Il successivo intervento, qui di poco
modificato, è apparso per la prima volta su KINEMATRIX con il titolo
"FORUM SUL CINEMA ITALIANO: la regia"
KINEMATRIX: (...) Parliamo della
questione delle sinergie, delle collaborazioni "costruttive" tra operatori
del settore. Credi che l'"autonomia" o, meglio, solitudine dei vari autori
dipenda da cause esterne o da una volontà dei singoli di opporsi alla
ricerca di una "lingua" comune, che ritroviamo in cinematografie come
quelle spagnola, danese o del lontano oriente?
GABRIELE SALVATORES: "Mah, sono cambiate tantissime cose e,
fondamentalmente, una : nel momento in cui non si sa dove andare, in cui è
difficile individuare una tendenza, una "wave", una nouvelle vague, come
potevano essere il "Cinema Novo" brasiliano, il nuovo cinema tedesco, ma
anche il movimento neorealista o la commedia all'italiana, un momento in
cui non si capisce bene quale debba essere il ruolo del cinema, la sua
ricerca di immagini che non siano già viste, quando ormai tutte le storie
sono state già scritte, ognuno fa la sua battaglia da solo, come un
samurai senza i compagni, che si difende dai demoni che lo assediano,
poiché non c'è un gruppo, una tribù, un esercito, un "mucchio selvaggio":
c'è solo un singolo cavaliere che cerca di contrastare quello che può. Non
è bello questo, perché se i samurai diventassero almeno sette e si
mettessero a difendere il paesino dei contadini, forse le cose andrebbero
meglio!!! Il problema è che non c'è comunicazione tra di noi come accadeva
una volta. Allora accadeva che, se avevi dei problemi con la
sceneggiatura, andavi in Via Veneto, incontravo te e ti chiedevo "guarda,
ho questa scena qui che non so come risolvere" e tu mi aiutavi senza
problemi, senza gelosie e senza darmi la sensazione di avermi rivelato un
tuo segreto, perché in precedenza abbiamo già parlato di cinema e di ciò
che dovrebbe essere. Adesso è molto difficile riunire diverse persone
attorno ad un progetto e discuterne insieme. Prendiamo i registi presenti
in concorso qui a Venezia: sono tre persone che io stimo, che ammiro
(Chiesa, Mazzacurati, Giordana-ndr)... però vedi che ognuno ha fatto un
cosa talmente particolare, talmente diversa che, pensando ad un ipotetico
progetto comune qui e ora, sarebbe assolutamente impossibile! Verrebbe
fuori qualcosa di schizofrenico...il che magari potrebbe anche essere lo
specchio della situazione, ma è certamente molto difficile. Detto questo
bisogna ricordare che, anche in questi ultimi tempi, sono venuti fuori dei
lavori di gruppo, questa volta distinti, diciamo così, per matrice
"etnica"...penso ai napoletani ( I VESUVIANI, di Corsicato, Martone,
Captano, De Lillo, Incerti- ndr ) o al progetto di Antonello Grimaldi che
si chiamava IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU, ma si trattava di altre cose,
molto diverse dal passato e, in questo caso, limitate ad una singola
situazione. E' quindi molto difficile lavorare insieme, anche se sarebbe
auspicabile. Sinceramente credo che oggi noi siamo come degli esploratori
solitari e... io mi auguro che il primo che troverà l'oro, metta il suo
campo da quelle parti e comunichi la cosa a tutti gli altri!"
KMX: Entrando un po' più nel caso specifico, anche se non vogliamo
con questo dire che sia un esempio da riprendere tale e quale e
soprattutto esente da difetti d'impostazione e di natura "artistica", non
pensi che altrove, come hanno fatto i danesi col DOGMA 95, si sia riusciti
perlomeno ad aggregarsi "contro" qualcosa, posto che questo non è
sicuramente l'atteggiamento più giusto?
GABRIELE SALVATORES: "Vedi, come dici anche tu è solo
l'individuazione di un nemico che li ha messi insieme e, in questo senso,
paga lo scotto anche di non essere un atteggiamento completamente sincero,
anche se Lars Von Trier è uno dei registi che mi piacciono di più, ma di
lì sono nate anche cose che sono molto discutibili...fintanto che ti
difendi non sei mai propositivo. Bisognerebbe, invece, avere la forza di
avere un'idea e di dire "ok, questo è il cinema come deve essere oggi",
un'idea, voglio dire, d'attacco piuttosto che di difesa. Ripeto: io sarei
favorevolissimo, tanto è vero che sono partito addirittura con una
"cooperativa teatrale" e credo che il termine dica tutto, visto che non
firmavamo neanche i testi e le regie. Dobbiamo tornare alla bottega
rinascimentale, a Michelangelo e all'importanza che avevano tanto chi gli
preparava i verdi e i rossi, quanto il fumista o quello che era
specializzato nel disegno delle mani. Il concetto di Autore è superato,
anche perché siamo in un'epoca in cui le nuove tecnologie portano con sé
ruoli e competenze diverse e il lavoro d'équipe è assolutamente
fondamentale. In definitiva, io sono disponibile... basta solo aspettare
il momento opportuno".
KMX: E allora come mai per gli altri tuoi colleghi non è così,
voglio dire è solo una questione di differenti stili visivi, di scelte
personali?
GABRIELE SALVATORES: "Guarda che, per certi versi, devo dire che io
me lo sono potuto permettere! Nel senso che sperimentare è un rischio, ma
bisogna mettere in gioco qualcosa per poter rischiare e io questo qualcosa
ce l'ho: ho un passato di cose che sono andate bene e, quindi, ho ricevuto
molto, al punto che adesso mi sento di poter "restituire" quello che ho
avuto. Diversamente, chi si trova al primo film o al secondo, dopo che il
primo magari è andato così così, e vorrebbe rischiare, sperimentare...
beh, è veramente molto difficile..."
KMX: ...d'accordo, ma tu hai iniziato a rischiare subito, da
KAMIKAZEN...
GABRIELE SALVATORES: "...non sono d'accordo, perché avevo comunque
il gruppo che mi proteggeva: avevo il Teatro dell'Elfo, avevo un gruppo di
attori che sono cresciuti insieme a me, che si chiamano Paolo Rossi,
Silvio Orlando, Antonio Catania, Gigio Alberti, Bebo Storti, che, non a
caso, in seguito sono tutti diventati famosi... avevo questa tribù, mentre
oggi, come si diceva prima, molti sono soli e, attenzione, la solitudine
nostra è esattamente quello che vogliono quelli che comandano all'interno
del cinema, che certo non vogliono cambiare il "sistema". Ci vogliono
separati, assolutamente, e questo va dalla guerra, alla politica, all'arte
e quindi al cinema".
KMX: ...e quindi secondo te c'è anche una prevenzione nei confronti
di chi cerca di fare dei cambiamenti, come hai fatto tu con NIRVANA, che è
pur sempre un film italiano di fantascienza?
GABRIELE SALVATORES: "...certamente, non lo volevano, come anche
non volevano un film che si chiama DENTI...la prevenzione sta in chi deve
commercializzare queste opere..."
KMX: ...e magari anche nella critica specializzata...
GABRIELE SALVATORES: "...beh, ma quello è così da sempre..."
a cura di Gabriele Francioni e Andrea De
Candido
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::: KINEMATRIX INTERVISTA SPECIALE SALVATORES
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