festival intern. del film di roma VIII edizione
Roma Capitale, 08 / 17 novembre 2013
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recensioni |
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> hard to be a god di Aleksej Jurevic
>
l'ultima ruota del carro di
GVeronesi > planes di Klay Hall |
hard to
be a god
Fuori Concorso Premio alla Carriera |
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30/30 |
Presentato come l’ultimo dei grandi lungometraggi russi - “un
film ancora capace di meravigliarci”, come lo ha definito Marco Muller -
Hard to be a God è stato proiettato in prima mondiale al Festival
Internazionale del Film di Roma. Ai familiari di Aleksej Jurevic German,
scomparso lo scorso febbraio, è stato consegnato il Premio alla Carriera
alla memoria del grande cineasta. |
l'ultima ruota del carro
Fuori Concorso |
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24/30 |
Il ritratto lucido e ironico dell’italiano
medio e delle sue condizioni di vita e lavoro dagli anni Settanta a oggi:
questo è il nuovo film di Giovanni Veronesi (CHE NE SARà
DI NOI, MANUALE D’AMORE)“L’ultima
ruota del carro,
scelto come opera di apertura dell’8° Festival Internazionale del Film di
Roma. Un convincente Elio Germano interpreta Ernesto, un uomo semplice che
tenta di seguire le sue ambizioni senza mai perdere di vista i valori veri
della vita. Il film è ispirato alla vera vita di Ernesto Fioretti, un
autista di produzione poco più che sessantenne, con cui Veronesi ha stretto
amicizia: “Tutto è nato un giorno - racconta il regista,
-
mentre uscivamo da un autogrill reduci da un pranzo non esaltante, Ernesto
mi ha detto “Abbiamo mangiato peggio di quando facevo il cuoco d’asilo”. Lo
sguardo naif di un uomo perbene - l’emblema di un qualunque italiano,
intento a costruirsi una famiglia e a lavorare duramente - è il filtro
attraverso il quale Veronesi può attraversare quaranta anni di storia
italiana, sia i momenti brillanti del boom economico e della televisione in
bianco e nero che gli anni bui del terrorismo e di tangentopoli. E
nonostante le strane occasioni della sua vita, Ernesto rimane sempre uguale
a se stesso, sempre onesto, fedele ai propri principi e a sua moglie Angela.
“Un uomo - ha dichiarato Elio Germano - che pensa in modo autonomo, che è
capace di affrontare scelte controcorrente e fuori moda ed ha il coraggio di
non perdere la testa, passando indenne attraverso tanti eventi e
cambiamenti. È un uomo che ha scelto di non approfittare delle situazioni e
delle scorciatoie a portata di mano per arricchirsi, preferendo appagarsi
come persona in una direzione non materiale: il rispetto delle persone, la
condivisione, reale e senza secondi fini”.
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planes
Fuori Concorso |
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23/30 |
Riparte il Festival Internazionale del Film di Roma e con
esso riparte “Alice nella città”, la sezione autonoma e parallela dedicata a
bambini e ragazzi. Ad aprire la sezione il nuovo film d’animazione Disney in
3D Planes, uscito nelle sale
italiane in concomitanza con la presentazione al Festival lo scorso 8
novembre. |
marina
Evento Speciale |
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29/30 |
Una film che racconta il sogno di un ragazzo, quello di diventare musicista. Un sogno come tanti e tra i più diffusi, solo che la storia qui raccontata è quella del sogno di Rocco Granata, diventato famoso per davvero per aver composto nel 1959 la canzone “Marina”. Una storia vera, dunque, e un ritornello popolarissimo “Mi sono innamorato di Marina, una ragazza mora ma carina” che regalò a Rocco un grande successo di pubblico negli anni Sessanta e la possibilità per lui di girare il mondo. Marina era in realtà non il nome di una donna, ma una marca belga di sigarette, forse per Granata la concretizzazione di un sogno personale - il successo e la chance di fare un lavoro che lo appassionasse - piuttosto che un sogno romantico. Ci piace la maniera con cui Marina affronta l’idea del sogno e della riuscita sociale, in tempi - il dopoguerra di un’Italia distrutta materialmente e moralmente - in cui quello che essenzialmente contava era lavorare e sbarcare il lunario giorno dopo giorno. E ci piace la maniera in cui affronta il tema cardine della storia, la questione dell’emigrazione italiana verso le miniere del Nord Europa: con realismo e senza pregiudizio, raccontando la difficile situazione di gente che non riesce a integrarsi con la popolazione ospitante soprattutto perché non ha i mezzi economici e linguistici per farlo. Figlio di un minatore calabrese emigrato in Belgio alla fine degli anni ’40, Rocco Granata si trovò ad affrontare un ambiente ostile, straniero, di cui intendeva la lingua con difficoltà e di cui ancor meno comprendeva la base culturale e sociale. Grazie alla passione per la musica e anche a un forte senso pratico della vita, Rocco riesce a ribellarsi alla vita che la società aveva già scelto per lui - “I figli dei minatori devono fare i minatori, c’è scritto sul contratto” recita una battuta del film - e a crearsi un futuro su misura per lui. Un film bello, emozionante, ritmato, forte di una sceneggiatura appassionata e vitale. Un film a cui il pubblico del Festival Internazionale del Film di Roma, al termine della prima, ha dedicato una standing ovation di diversi minuti. Intense le interpretazioni: da Matteo Simoni (Rocco), romantico e spavaldo allo stesso tempo, a Donatella Finocchiaro (Ida, la madre), tenera e realissima, fino a Luigi Lo Cascio (Salvatore Granata, il padre) espressione corporale ed emozionale del dolore di tutta quella generazione italiana povera ed emigrante, affaticata da sofferenze e preoccupazioni. Un film che ci ha sorpreso, entusiasmato, ci ha fatto cantare e sognare la musica. |
festival intern. del film di roma Roma Capitale, 08 / 17 novembre 2013
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