romaeuropa festival 2013

the art reacts.

Fondazione Europa 25/09-24/11 2013

 

simona BERTOZZI

orphans

dna2013

  di Ashai LOMBARDO AROP

> scheda

Ogni volta che sono andata a vedere un lavoro di Simona Bertozzi era soprattutto per vedere Simona danzare e cercare di capire, imparare da quel corpo un movimento ed una fluidità, più simile alla confidenza dell'animale con il suo ambiente, che dell'uomo.

La danza è un paradigma della vita, è governata da principi che sono egualmente applicabili alle due realtà e, si dice che nella vita sia necessario trovare prima un buon rapporto con se stessi, per poi avere un buon rapporto col mondo. La mia sensazione è che Simona abbia fatto questo con la danza. Vedo molti danzatori cercare soprattutto il rapporto del corpo con lo spazio, perché questo della danza viene insegnato, a rapportare il corpo con lo spazio, quindi col tempo e con altri corpi. Tutto questo è fondamentale, ma se manca il primo passo, si rischia di vedere un infinità di corpi anonimi, che cercano un loro posto nel mondo. Credo che Simona abbia capito, che il primo spazio con cui il corpo deve confrontarsi è il corpo stesso e, una volta trovata la totale confidenza e conoscenza di se stesso, il corpo si relazionerà allo spazio non semplicemente entrandovi, ma compenetrandolo in modo profondo. Simona è il corpo nella sua piena consapevolezza. è un corpo androgino: forte e delicato, sensuale e sfrontato, guerriero e, materno perché in continuo stato creativo, nel momento stesso dell'atto. Ero quindi davvero curiosa di vedere come Simona avrebbe passato tutto questo ad altri corpi, nei tempi brevi che in questo paese ci sono concessi per una produzione. 

"Orphans" inizia col portare lentamente il pubblico in una dimensione, o meglio, sono gli “orphans” che, lentamente, ad uno ad uno, portano il pubblico dietro di loro, come legato ad un sottile filo trasparente. Lo portano nel loro mondo, come solo i bambini sanno portarti, facendoti credere che tutto sia solo un gioco e poi ti accorgi che ti stanno insegnando qualcosa di fondamentale. Quando tutti e tre i performers sono in scena, la prima cosa che salta all'occhio è il criterio con cui sono stati selezionati.  è lampante, che le tre figure maschili dello spettacolo, Andrea Sassoli, Demian Troiano e Manfredi Perego,  non sono state scelte a caso o in base ad un curriculum, ma dopo una lunga osservazione e con un disegno ben preciso in testa. Tre corpi differenti, in termini di linee, muscolatura, stile, carnagione, altezza, espressività. Tre mondi a se stanti, che trovano il loro legame in un unico sistema solare, che li fa interagire l'uno con l'altro in perfetto equilibrio. La prima parte dello spettacolo ha portato, attraverso un crescendo delicato e sospeso, i tre mondi protagonisti a trovarsi fra loro, fino a diventare un unico corpo fluido, ed è lì che ho percepito in modo netto qualcosa di straordinario: tre figure maschili, dirette da una coreografa donna, conosciuta per avere una splendida umanità e grazia e nello stesso tempo un corpo forte, muscoloso e potente, sul quale ha fatto un lavoro da certosino, ha creato una combinazione necessaria, non solo al mondo della danza in Italia, ma anche nel generico approccio culturale alla dicotomia fra uomo e donna. I tre danzatori sono riusciti a catturare la delicatezza fluida e aggraziata di Simona, fondendola alla loro essenza maschile e creando un'entità fisica fortemente simbolica e ricca di archetipi, dove femminino e mascolino erano due facce della stessa medaglia. Così, gli “orphans” si fanno simbolo di qualcosa di alto, di un disegno più grande, che ci contiene tutti e può parlare non dell'uomo e il suo privato, ma dell'umanità in senso esteso. Grande abilità è stata anche quella di saper riadattare, in brevissimo tempo, lo spettacolo ad uno spazio non semplice, e non attrezzato per accogliere la danza, sapendo utilizzarne i pregi e i difetti al meglio. Molto azzeccato il finale, che spezza la densità dell'atmosfera con un tocco di ironia, dando voce ad alcuni orphans storici, ovvero personaggi, come Ulisse o Yuri Gagarin, che in comune hanno avuto l'errare incessante, la ricerca di qualcosa di apparentemente impossibile, la sensazione di essere soli, il dubbio di essere folli e l'impossibilità di fermarsi dall'inseguire il proprio sogno. E questo era solo un work in progress...aspettiamo con impazienza il lavoro finito.27/30

DANZA – 60’
Carrozzerie N.O.T, 24 Ottobre, ore 18:00
Concept Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Ideazione e Coreografia Simona Bertozzi
Interpreti Simona Bertozzi, Manfredi Perego, Andrea Sassoli, Demian Troiano
Musiche Pink Floyd, Susumo Yokota
Progetto luci Antonio Rinaldi
Produzione Nexus 2013
Con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Assessorato alla Cultura
In collaborazione con Crexida / Fienile Fluò Bologna
Residenze creative presso Dom La Cupola del Pilastro Bologna, Centro Mousikè Bologna
Associazione Era Acquario Parma

SITO UFFICIALE

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