7.mo Scienceplusfiction

 

21/26:11:2006

trieste

di Laura SCARPA e Taryn NURCHIS

 

Sale gremite di gente hanno ospitato la settima edizione del Festival della Fantascienza. Era la fine degli anni '60 quando Trieste era un polo di attrazione per gli amanti del genere, quando ancora la tecnologia era quello che era e di fantasia ce ne voleva davvero molta per compensare la mancanza dei così chiamati effetti speciali. Scienceplusfiction quest'anno ha richiamato 10 mila tra appassionati e curiosi nelle sale del Cinecity triestino, che di fantascientifico ha molto. Poco c'azzecca un cinema di un centro commerciale con tanto di porta-popcorn con film targati anni '50: ma la comodità di sicuro appaga. Sedici film in concorso affiancati da una retrospettiva sui capolavori del cinema di fantascienza: la sezione Voyage Fantastique ha proposto delle pietre miliari come Fahrenheit 451 (id.,1966) di François Truffaut, La morte in diretta (La mort en direct, 1980) di Bertrand Tavernier, Luna nera (Black moon, 1975) di Luis Malle.

L'Urania d'Argento, ovvero la monografia, è stata dedicata a due importanti autori: Enki Bilal e Terry Gilliam, entrambi presenti alla manifestazione triestina. I due registi hanno incontrato il pubblico in una dimensione intima, davanti a un caffè e prima delle proiezioni, parlando delle opere in modo quasi confidenziale, di fronte a una platea raccolta. È questo quello che preferisco dei festival del cinema, tra virgolette, "piccoli": i registi non sfilano in una passerella dal tappeto rosso, ma vengono fotografati nella loro dimensione umana. Raccontava Terry Gilliam, di come ha costruito il mostro per Jabberwocky (id., 1977): resti presi qua e là dagli obitori. Raccontava, come davanti ad amici.

La Giuria, presieduta dallo scrittore americano Harry Harrison, e composta dallo storico della fantascienza e saggista John Baxter, dal curatore del BFI John Oliver, dall'attrice austriaca Franziska Weisz e dal concept designer Daniele Auber ha assegnato il Premio Asteroide a Manga, diretto dal regista russo Peter Khazizov. Menzione Speciale a Frostbiten, pellicola proveniente dalla Svezia di Anders Banke. Nella sezione Europeran Fantastic Short - tra le novità della passata edizione - è stato premiato il cortometraggio Delivery di Till Nowak. Il cortometraggio tedesco ha ricevuto la Nomination per il Miglior cortometraggio fantastico europeo, che gli permetterà di concorrere nel 2007 al Méliès d'Or della Federazione Europea dei festival di cinema fantastico.

 

Che il Festival Internazionale della Fantascienza di Trieste stia crescendo lo dimostrano dati alla mano, i numeri e i nomi che hanno caratterizzato questa sesta edizione della mostra: circa 10.000 presenze. Il tutto esaurito negli spettacoli serali. E non solo per la presenza di Terry Gilliam e Enki Bilal, omaggiati con il premio Urania d'Argento in riconoscimento alla loro storica carriera.
 

 

Alcune visioni

 

 

RENAISSANCE
di Christian Volckman
Francia/GB/Lussenburgo, 2006, 105’
Neon

 

 

Una giovane e promettente scienziata della società Avalon è scomparsa, probabilmente catturata e rapita da emissari di menti ancora non meglio identificate. Una megasocietà che controlla ogni cosa e vende bellezza ed eterna giovinezza, la Avalon appunto, sta cercando di nascondere un enorme segreto. Sullo sfondo una Parigi che sembra di vetro, ricostruita con minuzia, e proiettata con eleganza nel futuro. Del caso di presunto rapimento se ne occuperà un poliziotto smaliziato, ex membro di una gang russa, noto per saper ritrovare chiunque.
Ma quello che inizialmente sembrava essere un semplice rapimento si rivelerà qualcosa di ben più complesso, e quella che sembrava una vittima forse sarà un carnefice tenuto a bada. Vecchie storie insabbiate torneranno e galla insieme a scheletri nascosti negli armadi e mostri tenuti nei sotterranei. Il tutto di fronte agli occhi sgranati di un poliziotto che non sarà più così sicuro su cosa è giusto fare. Tra i più bei film proiettati alla Mostra di Fantascienza, Renaissance ha non solo una trama ottimamente congegnata, ma anche una bellezza visiva impeccabile, rigorosa nel suo bianco e nero animato ma anche superdinamica e vivificante.
L’intreccio narrativo inoltre non toglie certo lo spazio alla critica. Ben chiara infatti è la frecciata alla società contemporanea volta sempre di più all’immagine, al bello, al patinato, al profitto. Costi quel che costi. Di certo un ottimo esordio al lungometraggio per Volckman il quale aveva d’altronde già dato prova di sè vincendo una trentina di premi (una trentina) con il suo corto “Maaz” del 1995.
Voto: 26/30
 

 

JABBERWOCKY

di Terry Gilliam
Gran Bretagna, 1977, 105'

Omaggio a Terry Gillian

 

Dopo la morte del padre il giovane Dennis Cooper parte per la città a cercare fortuna. Dennis, maldestro ragazzo di campagna, riesce a combinare pasticci cacciandosi in (dis)avventure raccapriccianti. La città, racchiusa tra possenti mura medioevali, è minacciata da un terribile mostro chiamato Jabberwocky. Il re è alla ricerca di un prode eroe che sconfigga la creatura malvagia: in cambio promette la propria figlia in sposa e metà dei terreni. Casualità vuole che Dennis parta come aiutante del cavaliere. Le fiabe, ovviamente, vogliono un lieto fine, anche se il tocco di umorismo non manca. Dennis è costretto a sposare la bellissima principessa, rinunciando alla donna taglia 50 che ha sempre amato. In perfetto stile "Monty Python",  Jabberwocky non era mai stata proiettato in Italia. È un opera minore di Terry Gilliam, ironica ma con poca originalità. La storia banale è rimpinzata di scenette che strappano la facile risata. Manca la brillantezza che ha reso celebri le opere dei Monty Python e la genialità dei film di Terry Gilliam.
Voto: 20/30
 

 

TYKHO MOON
di Enki Bilal

Francia, 1996, 95'
Omaggio a Enki Bilal

 


Siamo in un futuro remoto nei territori di una colonia spaziale ed i McBee sono la potente famiglia col compito di governare la Colonia. Una misteriosa e letale malattia però che si accanisce contro tutti i McBee maschi, sta mettendo in pericolo gli equilibri del governo, e l’unico modo per assestare la situazione è quello di effettuare dei trapianti d’organi da un donatore ben preciso. Anni addietro questo donatore perfetto è stato Tykho Moon ma ora nessuno sa se sia vivo o morto. La polizia del governo si mette dunque a setacciare il territorio per rintracciare il famoso donatore, ma nel frattempo la famiglia McBee è perseguitata da un altro assassino, un killer vero e proprio che uccide senza lasciare traccia. Per di più uno dei figli McBee, pensando di essere figlio di un altro padre, decide di muoversi per conto proprio ed ingaggia un’affascinante sicaria che finge di essere una prostituta.
Intricata e laconica come nei suoi fumetti, la storia di Bilal sembra incompiuta anche quando sullo schermo appare la parola fine, e questo, a detta di chi scrive, è un motivo al tempo stesso di critica e di elogio nei confronti del regista. I suoi personaggi sono perfetti, come anche gli attori che qui li interpretano, (una bella e brava Julie Delpy ed uno splendido ed intenso Jean-Louis Trintignant). Il ritmo è scorrevole, e la fotografia armoniosa con la trama.
Tuttavia permane una sorta di fredda staticità nel film di Bilal (non si sa se ricercata o meno) in grado di frenare il coinvolgimento dello spettatore, e di mantenere il registro del film in una medias res costante, non troppo favorevole.
Voto: 22/30

 

 

TRAPPED ASHES

di S.Cunningham, J.Dante, J.Gaeta, M.Hellman, K.Russel
USA, Giappone, Canada, 2006, 105'
Neon


Sette sconosciuti si ritrovano all’interno di una casa degli orrori. Per tutti doveva essere una vacanza con giro turistico sui set hollywoodiani, e invece ciascuno di loro si ritroverà a fare i conti con le proprie vicende più intime. L’unico modo infatti per tentare di uscire dalla casa è quello di raccontare una storia di paura. Lo spettatore viene così trasportato dagli spiriti maligni del Giappone alle streghe di Praga; dal kitsch del seno mutante progettato da alcuni scienziati pazzi al verme solitario e assassino sodale di una ragazzina disagiata.
Trama boccaccesca insomma per questo film che ha riunito alcuni dei nomi più eminenti del genere horror. Ciascuno degli episodi raccontati dai protagonisti del film infatti è opera di un diverso autore. Per precisione “Wraparound” è di J. Dante, “The girl with the Golden Breasts” di K. Russel, “Jibaku” di S. Cunningham, e “Stanley’s girlfriend” di Mhellman, e “My twin, The Worm” di J.Gaeta.
Se pur non nuovo, l’espediente narrativo di Trapped ashes funziona piuttosto bene, inquadrando il film come un horror soft e scorrevole, meno teso, meno spaventoso e più godibile.

Voto: 20/30
 


EL BARÓN CONTRA LOS DEMONIOS

di Ricardo Ribelles
Spagna, 2006, 100’

In Concorso
 

 

Siamo alla fine del ventunesimo secolo e la Terra sta attraversare una fase critica che metterà in pericolo il mondo intero. Un gruppo di alieni infatti, noti come “i demoni”, è intenzionato a creare una nuova razza demoniaca che sarà in grado di conquistare la Terra, a dispetto dei suoi abitanti. Per portare a termine il malefico piano la strega aliena Lady Pervertum ha intenzione di sfruttare il seme de El Baròn, il quale nel corso di una battaglia precedente è stato fatto prigioniero. Il progetto è di riuscire a fecondare Ragnarok, la Bestia suprema a capo degli alieni, in grado di dare origine alla nuova specie.
Ma, come tutti i supereroi, El Baròn non è così facile da sconfiggere.
Se pur derubato dei propri fluidi infatti, El Baròn riesce a scappare dal covo alieno e mette in atto un piano per contrastare la frontiera nemica.
Smaccatamente splatter e decisamente B movie, El baròn contra los demonios è un film che riuscirebbe anche a suscitare la simpatia dello spettatore se non volesse per forza di cose diluire la trama in 100 minuti, tirandola per i capelli con un’interminabile, prevedibile, e ripetitiva battaglia.
Le bambole di gomma, i personaggi grotteschi e impietosi (neanche i buoni sembrano in fondo essere veramente buoni), gli elementi spinti del film (in primis i costumi), e l’evidente low budget rendono questo film autoironico e spiritoso; come del resto ce lo rende simpatico anche lo sforzo del regista e degli attori per portare a termine le riprese, sforzo durato per ben 12 anni.
Meno autoironica si dimostra però la trama che sembra per forza voler mettere del credibile lì dove tutto grida trash. Col risultato di spettatori annoiati che pur cogliendo l’umorismo del film e pur apprezzando un genere così sopra le righe, vengono duramente e seriamente messi alla prova.
Voto: 15/30

 

Siamo alla fine del 21esimo secolo. La terra si trova in guerra contro i Demoni, alieni sottoforma di mostri. A combattere per la salvezza della terra cè il super eroe Barone: lunghi capelli biondi, muscoli dacciaio e una forza sovrannaturale. Durante una battaglia il Barone viene fatto prigioniero dalla strega ninfomane Lady Pervertvm, che lo seduce per avere il suo seme. Seme con cui verrà fecondata la Bestia Ragnarok per creare un essere perfetto. Girato in 12 anni, El baron contra los Demonios è un film splatter che mischia sacro e profano in una trama senza senso in cui trionfano sesso e sangue a volontà. La lotta del bene contro il male si limita ad alcune scene agghiaccianti in cui fanno da contorno battute al limite dellimbarazzante. In molti hanno lasciato la sala disgustati dalla bassezza e dalla violenza gratuita di un film che può divertire solo gli amanti del trash.

Voto: 10/30

 

 

WICKED FLOWERS
di Torico
Giappone, 2006, 85’
Neon


I Nito sembrano essere ormai un problema reale per il Giappone come lo sono da tempo per i paesi europei. Stiamo parlando dei giovani disoccupati, ragazzi mantenuti dai propri genitori che vivono, in maniera più o meno smidollata, alla ricerca di un lavoro e di uno stimolo, e nel frattempo ammazzano il tempo con cellulari, videogame e cibo take away.
Miroku, il protagonista di Wicked Flowers, è proprio uno di loro, e la storia in cui verrà coinvolto dovrebbe essere la più grande lezione della sua vita. Il ragazzo infatti iscrivendosi ad un videogame interattivo, si ritrova incastrato in una specie di gioco mortale dove risolvere un criptico enigma è l’unico modo per tentare di salvarsi.
Se pur già utilizzato e già visto (celebre ormai lo spietato/semicomico Battle Royale, come d’altro canto l’italiano The cube) il tema del gioco cruento e letale sembra continuare a piacere ai giapponesi, e Wicked Flowers ne è certo una dimostrazione. Si tratta in questo caso di una pellicola indipendente e a basso costo che si dimostra più che altro innocua e che forse aspira ad una sofisticatezza che non riesce a raggiungere.
Del resto Torico, la regista del lungometraggio, già dal titolo del film (per descrivere i Nito chiama in causa un appellativo come quello di “fiore fragile”) esprime una certa indulgenza verso i propri personaggi; indulgenza che forse in quello che dovrebbe essere un film cruento non giova al funzionamento della pellicola, ma piuttosto getta una patina opaca su un film che volendo poteva avere più smalto.
Voto: 19/30
 

 

Der Schweigende Stern (The Silent Star)
di Kurt Maetzig

Polonia, Germania Est, 1960, 93'

Omaggio a Stanislaw Lem


Dopo il ritrovamento di un nastro con un messaggio dei venusiani, un gruppo di astronauti parte per Venere alla ricerca di forme di vita extraterrestri. Prima di sbarcare nel pianeta, gli astronauti riescono a decriptare la comunicazione degli alieni, scoprendo che il codice sconosciuto altro non era che una dichiarazione di guerra. Gli astronauti decidono comunque di avventurarsi su Venere: le forme di vita sembrano scomparse da anni, ma una misteriosa sfera e correnti radioattive li porteranno a scoprire la verità su i primordiali E.T. Der schweigende ster ha molti spunti interessanti per essere stato girato negli anni '60, con tutti i limiti del tempo. La tecnologia era quello che era, le tute degli astronauti sembrano pentolame e gli effetti speciali erano anni luce da quelli odierni, ma la semplicità del film, in cui l'umanità dei personaggi è in primo piano, risulta essere una carta vincente.

Voto: 25/30
 

Trieste, 26:11:2006