Seratina a dir poco uggiosa! Io e
due amiche alla volta del Velvet un tantino inumidite. Stasera ci aspetta un
bis-concerto: l’italiana Beatrice Antolini e l’inglese, ma ormai
berlinese, Jamie Lidell.
Non conosco i protagonisti del palco di stasera, ho sentito l’ultimo lavoro
di Lidell “Jim” che mi è piaciuto e mi ha incuriosita, e dell’Antolini
conosco poco e niente. Insomma parto per il concerto aspettandomi parecchio
da Jamie e con un punto interrogativo per quanto riguarda Beatrice. Vi
racconto com’è andata...
Tra pioggia e pozzanghere, prendiamo i biglietti, caffettino al Velvet
Vertigo e poi dirette all’interno del Velvet. Rumore di fondo il picchiettio
della pioggia invece che il solito chiacchiericcio preconcerto, c’è un
pubblico poco nutrito. Attendiamo...
I musicisti entrano in scena seguendo l’ordine di comparsa dei singoli
strumenti in A New Room for a Quiet Life: percussionista, batterista,
bassista, chitarrista, trombettista e poi lei, voce, tastiere e
quant’altro... tutti ben distribuiti sul palco... cinque uomini per
Beatrice.
A seguire Sugarize, brano piuttosto ritmato che ravviva l’atmosfera
con delle stridule tastiere, per poi concludersi con delle dolci note di
piano e la voce di Beatrice che si fa più soft, bisbigliante... Funky
Show è il singolo del secondo e nuovo album di Beatrice “A Due” (ottobre
2008).
Presentato l’ultimo lavoro Beatrice & co. ci propongono qualche pezzo del
disco d’esordio datato 2006 “Big Saloon”: Riule Ule suona un pò come
un valzer distorto e trascinato, Topogò (dancing mouse) sembra
proprio accompagnare la fuga di un topolino che tenta di schivare dei raggi
laser.. corri topolino corriiii!!! Sul finale della canzone il batterista
con degli occhialoni blu elettrico si affianca a Beatrice picchiando su uno
pseudo-gong.
Ormai è sancito: LEI CI PIACE!
In chiusura Monster Munch e Hi Goodbye. Beatrice saluta,
presenta uno per uno i musicisti e augura al Velvet una buona serata.
La sua musica è spesso definita fiabesca, onirica, da colonna sonora, e poi
psych-pop, rock, jazz, blues, si parla di vaudeville, moog... insomma c’è
qualche difficoltà di catalogazione probabilmente perché sono tante le idee
della giovane songwriter, e ad esprimerlo proprio le multiformi melodie (da
ritmi scanditi dalle percussioni, fino a suoni più cupi e a tratti tetri) e
i differenti passaggi vocali (dalla vocina dispettosa ad una linea vocale
più accattivante e sensuale, agli strilli...).
The aftershow: troviamo Beatrice nell’angolo deputato al merchandising e ci
avviciniamo per complimentarci... essendo un’artista a me sconosciuta prima
di allora le chiedo la scaletta dei pezzi e lei gentilmente prende il primo
pezzo di cartone che le capita sotto mano e giù a scrivere. GRAZIE
BEATRICE!!!
Il tempo di preparare il palco che, denudato dai numerosi strumenti della
prima esibizione, si ritrova vestito da un piano verticale suonato
dall’unico accompagnatore di Lidell, e del suo “personale tavolo dei rumori”
apparecchiato con sintetizzatori, portatile e cavi su cavi...
Wait for me accompagna Jamie sul palco: giacca dorata sbriluccicante,
pantalone scuro, occhiali da nerd e scarpa stringata bicolore anni 30 stile
tip tap.
Batte a tempo le mani e gli spettatori non esitano a seguirlo.
Lidell arriva da un passato di sperimentazione, sia come solista che in
coppia con Cristian Vogel nei Super Collider; queste influenze si
percepiscono nell’ultimo album, ma mi aspetto comunque un concerto
schiettamente soul/funk. Lidell esegue infatti brani come Out of my
sistem, Little Bit of Feel Good, Figured Me Out... ma tra
un pezzo e l’altro lo troviamo dietro al suo banco di lavoro sperimentale
tra effetti, suoni, vocalizzi e rumoreggi vari ed eventuali, in gran parte
sicuramente improvvisati e per tempi forse anche un tantino troppo lunghi.
Ogni tanto aiuta il pubblico con dei personali handclap, che ritroviamo tra
l’altro anche in più brani del disco (es. Where D’you Go).
Praticamente il concerto è un NON STOP: le canzoni così come le conosciamo
si susseguono intervallate appunto dagli “spazi di gioco” di Jamie...
insomma sembra tutta un’unica traccia dove il protagonista oscilla un pò di
qua e un pò di là: davanti al palco, più indietro a mostrarci qualche passo
di danza, chino verso il piano che tiene il tempo battendovi con le mani e
sul finale addirittura sdraiato per terra.
Le uniche interruzioni si hanno quando il nostro showman si rivolge al
pubblico, come quando ci dice che questo a Rimini è l’ultimo di 10 concerti
e ci ringrazia uno ad uno per esser là: Rimini thank you, everybody... en
you, en you, en you, en you... col dito indice puntato. Ascolta e attende
gli applausi, saluta e si lascia il palco alle spalle.
Riappare con Another Day prima traccia di "Jim" e secondo singolo, da
cui il video dove Jamie distribuisce organi sensoriali mancanti, canzone
giocherellona e solare.
Chiede un applauso per Beatrice Antolini & band e poi... e poi... e poi un
altro pezzo e saluti finali.
è andata così dunque la
serata degli artisti NON CLASSIFICABILI. Riguardo alle attese iniziali posso
dire di essere rimasta piacevolmente colpita dalla protagonista femminile e
di aver scoperto un Lidell diverso dal disco, nei cui live soul e funk si
intrecciano per immergersi in un bagno di sperimentazione digitale.
Insomma serata musicalmente caleidoscopica e carica di energia creativa con
un’intrigante Beatrice e un estroso Lidell, forse più comunicativo lui verso
il pubblico.
voto a Beatrice Antolini:
26/30
voto a Jamie Lidell:
26/30
VOTO AL VELVET: 27/30
voto al pubblico (media): 25/30
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