di Andrea Canella

BLACK DICE

Bologna, Il Covo, 07 Aprile 2005

I Black Dice sono, da qualche tempo, una delle band punta di quel che si può definire "experimental avant-rock" o qualsiasi altra definizione che mescoli radici rock con la sperimentazione del suono tramite loop, feedback di strumenti convenzionali o aggeggi esclusivamente analogici, con pura improvvisazione sonora. Nascono come quartetto e dagli esordi pseudo-hardcore dell'ormai lontano '97, sono passati negli anni a destrutturare completamente il concetto di forma-canzone in una creatura musicale svincolata da ogni regola lineare, lasciando libero sfogo a jam sonore intrise di noise, ritmi industriali e trance psichedeliche condite da proiezioni video ad accompagnare questo viaggio sonoro. I Black dice appartengono a quella categoria di band la cui linea artistica è in bilico tra genialità e puro nonsense, tra innovazione e puro rumore fine a se stesso: é sicuramente difficile se non ostico ascoltare i loro lavori in studio ma nonostante ciò è una fortuna che esistano gruppi così. I Black Dice sono da apprezzare più dal vivo che su disco: ogni loro show è un'esperienza unica e irripetibile e già per questo meritevole di essere presa in considerazione. I ragazzi di Rhode Island (Providence) stasera si sono presentati come tre giovani dall'aspetto freak, che prima di sentirli suonare, chiunque scambierebbe più per dei componenti ("uncool") di un gruppo indie-rock qualsiasi che per un trio sperimentale. Appena saliti sul palco gli americani inizieranno a creare un muro sonoro ricco di feedback e cacofonia -molto debitore dei primi Sonic Youth, Boredoms e di tutto quel noise bianco che tanto pare riscoperto e di "moda" ai giorni nostri - per poi lasciare il caotico rumore a qualcosa di più "pulito"; passaggi shoegaze e simil psichedelici lasceranno spazio a mantra vocali e loop chitarristici accompagnati da ritmiche beat molto lineari. Questo concerto - praticamente un'unica suite, della durata di un'ora circa - è parso meno interessante verso la fine quando questa jam strumentale dall'istintività si è trasformata in un qualcosa di più cervellotico: certo più ascoltabile ma anche maggiormente scontato. Per tutto lo show, come gia detto in precedenza, immagini astratte e molto colorate sono state proiettate come accompagnamento visivo ai suoni prodotti dai nostri, completando il binomio audio/immagine che pare molto importante in gruppi fuori dagli schemi come questi. Tutto sommato uno spettacolo interessante ma che può essere stato apprezzato dagli amanti della sperimentazione sonora come detestato da chi si aspettava qualcosa di più "fruibile all'ascolto"; parrà una banalità da dire ma davvero per band come queste non esistono mezze misure: o li si ama o li si odia.

voto al COVO: 28/30

voto ai BLACK DICE: de gustibus../30

voto al pubblico: 24/30