lou barlow
Dopo varie esperienze in vari gruppi, quest'anno hai fatto uscire il tuo
primo album da solista, dal titolo "Emoh", da cosa è nata l'esigenza di fare
un lavoro da solista, senza nessuna partecipazione di una vera e propria
band?
Volevo fare le cose in modo semplice, usando il mio nome invece di
crearne uno nuovo. La ragione principale è stato il fatto che i musicisti
che suonano con me hanno altre band e altri lavori, in pratica ero solo. Ho
anche rotto con i Folk Imposion, ero proprio solo..
Nonostante le tante perplessità iniziali, "Emoh", è stato accolto molto
bene dalla critica e sopratutto dal pubblico, abituato forse più a vederti
in altri contesti, il disco in se da cosa è nato, e come si è sviluppato nel
tempo?
Dunque, le canzoni sono molto simili ad altre che ho scritto. Tutte le
mie canzoni sono simili, parlano più o meno delle stesse cose e hanno un
suono non molto diverso l’una dall’altra. La cosa nuova è che ho
praticamente deciso tutto io, c’è stata qualche collaborazione ma nulla di
più. In “Emoh” sono solo io. Proprio perché ero solo sono stato capace di
concepire l’album in un modo tutto mio, mi sono concentrato di più su quello
che volevo dire e anche molto sul suono. L’ho registrato tutto da me e
questo è molto importante.(Sara: è stata una sorta di scoperta...) Si, è
stata una riscoperta. Avevo già inciso un album da solista, ma questa volta
è stato diverso. Una parte l’ho registrata in studio, un’altra a casa mia.
Nell’era digitale è più difficile, niente cassette, c’è più tecnologia, ma
nel mio caso combinata con il lavoro che ho fatto a casa. E’ un lavoro più
maturo, più chiaro.
Cosa caratterizza maggiormente oggi il suono del Lou Barlow solista?
Io non sto provando a identificarmi. Voglio solo suonare dal vivo ora.
Suonerò pezzi di “Emoh”...Li amo molto... Ed è molto facile per me,sto
cercando di suonare meglio che posso e questo mi piace. Sto solo facendo
quello che più mi piace. Amo suonare la chitarra acustica. Per me è
facile...
I brani di "Emoh", sembrano caratterizzati in lungo e largo da
un'accentuata voglia di introspezione, molto spinta verso margini sonori non
del tutto standard, tu che ne pensi?
Beh per me suona bene! Penso di essere molto tradizionalista, ma c’è una
parte di me a cui piace sperimentare. Le parole per me sono importantissime.
Mi sono concentrato in particolare sui testi e poi sui suoni.
Interessante è invece la grafica della copertina del tuo ultimo disco,
molto adolescenziale, ai limiti del fiabesco, ma che sicuramente nasconde
qualcosa di interessante... tu che ne dici?
Ho fatto un sito internet tutto da solo e ho inserito alcuni disegni con
lo scanner. Siccome stavo finendo di registrare l’album, stavo pensando alla
grafica e parlando con un amico ho pensato di chiamarlo “Emoh”, che sarebbe
Home al contrario, e quindi mi è venuto in mente che sarebbe stato carino
mettere una casa in copertina, così la gente avrebbe capito meglio il
significato del titolo. Alcune persone che conosco avrebbero preferito il
mio viso in copertina...(Sara: perché no?) Non volevo. E’ una cosa da
professionisti, per veri artisti. (Andrea: per chi ha un grande ego...) Non
è una brutta cosa avere un forte ego, ma una cosa del genere è per le
persone che hanno un ego. Mi piace nascondere il mio ego. Faccio musica e
registro album ed è quanto. E’ troppo ovvio mettere il mio viso in
copertina..
Parlando del passato, Lou Barlow, ha creato nel tempo band come Dinosaur
Jr, Sebadoh e The Folk Imposion, cos'è rimasto nel tempo di queste tre
avventure, e cosa rappresentano per te oggi queste diverse esperienze
musicali?
Non c’è più niente che riguardi i Folk Imposion. Probabilmente
registrerò un nuovo album con i Sebadoh... I Dinosaur Jr sono in tour ora, è
possibile che passino dall’Italia per un festival...
Cosa risponde Lou Barlow, a chi lo identifica come un artista incompiuto,
come una elegante menestrello che non riesce a finire mai ciò che inizia?
La gente ha diverse idee sul significato della parola “finito”. A volte
la gente pensa che la parola finito abbia un concept alle spalle. Molti
artisti hanno un concept, come Tom Waits per esempio, non so quale sia,
personalmente non riesco a capirlo (e ride...). Io non ho un concept, questo
è per chi dice che sono un artista incompleto. Non ho un sound particolare
che mi caratterizzi. Non mi piace, avere un concept, lo trovo noioso, troppo
ovvio e scontato. Non sta a me giudicare, è chiaro. Penso che la mia musica,
quello che faccio, sia abbastanza scontata, sia per quanto riguarda i testi
sia per il suono.
I testi sono da sempre il pezzo forte di Lou Barlow, molto incentrati
verso tematiche personali, verso fatti che sembrano realmente accaduti,
solitamente però come nasce un tuo testo?
Scrivo quando succede qualcosa. O meglio, no scrivo su un fatto
specifico che è accaduto. Scrivo dei cambiamenti... Come quando un amico si
distacca, si allontana per esempio... Cerco di descrivere l’intero
cambiamento, come sopravvivo a questo e provo a spiegarmelo. Cerco di capire
il perché e trovare una spiegazione.
Come ci si sente al giorno d'oggi essere un punto di riferimento per
tutta la scena indie rock mondiale? Pesa questa responsabilità non
ufficiale...?
Per me non è un peso, è una bella grande cosa positiva! Mi aiuta. Sono
felice quando qualcuno compra una maglietta o un cd dal mio sito internet,
così posso dar da mangiare alla mia famiglia. Ma non mi sento di essere
un’influenza, un punto di riferimento, ce ne sono centinaia anche meglio di
me, sono solo uno dei tanti. Ho altro a cui pensare, certo ne sono
orgoglioso...
Quanto nel tempo ha influito il fattore amicizia nei tuoi tanti progetti,
e nelle tue varie opere sonore? sappiamo che per te questo fattore conta
molto....
L’amicizia è tutto per me! Molti musicisti che hanno lavorato con me
sono miei amici... Scrivo canzoni che parlano di amicizia e dei miei
amici...
Lou Barlow, si è sempre interessato ai vari movimenti indie rock
sotterranei, movimenti che col tempo si sono fatti avanti nel mondo dello
show business, cos'è rimasto per te di realmente underground in America come
in Europa?
La scena, sia americana che europea, è viva e vegeta, sempre pronta a
realizzare buoni lavori, forse a volte un pò troppo introversa.
Tornando al passato, cosa cambiò realmente all'interno del primo progetto
The Folk Imposion, poi del tutto modificato?
Ho iniziato l’avventura Folk Imposion con John Davis, eravamo molto
amici. Suonavamo insieme e la band rifletteva il nostro rapporto di
amicizia, il nostro affiatamento. Penso che insieme abbiamo fatto la miglior
musica che abbia mai prodotto, è stato un grande lavoro. Purtroppo, appena
la band cominciò a diventare famosa, John si ammalò gravemente e dovette
quindi lasciare la band per tornare a casa a curarsi. Avevamo programmato un
tour e non potemmo farlo insieme. The New Folk Imposion ( questo il nuovo
nome per questioni burocratiche, anche se avrei voluto cambiare il nome)
continuò per la sua strada, ma era veramente tuta un’altra cosa senza di
lui. (Andrea: The New Folk Imposion hanno un suono forse più simile ai
Sebadoh...) Si, più vicino al sound dei Sebadoh.
A quasi quarant'anni d'età, non ti chiediamo di fare un resoconto di
tutta la tua vita sonora, ma cosa con il tempo non rifaresti?
Dovrei avere qualche rimorso?! No, il passato è il passato. Sono lezioni
da imparare. Nessun rimpianto.
Vista la grande mole di progetti paralleli della tua vita, pensi che in
un futuro assai vicino possa nascere un nuovo gruppo targato Lou Barlow o
preferirai continuare la carriera da solista?
Se avessi più soldi e se fossi più popolare, creerei una nuova band per
suonare le mie canzoni. Ma per qualche "problemino" finanziario devo suonare
da solo. Mi piace suonare da solo con la mia chitarra.
Questa domanda ti fu fatta molto tempo fa "Cosa succede se verrai
ricordato per Natural One e solo per Natural One?", oggi come risponderesti?
Ma nessuno mi ricorderà! La maggior parte della gente non sa chi sia. Le
uniche persone che mi conoscono sono le indie rock band. La gente dello
show-bitz non mi conosce e quindi non si ricorderanno di me. Non mi
interessa. Quello che mi riguarda strettamente sono le parole e la melodia
dei miei pezzi. La gente si ricorda dei grandi artisti che trasmettono
emozioni e che riescono a far percepire il loro messaggio. Come quando vedi
dei ragazzi seduti sulla scalinata di una chiesa che suonano una canzone di
Neil Young. E’ fantastico. La musica e soprattutto le parole arricchiscono
le persone.
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