FESTA DI ROMA

13/21:10:2006

ROMA CAPITALE

 

di Gabriele FRANCIONI


A VENEZIA LA CULTURA, A ROMA L'HAUTE COUTURE
Innocue riflessioni sulla differenza tra Festival e Festa. Necessità del Mercato nella Capitale.


1/ IL PROBLEMA DELLE USCITE AUTUNNALI
Siamo proprio sicuri che esista un problema di contrapposizione tra Mostra del Cinema e Festa di Roma? La nostra personale convinzione è che sia solo una questione di date troppo ravvicinate e di conseguente rischio d'impasse nella politica promozionale dei maggiori titoli a ridosso delle uscite pre-autunnali (la prima valanga arriva nei 3 weekend post-Venezia) e autunnali, cioè da ottobre sino a Natale.
I grandi competitors nazionali (Rai/01 e Mediaset/Medusa) e le maggiori distribuzioni dei film internazionali, infatti, sanno di dover pianificare con grande oculatezza il tipo di esposizione da garantire alle varie categorie di film (festival colto, rassegna commerciale, uscita diretta in sala), in funzione di:

 

1) scadenze stagionali obbligate, che legano, ad esempio, cartoon e uscita natalizia, pasquale o estiva;

2) sempre minore tenitura di qualunque pellicola da parte degli esercenti (massimo 4 settimane), causata dal numero irragionevolmente alto delle uscite complessive;

3) tempi d'uscita di Dvd, Hd-Dvd, Blu Ray;

4) imponderabilità della collocazione presso gli altri canali di sfruttamento, vedi Pay-Tv, Video On Demand, film sui cellulari;

5) difesa dal downoading su Internet.
 

Solo ultima, ahinoi, la volontà del regista di poter optare per una rassegna piuttosto che per un'altra. Due più generali categorie costituenti "famiglie" di film contrapposti, ben più importanti nella propria definizione di campo rispetto alle pur fondamentali problematiche appena elencate, identificano invece FILM ITALIANI e PRODUZIONE INTERNAZIONALE, sulla differente forza d'urto dei quali rispetto al mercato non è il caso ora di soffermarsi.
Stiamo, infatti, argomentando dei prodotti finiti e non di ciò che dovrebbe essere fatto prima (si vedano, al proposito, i "commenti" ai Premi della 63.ma Mostra del Cinema, su Kinematrix).
All'interno di tale logica è abbastanza ovvio convenire che le guerre di religione non abbiano senso, mentre una sana e fattiva collaborazione aiuterebbe ogni categoria e sottocategoria di film e garantirebbe visibilità e identificabilità, all'estero, delle rassegne sopra citate.


2/ ROMA NON POTRà MAI ESSERE VENEZIA
a) per vocazione campanilistica, specchio di una difesa a oltranza di ciò che rimane dell'industria che fu;

b) per un'endemica tendenza a vivere sul poco e sul presente, più che a progettare - il che comporta fatica, sudore - nuovi orizzonti e prospettive: insomma, per la pigrizia del sistema, cui un diffuso decentramento produttivo servirebbe e servirà, considerata la sempre crescente importanza delle Film Commission regionali, a rimboccarsi le maniche;

c) per il montante, deleterio populismo della stampa locale e dei fruitori - non tutti cinefili veri e propri - che avvicina pericolosamente la sinistra, stufa del profilo alto tenuto da Venezia, alle posizioni di Mediaset in termini di abbassamento del livello medio della proposta cine-televisisva (Medusa è pesantemente e invasivamente presente a Roma);

d) per la vaga tendenza a spostare sul piano della Dolce Vita capitolina e dell'importanza delle star e del glamour il discorso sui contenuti, attorno ai quali sembra proibito argomentare, a Roma, quasi fosse materia esclusiva per i polverosi critici filo-veneziani;

e) perché Walter Veltroni e Giorgio Gosetti non potranno mai essere Massimo Cacciari e Marco Muller .


3/ LA CINA è VICINA
Siamo d'accordo sul fatto che la stampa cartacea continuerà a interessarsi solo del blockbuster americano, fino a che dietro ci saranno esclusivamente le produzioni statunitensi. Provate, però, a fare uno sforzo d'immaginazione e a vedere uno scenario nuovo e stimolante, dove a investire in Italia saranno capitali, ad esempio, cinesi e i meravigliosi film del Lontano Oriente domineranno la scena?
O dobbiamo ancora pensare che la "coscienza" dei critici e degli addetti ai lavori sia "sintonizzata" per sempre sugli accordi cinquantennali (1947-1997-20...?) stipulati con gli USA in materia di percentuali di presenza nelle nostre sale? Veltroni ne sa forse qualcosa?


4/ LA STAMPA FILO-ROMANA
Poiché le cose, col tempo, sono destinate a cambiare, lasciamo da parte il becero qualunquismo e la profonda, sconcertante ignoranza di personaggi che qualche direttore buontempone autorizza (o istruisce) a scrivere, pro-Roma, perle come quella che riportiamo di seguito, tratta da una rivistina distribuita durante i giorni della Mostra:


"(...)Da quest'anno a Venezia chi viene pescato in fragrante (non è un refuso, N.d.R.) con la bocca a culo di gallina verrà rinchiuso nella sala Perla a vedere HEIMAT in versione integrale (...)". Braccia rubate all'agricoltura, evidentemente, e con il massimo rispetto per gli agricoltori. Questo è solo uno dei cento possibili estratti dalla rassegna stampa de noantri che in queste settimane ha spinto come un rozzo carrarmato la causa di Roma, allargando il solco culturale che la divide già ora, e sempre più la dividerà, da Venezia. Non capiscono, nella capitale, che così fanno il gioco della Serenissima, sdoganando i propri atteggiamenti da pressapochismo coatto, da volemose bene rivolto, a prescindere dalla qualità, alla grande famiglia dei registi italiani esclusi da Venezia e al mare magnum dell'indistinto pubblico crialesiano, quello che a furor di popolo voleva buttare a mare (mare di latte...) un Leone d'Oro per il miglior film.


5/ MARCO MULLER, UOMO DI CULTURA
Benedetto sia, al proposito, il genio di Marco Muller, che regala il secondo splendido Leone a un regista cinese (Jia Zhang-Ke, dopo Ang Lee) ed è riuscito a mettere in piedi un'edizione memorabile quanto le due precedenti: fondamentali le Retrospettive sui Cinema Segreti - italiano, cinese, russo - la presenza di Tarantino, la consacrazione di Kim Ki-Duk e Park Chan-Wook, la riscoperta di Kato Tai e Fukasaku Kinji, la vitalissima selezione delle Giornate e della Settimana della Critica e la scelta di una miriade di titoli che, oltre a rimanere nella memoria come i migliori delle seguenti stagioni in sala, hanno ottenuto un'incredibile esposizione anche ai Golden Globe e agli Oscar.
Riguardo a Muller, infine, si sfati la vulgata della sua ossessione filo-orientale: Venezia ha premiato Hou siao-sien nel 1989, Tsai Ming-Liang nel 1994 e Kitano Takeshi nel 1997...


6/ SINISTRA E DESTRA SEPARATE (ANCHE IN CASA)/ ROMA FUTURA
Veltroni sta rischiosamente avvicinando il populismo della sinistra all'ignoranza della destra dei reality show: non vorremmo mai che a Roma si realizzasse l'incontro tra due culture che, ebbene sì, ogni tanto devono rimanere contrapposte e ideologicamente distanti.
Ciò che si è letto su fogli e carta straccia dell'opposizione berlusconiana (dove tutti i film colti, orientali o dotati di profondità diventavano mattoni) assomiglia, purtroppo, alla sciatteria salottiera di certi daily che, in mancanza d'argomenti,ironizzavano su Muller.
Cosa dobbiamo aspettarci da Roma? retrospettive sui Manetti Bros.? cataloghi su Archibugi - Virzì - Monicelli - Comencini Dinasty - Risi Family, su quel genio di Michele Placido (che in assenza di sceneggiatori di vaglia farebbe un altro mestiere), su Violante & Asia, incontri sull'importanza del nepotismo nel consolidare una tradizione ed eterni convegni sui peraltro importantissimi Sordi-Manfredi?
E, tocco finale, un'edizione futura della Festa interamente dedicata a Moretti Nanni, con tanto di visite guidate in Vespa per i colli romani, degustazioni di Nutella, partite di pallanuoto tra gli addetti ai lavori e adorazione di simulacri del Vate disposti in vari punti della città?
Qualcuno tra gli organizzatori della Festa (i più intelligenti e avveduti) ha evitato di farsi vedere al Lido, mentre in giro sono state notate facce tirate di altri co-direttori, alla ricerca vana di importanti colleghi impegnati a disertare una determinata serata danzante.


7/ I RUOLI DEI DUE FESTIVAL E DELLA KERMESSE

Roma non è Venezia, non è Cannes e non è nemmeno Torino, futura capitale del cinema italiano.
Stabilito tutto ciò, la capitale deve far tesoro delle proprie invariabili peculiarità, rinunciando a mettersi sul piano dei veri e propri "festival" e marcando ancora di più, per le future edizioni (se ci saranno...), la propria natura di gioiosa e festosa kermesse commerciale.
Le differenze, insomma, tra le due rassegne italiane, potrebbero aprire un nuovo interessantissimo scenario, al quale parteciperebbe la stessa Torino in una posizione di totale saldatura nei confronti di Venezia stessa.
Venezia e Torino, seguendo la propria vocazione, si occuperebbero de:

a) il CINEMA INTERNAZIONALE o a VOCAZIONE INTERNAZIONALE;
b) il CINEMA DI "ALTO", DI CONTENUTI E VISIVAMENTE INNOVATIVO;
c) il RUOLO ESSENZIALE DELLA CRITICA CINEMATOGRAFICA;

mentre Roma, complementare a questo quadro, sarebbe la kermesse incentrata su:

a) il CINEMA ITALIANO;
b) il CINEMA PIù COMMERCIALE ADATTO A UN PUBBLICO VARIEGATO ED ESTESO;
c) il RUOLO CENTRALE DEL PUBBLICO, che assegnerebbe i suoi premi;
D) IL MARCHè, il mercato, destinato a soppiantare il defunto Mifed e ad affrontare la concorrenza
di Pusan, Berlino, Cannes.

Riteniamo che quest'ultimo punto, grazie alla ricettività alberghiera di Roma, sia fondamentale e vada seriamente preso sul serio per dare alla Festa il ruolo che le compete. In particolar modo cinema italiano e, appunto, Mercato, dovrebbero costituire l'anima della rassegna romana, che deve dimostrare di voler cercare per sè un ruolo utile e non di vana giustapposizione nel panorama italiano.Consapevole che quasi nessun regista di fama mondiale (Scorsese è un'eccezione giustificata da profondi legami d'amicizia con i vertici della Festa) sceglierà Roma a dispetto di Venezia.
A conferma di ciò, si leggano i titoli passati al Lido quest'anno e l'elenco scarno e poco esaltante di ciò che è atteso nella capitale.
Auguri sinceri, ad ogni modo, alla Festa romana!
 

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