adam green
“Gemstones” è il titolo del tuo ultimo disco, un album vagamente più
maturo, ai limiti dell’introspettivo. Da cosa è nato questo ultimo lavoro, e
cosa rappresenta per la tua carriera un disco del genere?
(lunga pausa)... Dunque... E’ difficile dirlo... Hai ascoltato “Gemstones”?
Sono proprio io. La differenza della musica fatta in età diverse è
fondamentale. Pensi a quale tipo di musica hai intenzione di fare. La
musica... la senti nelle ossa. E’ importante sentirsi a proprio agio quando
si canta e non pensare alla questione dell’identità, a chi dovresti essere.
Sai, per esempio, quando ero un ragazzino... (Sara: quanti anni hai?) 24,
oggi è il mio compleanno! (happy birthday!)... Di solito suonavo nei bar,
nelle caffetterie, quasi tutte le sere, suonavo pezzi di Hank Williams
(Sara: davvero?) si, è un folk singer americano... Ma oggi suono solo
canzoni scritte da me. Non c’è più bisogno di fare delle cover. Compongo i
miei pezzi da quando avevo 12 anni. (pausa) E’ bello fare le cose da soli,
viene naturale. Come posso spiegarmi... Non so perché le canzoni che scrivi
quando sei molto giovane sono veramente belle, non ci hai mai pensato? E
perché non dovrebbero esserlo? Non so... Se tu scrivi un pezzo e hai 12 anni
te lo senti dentro come non mai, è bellissimo. E’ una sorta di
auto-protezione. (pausa) Probabilmente è solo allenamento, non so... La
prima canzone che ho scritto era orribile, non la suono più, comunque faccio
altri pezzi vecchi... Voglio dire... Ho scritto il mio primo album da
solista a 17 anni, ben 7 anni fa e suono ancora quelle canzoni perché penso
di poterlo fare ancora. E’ bello. Ma c’è un certo punto in cui non posso
mettere insieme alcuni pezzi scritti quando avevo 14 anni e altri composti
due anni fa, è noioso. Quando ho cominciato a scrivere ero entusiasta per
qualsiasi cosa, sotto ogni punto di vista e volevo iniziare a suonare dal
vivo e poter così crescere. Cerchi di divertirti sviluppando le tue doti e
te stesso. Potrei chiedere a qualcuno cosa ne pensa delle mie canzoni, ma
non l’ho mai fatto. Devo aver fiducia in me stesso. Mi sono sempre più
avvicinato alla mia band. (Sara: scrivi da solo i tuoi pezzi?) Si, faccio
tutto da solo. Trascorro molto tempo insieme alla mia band nel tourbus, sono
già due anni e mezzo, è proprio come una famiglia per me. Comunque scrivo
tutto da solo. La mia band, gli Gnomes, suonerà questa sera. Senza di me
suoneranno come opening.
Potendolo definire, come definiresti “Gemstones”? E’ come dicono molti il
tuo disco migliore sotto ogni punto di vista?
E’ difficile definirlo. Sai... E’ un album... Ci sono canzoni scritte
con un amico un paio di anni fa. E’ la prima vera rappresentazione di me
stesso e ora che sono in tour per presentarlo mi vedrai suonare con gli
Gnomes. E’ il primo album che ho fatto con gli stessi musicisti. E’ il più
“scritto” e il più melodico album che abbia mai fatto. Non posso guardare la
mia vita come se fosse prima che uscisse “Friends of mine” perché è stato un
lavoro serio. Ho scoperto un modo di scrivere musica e sentirmi a mio agio.
“Friends of mine” è il primo album in cui l’approccio alla mia idea che le
parole e la melodia hanno la stessa importanza è veramente vivo. Prima non
ci avrei mai pensato, avevo paura di provare a fare musica più ”complicata”.
Avevo paura di fallire. Ma poi ho realizzato che potevo farlo. E’ difficile
definire un album, è un anno della mia vita. (Sara: ma che impressione ti ha
fatto?) In che senso? (Sara: beh, c’è chi dice che “Gemstones” è il tuo
album migliore...) Sono molto orgoglioso di questo. E’ l’album più
“naturale” che abbia mai scritto, è quello che mi è venuto in modo più
naturale e immediato. E’ una di quelle cose a cui stavo pensando di più in
quel periodo e probabilmente non ne scriverò mai un altro così, anche per
via della presenza degli Gnomes. Ho cominciato a scriverlo... E’ stato
piacevole. A volte mi sento perso quando sono in tour perché... (pausa)
quando sono a casa mia, nel mio letto, cerco solamente di “uccidere” tutte
le distrazioni che mi circondano. (Andrea: per concentrarti meglio...) Si,
per focalizzare.
Come nacque il brano “Jessica”, in cui giocavi indirettamente con
l’immaginaria morte in diretta su Mtv di Jessica Simpson?
Ho scelto Jessica perché a quel tempo era molto popolare e diciamo molto
peccatrice. Era più peccatrice della povera verginella Britney Spears.
(Sara: in Italia Jessica Simpson non è molto famosa...) Lei è diventata
famosa grazie a un programma televisivo. Non la conoscevo bene in realtà
finchè non vidi una sua foto in un giornale. La mia canzone è soltanto una
reazione a quella fotografia. Ho solo usato la mia immaginazione per
inventare questa idea su di lei. Non conosco le canzoni che ha scritto, se
le ha scritte. Non mi interessa. E non l’ho mai trattata male.
Secondo te, come mai negli Stati Uniti e in Canada sei ormai diventato un
punto di riferimento per la scena indie e non solo, mentre in Europa, tranne
in qualche caso, non riesci ancora a farti conoscere realmente? Problemi di
culture e scenari?
No, no è così, è diverso! Non è vero. Questo è il momento dell’Italia.
Sono molto più popolare in Europa che negli Stati Uniti. C’è più richiesta
di suonare in Europa, ho fatto di concerti in Svizzera, in Germania e in
Austria. In effetti è la prima volta che vengo a suonare in Italia...
(Andrea: hai fatto molti concerti in Germania, vero?) Si e due mesi fa la
copertina di Rolling Stone in Germania era dedicata a me. Non sono ancora
così tanto famoso qui in Italia. (pausa) L’Europa è il posto giusto per
artisti affermati e famosi. Negli States ci sono molti paesi della zona
centrale in cui è veramente difficile trovare un posto dove suonare perché
le persone sono molto conservatrici. Anche i media. Non parlano di me tanto
meno della mia musica.
Da qualche tempo sei sotto la Rough Trade, una delle migliori label indie
rock in tutto il mondo, quanto è importante per te avere alle spalle
un’etichetta del genere molto ambita e rispettata nell’ambiente underground?
E’ un’etichetta molto buona, è... (pausa) Loro mi supportano in quello
che faccio e nelle mie idee. La cosa più importante è che mi danno la
possibilità di una tournée e la seconda cosa più importante è che sono
veramente interessati a me e mi supportano economicamente in un certo senso,
cioè non devo pagarmi l’appartamento mentre sto registrando un album, per
esempio. E’ dura lavorare in questo ambiente e concentrarti al meglio sulla
tua musica. La musica è troppo coinvolgente, non trovi? Devi tenere la mente
aperta a nuove idee per nuove canzoni e altro. Perché le idee vengono da te
quando le vai a pescare e se non provi a pescare non puoi pretendere di
prenderle quando ti pare, quando vuoi. Non puoi dire “Oh, sono le 7, devo
andare a lavorare!”. Sto cercando di scrivere canzoni, non si può lavorare
in un simile modo. Devi solo tenere la mente aperta. Nessuno deve metterti
fretta, c’è bisogno di tempo. E’ sbagliato scrivere canzoni in fretta, è
terribile, non puoi fare un buon lavoro! (pausa) Il miglior tipo di canzone
è quella che apprezzi dopo averla ascoltata più volte. Sai, alcuni pezzi ti
piacciono al primo ascolto, altri no. La cosa più importante è che la
canzone sia evidenza di un genuino processo di creazione e che il pezzo sia
in sé un paesaggio su cui si è costruito uno sketch, una storia.
Quanto e in che modo ha influito sulla tua musica la tua città natale,
New York, fonte di molte ispirazioni per vari artisti, non solo musicali?
E’ casa mia, è il posto in cui vivo. Probabilmente scriverei un altro
genere di canzoni se vivessi da qualche altra parte. Scrivo i miei pezzi
quando sono in tour, in diversi posti, non ho bisogno di essere a casa. La
mia mente è a New York. E’ la mia ispirazione. Cammino per strada con il mio
registratore e incido quello che mi viene in mente. Sento la musica nella
mia testa in sottofondo. E così partono le parole e la melodia. (Andrea: dai
più importanza alle parole o alla melodia?) Hanno entrambi la stessa
importanza, è un matrimonio. (Sara: alcuni preferiscono le parole, altri la
melodia...) Io penso che la mia musica sia entrambe le cose. (Andrea: le tue
canzoni nascono suonando la chitarra o parti con una melodia che hai già in
testa?) Comincio a cantare e prendo nota... (pausa) Secondo me è retrogrado
farlo in un altro modo. E’ come cominciare a pensare a un film partendo dai
costumi...
Qualche volta, non ti sei mai sentito un privilegiato, vista la tua
veloce carriera, la tua giovane età e il tuo successo sempre in ascesa?
Si, mi sento fortunato. Non ho mai preso per certo il fatto che fossi
realmente capace di fare tutto ciò, o almeno all’inizio. (lunga pausa con
sbadiglio) Nessuno scrive canzoni per me e (Andrea: la tua passione è
diventata anche il tuo lavoro...) Si, mi sento fortunato in questa posizione
in cui posso essere me stesso ed essere “venduto”, nel senso in cui la gente
compra i miei album ovviamente... Ma allo stesso tempo penso che ci sono
molti ragazzi che non riescono a portare a termine niente. Molti ragazzi
suonano a casa loro, in brutti garages e non hanno la possibilità di
crescere e di farsi conoscere, di diventare veri grandi artisti. Penso che
la verità è che certa gente è nata con la possibilità e l’abilità di fare
questo tipo di cose e a volte sono fortunati, ma spesso è difficile e devono
rinunciare. Mi ritengo fortunato e non penso neanche lontanamente di gettare
la spugna, mi è permesso di continuare a scrivere canzoni.
Quale effetto vorresti che avesse la tua musica sulle persone, sui tuoi
fan?
Non ho idea di che cosa pensino. Sono sicuro di quello che faccio, non
ho mai scritto niente di così disastroso. Mi esibisco dal vivo e basta.
(pausa) Forse si, qualcosa c’è stato, non so... Forse è successo durante un
concerto quando per sbaglio, involontariamente, ho offeso della gente in
mezzo al pubblico, ma loro non hanno capito sul momento. Non so cosa sia
successo dopo lo show, se erano arrabbiati oppure no... (lunga pausa)
Cosa rimane oggi dei Moldy Peaches e che ricordi hai di questo progetto?
Abbiamo suonato insieme qualche mese fa. Non scriviamo pezzi insieme già
da qualche anno. Ma potremmo rifarlo, è una cosa aperta! Ora io sono in
tour... Se ti capita di sentire l’album solista di Kimi lo troverai buono.
Ora lei è in tour per presentarlo, è in giro con la sua chitarra, è bello.
Lei ha scritto molte canzoni dei Moldy Peaches, ma quello che scrive ora è
migliore. Le sue nuove canzoni sono delle storie! (Sara: farai qualche pezzo
dei Moldy Peaches stasera?) No, no lo faccio mai. Ho promesso a Kimi che non
l’avrei fatto, ne abbiamo parlato. Penso che sia meglio così perché sono due
cose separate. Se vuoi sentire pezzi dei Moldy Peaches devi prendere lei e
me e chiuderci nella stessa stanza insieme. Abbiamo fatto molti tour insieme
e alla fine dello spettacolo facevamo insieme vecchie canzoni dei Moldy
Peaches. Abbiamo fatto insieme anche spettacoli per beneficenza. Ora lei è
in tour e scriverà altre canzoni...
Cosa ti aspetta ora e cosa sarà del tuo futuro?
(pausa) Sto cercando un posto carino, come quando stai sotto un tavolo,
per eliminare ogni tipo di distrazione. Devo fermarmi un attimo per trovare
tutto quello di cui ho bisogno ad ogni angolo della mia stanza. Cioè... Sto
scavando anche negli angoli più tetri, ma...(lunga pausa) E’ una questione
d’orgoglio, devo trovarlo.
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