Sale gremite di gente hanno ospitato la settima
edizione del Festival della Fantascienza. Era la fine degli anni '60 quando
Trieste era un polo di attrazione per gli amanti del genere, quando ancora
la tecnologia era quello che era e di fantasia ce ne voleva davvero molta
per compensare la mancanza dei così chiamati effetti speciali.
Scienceplusfiction quest'anno ha richiamato 10 mila tra appassionati
e curiosi nelle sale del Cinecity triestino, che di fantascientifico ha
molto. Poco c'azzecca un cinema di un centro commerciale con tanto di
porta-popcorn con film targati anni '50: ma la comodità di sicuro appaga.
Sedici film in concorso affiancati da una retrospettiva sui capolavori del
cinema di fantascienza: la sezione Voyage Fantastique ha proposto
delle pietre miliari come Fahrenheit
451 (id.,1966) di François Truffaut,
La morte in diretta (La mort en
direct, 1980) di Bertrand Tavernier, Luna
nera (Black moon, 1975) di Luis Malle.
L'Urania d'Argento, ovvero la monografia,
è stata dedicata a due importanti autori: Enki Bilal e Terry
Gilliam, entrambi presenti alla manifestazione triestina. I due registi
hanno incontrato il pubblico in una dimensione intima, davanti a un caffè e
prima delle proiezioni, parlando delle opere in modo quasi confidenziale, di
fronte a una platea raccolta. È questo quello che preferisco dei festival
del cinema, tra virgolette, "piccoli": i registi non sfilano in una
passerella dal tappeto rosso, ma vengono fotografati nella loro dimensione
umana. Raccontava Terry Gilliam, di come ha costruito il mostro per
Jabberwocky (id.,
1977): resti presi qua e là dagli obitori. Raccontava, come davanti
ad amici.
La Giuria, presieduta dallo scrittore americano Harry Harrison, e
composta dallo storico della fantascienza e saggista John Baxter, dal
curatore del BFI John Oliver, dall'attrice austriaca Franziska
Weisz e dal concept designer Daniele Auber ha assegnato il
Premio Asteroide a
Manga,
diretto dal regista russo Peter Khazizov. Menzione Speciale a
Frostbiten,
pellicola proveniente dalla Svezia di Anders Banke. Nella sezione
Europeran Fantastic Short - tra le novità della passata edizione - è
stato premiato il cortometraggio
Delivery di
Till Nowak. Il cortometraggio tedesco ha ricevuto la Nomination
per il
Miglior cortometraggio fantastico europeo, che gli permetterà di
concorrere nel 2007 al Méliès d'Or della Federazione Europea dei festival di
cinema fantastico.
Che il Festival Internazionale della
Fantascienza di Trieste stia crescendo lo dimostrano dati alla mano, i
numeri e i nomi che hanno caratterizzato questa sesta edizione della mostra:
circa 10.000 presenze. Il tutto esaurito negli spettacoli serali. E non solo
per la presenza di Terry Gilliam e Enki Bilal, omaggiati con il premio
Urania d'Argento in riconoscimento alla loro storica carriera.
Alcune visioni

RENAISSANCE
di Christian Volckman
Francia/GB/Lussenburgo, 2006, 105’
Neon

Una giovane e promettente scienziata della
società Avalon è scomparsa, probabilmente catturata e rapita da emissari di
menti ancora non meglio identificate. Una megasocietà che controlla ogni
cosa e vende bellezza ed eterna giovinezza, la Avalon appunto, sta cercando
di nascondere un enorme segreto. Sullo sfondo una Parigi che sembra di
vetro, ricostruita con minuzia, e proiettata con eleganza nel futuro. Del
caso di presunto rapimento se ne occuperà un poliziotto smaliziato, ex
membro di una gang russa, noto per saper ritrovare chiunque.
Ma quello che inizialmente sembrava essere un semplice rapimento si rivelerà
qualcosa di ben più complesso, e quella che sembrava una vittima forse sarà
un carnefice tenuto a bada. Vecchie storie insabbiate torneranno e galla
insieme a scheletri nascosti negli armadi e mostri tenuti nei sotterranei.
Il tutto di fronte agli occhi sgranati di un poliziotto che non sarà più
così sicuro su cosa è giusto fare. Tra i più bei film proiettati alla Mostra
di Fantascienza, Renaissance
ha non solo una trama ottimamente congegnata, ma anche una bellezza visiva
impeccabile, rigorosa nel suo bianco e nero animato ma anche superdinamica e
vivificante.
L’intreccio narrativo inoltre non toglie certo lo spazio alla critica. Ben
chiara infatti è la frecciata alla società contemporanea volta sempre di più
all’immagine, al bello, al patinato, al profitto. Costi quel che costi. Di
certo un ottimo esordio al lungometraggio per Volckman il quale aveva
d’altronde già dato prova di sè vincendo una trentina di premi (una
trentina) con il suo corto “Maaz” del 1995.
Voto: 26/30

JABBERWOCKY
di Terry Gilliam
Gran Bretagna, 1977, 105'
Omaggio a Terry Gillian
Dopo la morte del padre il giovane Dennis Cooper
parte per la città a cercare fortuna. Dennis, maldestro ragazzo di campagna,
riesce a combinare pasticci cacciandosi in (dis)avventure raccapriccianti.
La città, racchiusa tra possenti mura medioevali, è minacciata da un
terribile mostro chiamato Jabberwocky. Il re è alla ricerca di un prode eroe
che sconfigga la creatura malvagia: in cambio promette la propria figlia in
sposa e metà dei terreni. Casualità vuole che Dennis parta come aiutante del
cavaliere. Le fiabe, ovviamente, vogliono un lieto fine, anche se il tocco
di umorismo non manca. Dennis è costretto a sposare la bellissima
principessa, rinunciando alla donna taglia 50 che ha sempre amato. In
perfetto stile "Monty Python",
Jabberwocky non era mai stata proiettato in Italia. È un opera minore
di Terry Gilliam, ironica ma con poca originalità. La storia banale è
rimpinzata di scenette che strappano la facile risata. Manca la brillantezza
che ha reso celebri le opere dei Monty Python e la genialità dei film di
Terry Gilliam.
Voto: 20/30

TYKHO MOON
di Enki Bilal
Francia, 1996, 95'
Omaggio a Enki Bilal

Siamo in un futuro remoto nei territori di una
colonia spaziale ed i McBee sono la potente famiglia col compito di
governare la Colonia. Una misteriosa e letale malattia però che si accanisce
contro tutti i McBee maschi, sta mettendo in pericolo gli equilibri del
governo, e l’unico modo per assestare la situazione è quello di effettuare
dei trapianti d’organi da un donatore ben preciso. Anni addietro questo
donatore perfetto è stato Tykho Moon ma ora nessuno sa se sia vivo o morto.
La polizia del governo si mette dunque a setacciare il territorio per
rintracciare il famoso donatore, ma nel frattempo la famiglia McBee è
perseguitata da un altro assassino, un killer vero e proprio che uccide
senza lasciare traccia. Per di più uno dei figli McBee, pensando di essere
figlio di un altro padre, decide di muoversi per conto proprio ed ingaggia
un’affascinante sicaria che finge di essere una prostituta.
Intricata e laconica come nei suoi fumetti, la storia di Bilal sembra
incompiuta anche quando sullo schermo appare la parola fine, e questo, a
detta di chi scrive, è un motivo al tempo stesso di critica e di elogio nei
confronti del regista. I suoi personaggi sono perfetti, come anche gli
attori che qui li interpretano, (una bella e brava Julie Delpy ed uno
splendido ed intenso Jean-Louis Trintignant). Il ritmo è scorrevole, e la
fotografia armoniosa con la trama.
Tuttavia permane una sorta di fredda staticità nel film di Bilal (non si sa
se ricercata o meno) in grado di frenare il coinvolgimento dello spettatore,
e di mantenere il registro del film in una medias res costante, non
troppo favorevole.
Voto: 22/30

TRAPPED ASHES
di S.Cunningham, J.Dante, J.Gaeta, M.Hellman,
K.Russel
USA, Giappone, Canada, 2006, 105'
Neon
Sette sconosciuti si ritrovano all’interno di
una casa degli orrori. Per tutti doveva essere una vacanza con giro
turistico sui set hollywoodiani, e invece ciascuno di loro si ritroverà a
fare i conti con le proprie vicende più intime. L’unico modo infatti per
tentare di uscire dalla casa è quello di raccontare una storia di paura. Lo
spettatore viene così trasportato dagli spiriti maligni del Giappone alle
streghe di Praga; dal kitsch del seno mutante progettato da alcuni
scienziati pazzi al verme solitario e assassino sodale di una ragazzina
disagiata.
Trama boccaccesca insomma per questo film che ha riunito alcuni dei nomi più
eminenti del genere horror. Ciascuno degli episodi raccontati dai
protagonisti del film infatti è opera di un diverso autore. Per precisione
“Wraparound” è di J. Dante, “The girl with the Golden Breasts” di K. Russel,
“Jibaku” di S. Cunningham, e “Stanley’s girlfriend” di Mhellman, e “My twin,
The Worm” di J.Gaeta.
Se pur non nuovo, l’espediente narrativo di
Trapped ashes funziona
piuttosto bene, inquadrando il film come un horror soft e scorrevole, meno
teso, meno spaventoso e più godibile.
Voto: 20/30
EL BARÓN CONTRA LOS DEMONIOS
di Ricardo Ribelles
Spagna, 2006, 100’
In Concorso


Siamo alla fine del ventunesimo secolo e la
Terra sta attraversare una fase critica che metterà in pericolo il mondo
intero. Un gruppo di alieni infatti, noti come “i demoni”, è intenzionato a
creare una nuova razza demoniaca che sarà in grado di conquistare la Terra,
a dispetto dei suoi abitanti. Per portare a termine il malefico piano la
strega aliena Lady Pervertum ha intenzione di sfruttare il seme de El Baròn,
il quale nel corso di una battaglia precedente è stato fatto prigioniero. Il
progetto è di riuscire a fecondare Ragnarok, la Bestia suprema a capo degli
alieni, in grado di dare origine alla nuova specie.
Ma, come tutti i supereroi, El Baròn non è così facile da sconfiggere.
Se pur derubato dei propri fluidi infatti, El Baròn riesce a scappare dal
covo alieno e mette in atto un piano per contrastare la frontiera nemica.
Smaccatamente splatter e decisamente B movie,
El baròn contra los demonios
è un film che riuscirebbe anche a suscitare la simpatia dello spettatore se
non volesse per forza di cose diluire la trama in 100 minuti, tirandola per
i capelli con un’interminabile, prevedibile, e ripetitiva battaglia.
Le bambole di gomma, i personaggi grotteschi e impietosi (neanche i buoni
sembrano in fondo essere veramente buoni), gli elementi spinti del film (in
primis i costumi), e l’evidente low budget rendono questo film
autoironico e spiritoso; come del resto ce lo rende simpatico anche lo
sforzo del regista e degli attori per portare a termine le riprese, sforzo
durato per ben 12 anni.
Meno autoironica si dimostra però la trama che sembra per forza voler
mettere del credibile lì dove tutto grida trash. Col risultato di spettatori
annoiati che pur cogliendo l’umorismo del film e pur apprezzando un genere
così sopra le righe, vengono duramente e seriamente messi alla prova.
Voto: 15/30

Siamo alla fine del 21esimo secolo. La terra si
trova in guerra contro i Demoni, alieni sottoforma di mostri. A combattere
per la salvezza della terra cè il super eroe Barone: lunghi capelli biondi,
muscoli dacciaio e una forza sovrannaturale. Durante una battaglia il Barone
viene fatto prigioniero dalla strega ninfomane Lady Pervertvm, che lo seduce
per avere il suo seme. Seme con cui verrà fecondata la Bestia Ragnarok per
creare un essere perfetto. Girato in 12 anni, El baron contra los Demonios è
un film splatter che mischia sacro e profano in una trama senza senso in cui
trionfano sesso e sangue a volontà. La lotta del bene contro il male si
limita ad alcune scene agghiaccianti in cui fanno da contorno battute al
limite dellimbarazzante. In molti hanno lasciato la sala disgustati dalla
bassezza e dalla violenza gratuita di un film che può divertire solo gli
amanti del trash.
Voto: 10/30

WICKED FLOWERS
di Torico
Giappone, 2006, 85’
Neon
I Nito sembrano essere ormai un problema reale per il Giappone come lo sono
da tempo per i paesi europei. Stiamo parlando dei giovani disoccupati,
ragazzi mantenuti dai propri genitori che vivono, in maniera più o meno
smidollata, alla ricerca di un lavoro e di uno stimolo, e nel frattempo
ammazzano il tempo con cellulari, videogame e cibo take away.
Miroku, il protagonista di Wicked
Flowers, è proprio uno di loro, e la storia in cui verrà coinvolto
dovrebbe essere la più grande lezione della sua vita. Il ragazzo infatti
iscrivendosi ad un videogame interattivo, si ritrova incastrato in una
specie di gioco mortale dove risolvere un criptico enigma è l’unico modo per
tentare di salvarsi.
Se pur già utilizzato e già visto (celebre ormai lo spietato/semicomico
Battle Royale, come d’altro
canto l’italiano The cube) il
tema del gioco cruento e letale sembra continuare a piacere ai giapponesi, e
Wicked Flowers ne è certo una
dimostrazione. Si tratta in questo caso di una pellicola indipendente e a
basso costo che si dimostra più che altro innocua e che forse aspira ad una
sofisticatezza che non riesce a raggiungere.
Del resto Torico, la regista del lungometraggio, già dal titolo del film
(per descrivere i Nito chiama in causa un appellativo come quello di “fiore
fragile”) esprime una certa indulgenza verso i propri personaggi; indulgenza
che forse in quello che dovrebbe essere un film cruento non giova al
funzionamento della pellicola, ma piuttosto getta una patina opaca su un
film che volendo poteva avere più smalto.
Voto: 19/30

Der
Schweigende Stern (The Silent Star)
di Kurt Maetzig
Polonia, Germania Est, 1960, 93'
Omaggio a Stanislaw Lem
Dopo il ritrovamento di un nastro con un messaggio dei venusiani, un gruppo
di astronauti parte per Venere alla ricerca di forme di vita extraterrestri.
Prima di sbarcare nel pianeta, gli astronauti riescono a decriptare la
comunicazione degli alieni, scoprendo che il codice sconosciuto altro non
era che una dichiarazione di guerra. Gli astronauti decidono comunque di
avventurarsi su Venere: le forme di vita sembrano scomparse da anni, ma una
misteriosa sfera e correnti radioattive li porteranno a scoprire la verità
su i primordiali E.T. Der
schweigende ster ha molti spunti interessanti per essere stato girato
negli anni '60, con tutti i limiti del tempo. La tecnologia era quello che
era, le tute degli astronauti sembrano pentolame e gli effetti speciali
erano anni luce da quelli odierni, ma la semplicità del film, in cui
l'umanità dei personaggi è in primo piano, risulta essere una carta vincente.
Voto: 25/30
Trieste, 26:11:2006 |