Nell’epoca del lavoro
flessibile dove la parola "nuovo" si trasforma in slogan pubblicitario e
cambiare fa rima con migliorare Aronofsky ci presenta un uomo che resta
sempre uguale in un mondo che gli si trasforma attorno.
Randy The Ram é un vecchio wrestler che si trova in un corpo affaticato dai
pesi e dagli anabolizzanti, e che dopo aver fatto un infarto è costretto a
fare i conti con il suo presente. Nella fisica impossibilità di essere
quello che é sempre stato tenta di trovare un’altro lavoro, ricontatta la
figlia adolescente che conosce a malapena e cerca di uscire dalla solitudine
insieme a una stripper un po agée interpretata da Marisa Tomei. Riesce ad
aprire tutte queste porte: trova effettivamente un nuovo lavoro in un
supermercato, la figlia gli dà la possibilità di riscattarsi come padre e la
Tomei, seppur inizialmente coriacea viola la regola del "mai con un
cliente".
Mickey Rourke domina il film, muovendosi tra svariati registri emotivi
restando sempre credibile senza mai farci perdere nel film, capace di
accompagnarci nell’other side, mescolando la dolcezza al patetico,
emarginazione e speranza, lasciandoci nell’impossibilità di giudicare il
personaggio.
Tutto scorre, ogni cosa un istante più tardi é già qualcos’altro, diceva
Eraclito, oppure cio che esiste é puro, privo di ogni alterità e siamo
costretti al flusso continuo e perfetto parmenideo? Randy the Ram è incapace
di trasformarsi in Robin il commesso di una rosticceria, pur volendolo non
riesce a diventare padre e anche il sogno di una nuova vita insieme alla
donna amata scompare dinnanzi all’utopia di poter tornare quello che é
sempre stato.
Metafora di un paese che tenta disperatamente di cambiare ma che si trova
comunque e sempre dinnanzi ai propri errori e alle stesse battaglie, Randy
non ci dà una soluzione, ne é la prova l’ultimo scontro contro l’Ayatollah -
chi vuole intendere, intenda - scontro che non ha vinti ne vincitori, ma è
solo la prova dell’impossibilità di diventare davvero qualcos’altro, dove
l’unica azione permessa é la riaffermazione continua della propria identità.
Arofnosky ci pone davanti a una domanda vecchia come il mondo: é davvero
possibile cambiare o siamo e saremo sempre la stessa cosa?
08:03:2009
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