochi in plastica, trombette, registratori pre-jurassici, tazze da thè, carta, un’arpa, campionatori, microfoni in fm che cadono per terra, tosse e Dj brookliniane di passaggio.
Un pastiche adorabile, rallentato e ipnotico, senza meta alcuna o stella polare per i naviganti. Sierra Casady e Bianca (Casady? no, perché, vista la diversità somatica…) si siedono e si alzano, accennano breakdance da salotto - insospettabilmente Sierra, la più colta e allevata, quasi-soprano di francese successo - o embrionici rap di femminilità impacciata (la sorellina).
Mille “KillWhites” parties le hanno allenate a questa forma di comunicazione sonora-verbale-visiva che fa molto Village adattato ai Duemila, mancando solo il poeta giovane che legga urli di ipotetici nipotini ginsberghiani.
Le Casady sono estremamente simpatiche, anche quando si stringono nell’iconicità dorata di un’arpista da conservatorio (again, Sierra) e dialogano pacifiche con la gente, esponendo, oltre alle diapositive molto indian-oriented e “impegnate” e sofferte, ma che, appunto, parlano allo spettatore senza alzare la temperatura politica del concerto, un’estetica in qualche modo larryclarkiana. Ovvero: dandysmo ben allevato che fa arte povera senza andare sul pesante. Bianca ha passioni fetish, è adorata dalle suicidegirlspuntocom, ma non la vedremo mai fuori dalle righe, anche se poi ti vende lei il cd all’entrata del teatro come un bad boy fuori parte.
Lei, in particolar modo, è abbastanza icona white-hypster transitata anche su Vogue italiani e riviste americane di moda, un po’ come la Chloe Sevigny dei bei tempi (KIDS, BOYS DON’T CRY) e la vedremmo benissimo in qualche gusvansantata. Veste senza forza un coté saffico o bisex che condivide con Sierra e nessuna delle due si preoccupa di posizionare steccati di sorta: hanno il boy di turno, ma (vedasi il bellissimo hair-cut di Bianca o certe foto mascoline di indian-Sierra) spesso giocano a fare loro le boys di turno.
Dici fetish-lesbo (ma sempre riletto a modo loro) e t’immagini chissà che pesantezze o esasperazioni sonore o testi a mo’ di decalogo comportamentale o estetico-filosofico: nada de nada. Le idee (“il film che preferiamo, fanno, è WAYNE’S WORLD e ci piace molto anche MISS CONGENIALITY... la nostra droga è il thè”) vanno e vengono fuori dai cliché identificativi di chi deve essere artista solo dentro la divisa d’ordinanza di un genere. Loro, le Cocorosie, sono libertà pura (“I feel like an unaware child and music is like that”) e dopo aver vissuto e viaggiato per mezzo mondo - varie Americhe, Europa assortita, Parigi solo dal 2003 e aver avuto vicini di casa venezuelani, vedi alla voce Banhart, che a noi, tra parentesi, NON piace - non hanno perso la magia infantile della miglior pre-adolescenza.
Ecco ancora diapositive sullo sfondo de “Il Piccolo Teatro” forlivese, ragazzi e ragazze molto simpatici, molto coco-rosi.
Il volto della bambina piangente, segni di morte che scorrono dietro le girls non entrano in cortocircuito con la morbidissima salsa folk di Coco-Rosie. Sierra, più adulta, esperta, più vera musicista “in controllo” (oggi è anche nei METALLIC FALCONS, vagamente heavy…! Con Devendra Banhart!!! Pure, ex-ganzo della sorella Blanche), ha lacrime henné che colano dall’occhio destro, Bianca lievi baffetti surrealistici e dalì-ani.
Il m.c.d. della musica delle Cocorosie e del loro spettacolo è la nonchalance associativa, così comoda da vestire se fatta con arte e grazia, se apparecchiata con quel sottile gusto per la trasandatezza controllata e sapientemente colta, capace d’inglobare pezzettini di cultura di strada, grazie alle due amiche-performer (“they are homosexual...") in tenuta blu-nera e cappellino, una di colore e l’altra tra l’italico e il portoricano sbiadito, che agiscono su una mini-consolle-giocattolo, che capta i suoni di NOAH’S ARK e LA MAISON DE MON REVE. Bellissimi dischi, splendide copertine.
Irriferibili e indescrivibili sono le Cocorosie, perché piene di colori come il diario di una adolescente che fa della realtà un puzzle, ritagliando i giornali e seguendo solo il treno di pensieri e la fantasia bambina.
Prima seguivano treni a caso, salendoci sopra in trance e capitando, dopo anni, a Parigi. Bianca aveva vissuto pochi anni insieme a Sierra, da super-bambine, poi il black-out. Casini tipici da famiglia allargata hyppie, Phoenix River Dawn et similia, sfaldamenti molto seventies-oriented, tra peyotl e meditazioni molto light.
A Parigi la può ospitare solo la sorella, che vi studia canto ed è soprano di valore.
Rivelazione, revelation, illumination. Enlightnement.
Adesso Bianca ha anche una etichetta - la Voodooeros - per cui registra l’ENLIGHTENED FAMILY, Devendra & Sierra & Antony & Johnsons & French MCs, un po’ come fossero i nuovi GONG dei Duemila.
Pure e consapevoli, le Coco mescolano la baby-vox post-bjorkiana di Bianca con le modulazioni da soprano e l’arpa di Sierra, accennando brandelli di folk-songs e nenie infantili.
Musica concreta e descrittivissima. Una colonna sonora in fieri, un work-in-progress di anime candide con un cuore spezzato tra la pittura, la musica e la poesia. I loro progetti, infatti, prevedono tutto questo.
E il concerto ne è mirror fedele.
Ci lasciamo andare anche sulle sedie in legno (meglio un tappeto, con incantatore di serpenti d’ordinanza a fare da non-direttore d’orchestra)e fluttuiamo dentro il nostro personale trip in cui Forlì incrocia Brooklyn, Paris scende in Romagna e gli Indiani invadono l’Europa. Giustamente.
Musica altissimamente visiva. Bellissime ragazze talentuosissimamente intente a vivere trasandatamente.
Bianca in maglietta bianca semilarga e pantaloni larghi, sneacker, capello a taglio cortissimo ma accenno di frangetta; Sierra molto simile ma col capello più classico, a volte raccolto quando è all’arpa e t-shirt attillata, più “presenza fisica” anche se meno “alternativa”. Perfettamente amalgamate, vere twins-virtuali distaccate secoli fa e ricongiunte, amanti forse anche reali, voce unica (una sola voce / voci bellissime, altissime). Hanno studiato musica e si vede. Una sa di poesia e si capisce. Conoscono la pittura, e noi apprezziamo.
Adoriamo senza limiti le due Casady-sisters, cool e perfette come un biscotto nel latte e un bateau ivre che vi naviga attorno.
Chapeau & Kisses.

VOTO ALL’EVENTO: 30/ 30 + laude
www.cocorosieland.com
www.voodooeros.com