lo schermo dell'arte film festival V edizione
Firenze, 21 / 25 novembre 2012
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in questa edizione |
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Nel suo testo Psicomagia Alejandro Jodorowsky sostiene che l’arte deve guarire, altrimenti non è arte, trovo questo pensiero molto interessante. LO SCHERMO DELL’ARTE FILM FESTIVAL 2012 giunto alla sua quinta edizione che si è appena concluso ha la capacità se non di guarire di lenire le ferite che una città come Firenze ha nel proporre l’arte contemporanea. Il successo di questo festival diretto da Silvia Lucchesi è la dimostrazione che si può fare un lavoro di ricerca e raffinata selezione consentendo ad un pubblico diversificato di mettersi in relazione con i principali attori del panorama artistico internazionale, di contribuire insomma alla necessaria ricerca sui linguaggi della cultura figurativa contemporanea.
Damien Hirst
Uno dei film più attesi dal pubblico fiorentino è stato
DAMIEN HIRST: THOUGHT, WORK, LIFE di Chris King. Vediamo un giovane Damien
Hirst ai tempi dalla storica mostra collettiva SENSATION del 1997, già
allora sono presenti quelli che saranno i capisaldi della sua ricerca
artistica, tra questi centrale è il tema della morte e ben definiti i tratti
del suo carattere quali la determinazione e l’ironia.
Liu Xiao-Dong
Ci dice la Gestalt che “il tutto è piu’ della somma delle singole parti” e l’aver proiettato dopo Damien Hirst il film sull’artista cinese Liu Xiao-Dong dal titolo HOMETOWN BOY di Yao Hung-I è già di per sé un messaggio. Pittore figurativo tra i più noti nel panorama artistico cinese, Liu Xiao-Dong fa ritorno per un lungo periodo nella sua città natale, Jincheng, ritrovando e ridipingendo i familiari e gli amici ritratti molti anni prima. Il viaggio di riscoperta di luoghi e presenze del passato ci restituisce un emozionante ritratto e testimonia il misterioso processo del suo modo di dipingere. Ha un rapporto molto fisico nei confronti della pittura ed appena termina un quadro si sdraia distrutto come se quella che esce dalle sue mani oltre a capacità tecnica sia qualcosa di più, di ancestrale, un’energia che uscendo lo lascia prosciugato. Gli interni semplici delle case degli amici e dei suoi familiari ci mostrano un’artista che non ha perso il contatto con la realtà, la sua realtà, i suoi affetti. Commoventi i pranzi con i vecchi genitori, il padre che fuma di nascosto alla madre e che per nascondere la sigaretta si è fatto un sacco di buchi nei pantaloni, le risate che ne scaturiscono tra loro sono belle quanto le pennellate che l’artista traccia sulla tela con sensibilità e forza innate.
Dan Perjovschi
youtube
Il documentario sull’artista rumeno dal titolo DAN PERJOVSCHI
SOLO IN ROME di Milo Adami mi è piaciuto moltissimo.Intervistato in
occasione della sua prima mostra personale italiana al museo MACRO di Roma e
filmato sotto lo sguardo del pubblico mentre anima i suoi pungenti disegni
mi ha fatto pensare a cosa dice Orson Welles nel film
La ricotta di Pasolini a
proposito di Fellini: “egli danza”, sembrerà un paragone azzardato ma Dan
Perjovschi danza, lo fa con una raffinatezza ed un’umiltà che mi fanno
credere che l’artista è una ricchezza per la società e non solo per il
mercato dell’arte. |
lo schermo dell'arte 5.edizione Firenze, 21 / 25 novembre 2012
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