Grande il potere della televisione, anzi enorme… soprattutto quando,
disconnettendoci la mente con reality show dalle varianti infinite,
riesce a farci dimenticare che mostri sacri dell’informazione italiana come
Biagi e Santoro sono stati liquidati dal mondo del giornalismo televisivo
con motivazioni dubbie. Fortunatamente per gli irriducibili fan della
libertà di parola c’è Sabina Guzzanti a rinfrescarci la memoria.
Il suo deciso j’accuse alla cultura della censura parte dal suo
vissuto personale: la chiusura dopo appena una puntata del programma
satirico RAIot, peraltro di grande successo. Nella vana ricerca di valide
motivazioni che hanno portato RAIot all’esclusione dal palinsesto Rai,
Sabina si trova a fronteggiare i potenti. Questi, nella maggior parte dei
casi, risultano indifferenti, privi di motivazioni serie, evasivi,
canzonatori, infantili, del tutto distanti dal fulcro del problema. Il senso
di desolazione che lo spettatore naturalmente prova è aggravato dagli
illuminanti interventi di comici e giornalisti europei allibiti dal calo di
rispettabilità dell’apparato informativo del bel paese.
Nonostante il peso delle tematiche il film riesce a risultare più che
piacevole, assolutamente mai noioso, quasi appassionante. Questo grazie alla
capacità della regista di mixare elegantemente le demoralizzanti
dichiarazioni dei protagonisti ai loro doppi satirici creando un equilibrio
fra realtà e paradosso (benché la prima sia spesso più tragicamente
surreale). Il ritmo è sostenuto da una sceneggiatura sintetica ed incisiva,
precisa ma accessibile, qua e là impreziosita da tocchi ironici. Molto
appropriata è anche la frequente suddivisione e moltiplicazione
dell’inquadratura che talvolta valorizza il messaggio della sceneggiatura e
talvolta ridicolizza gli intervistati. La formula che rende il film vincente
è dunque quella del “ridiamoci sopra” ma dopo averci pensato bene.
L’impatto finale è un senso di disorientamento tipico di chi si risveglia
dopo un letargo leggermente alleviato solo dal ragionevole dubbio di aver
ascoltato solo una campana. Ma come aspettarsi il politically correct
quando la politica per prima è stata incorrect?
Voto: 28/30
08:10:2005 |