WALLACE & GROMIT

LA MALEDIZIONE DEL CONIGLIO MANNARO

di Nick Park, Steve Box
Animazione

 

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE 2006

di Marco AGUSTONI


Dopo quasi vent’anni di carriera, Wallace & Gromit, i pluripremiati eroi di plastilina creati da Nick Park, si danno al lungometraggio, e l’esito non poteva che essere all’altezza di qualunque altra produzione della Aardman Animations. Ci sono voluti cinque anni di fatica, ma Park, affiancato alla regia da Steve Box (suo collaboratore dai tempi del cortometraggio I PANTALONI SBAGLIATI), e con uno stuolo di animatori e professionisti vari al suo servizio, è riuscito nell’impresa. Al di là del lavoro titanico necessario a confezionare quasi un’ora e mezza di animazioni in plastilina, il problema è stato soprattutto, a detta dello stesso autore, quello di creare una trama ed una sceneggiatura che giustificassero la scelta del lungometraggio. Per essere all’altezza, Park, Box e gli alti due sceneggiatori (Bob Baker e Mark Burton), si sono affidati ad un immaginario ormai largamente acquisito, quello degli horror classici della Universal Pictures, di cui LA MALEDIZIONE DEL CONIGLIO MANNARO ricalca la struttura semantico-sintattica, riproponendone fedelmente situazioni e stilemi. I movimenti di macchina, le soggettive del mostro (che fra l’altro, per la prima metà del film non viene mostrato se non per particolari, come spesso avviene nei film dell’orrore), i personaggi (il prete, la folla inferocita, lo scienziato, il mostro che da carnefice si trasforma in vittima...), l’andamento narrativo, tutto quanto sembra rimandare ad una tradizione ben consolidata, facendo del primo lungometraggio di Wallace & Gromit un vero e proprio “horror di pongo”. Ovviamente, però, alla maniera loro: così, il feroce mostro non sarà un vampiro, uno zombi o uno spettro, quanto un ben più ridicolo coniglio mannaro; e non si potrà certo nutrire di persone, bensì di frutta e ortaggi. Allo stesso modo, la musica d’atmosfera che sembra far parte della colonna sonora, si rivelerà essere suonata da un organista di chiesa, situandosi così a livello della diegesi (e citando il violinista nell’armadio di Woody Allen). E via dicendo...
In sostanza, nell’Anonima Cittadina in cui vivono Wallace, inventore al contempo tonto e geniale, ed il suo cane Gromit, che costituisce il lato assennato della coppia, si sta avvicinando l’annuale Fiera dell’Ortaggio Gigante, e tutti gli abitanti si danno da fare per coltivare melanzane gargantuesche, zucchine pantagrueliche e carote epocali. Gli unici a poter funestare l’evento sono i conigli della zona, che dietro il loro aspetto tenero e peloso celano una voracia in grado di far fuori qualsiasi orto nel giro di una nottata. Ne approfittano proprio Wallace e Gromit, che grazie alle bislacche invenzioni del primo forniscono ai cittadini un efficiente, ma soprattutto compassionevole servizio di disinfestazione, riuscendo a togliere di torno gli affamati coniglietti senza torcergli un solo pelo. Il tutto per la gioia della sensibile Lady Tottington, l’aristocratica organizzatrice della Fiera di cui Wallace s’invaghisce, e per il disappunto di Victor Quatermaine, l’arrogante pretendente della nobildonna, che preferirebbe sistemare la questione a colpi di fucile. La situazione si complica quando lo stralunato inventore decide di tentare di “redimere” i conigli con la sua nuova invenzione, una macchina in grado di condizionare le onde cerebrali. Qualcosa però va storto, e Cuccia, il coniglietto usato come cavia nell’esperimento, manifesta segni di turbamento. La sera stessa, una misteriosa creatura comincia a seminare il panico negli orti della cittadina. La caccia al mostro ha così inizio.
Suffragato da animazioni stop-motion sempre più fluide e da una serie di personaggi incredibilmente espressivi, la vicenda lascia poco spazio alla sorpresa, ma diverte ed appassiona, sia grazie all’umorismo genuino che ha da sempre caratterizzato Wallace & Gromit, sia grazie al già menzionato gioco di rimandi e citazioni cinefile che compiacciono lo spettatore.
Park e Box optano per conservare lo stile visivo caratteristico della serie, lontano da quello più pulito, ma in conclusione più patinato, del loro precedente GALLINE IN FUGA, così da ottenere l’effetto, per dirla con le stesse parole dei creatori, “di far vedere le impronte dei pollici” degli animatori sui modelli, e conferire attraverso qualche piccola imperfezione un’idea di artigianalità lievemente retrò. Il ricorso alla computer graphic è stato invece limitato a quei casi dove la plastilina e i modellini non sarebbero arrivati, soprattutto per quanto riguarda gli elementi di atmosfera come la nebbia, o per situazioni di difficile gestione, come ad esempio la scena in cui i conigli fluttuano nella trappola di Wallace. Il risultato è quanto di meglio si sia visto ultimamente nel campo della stop-motion, con in più un look che si riaggancia ad un ideale di genuinità passata, che sa di mani di bambino affondate nel pongo.
A completare la morbida miscela, le musiche curate da Julian Nott, già autore del tema storico di Wallace & Gromit, si armonizzano alla perfezione con le situazioni rappresentate, riuscendo a mantenere anch’esse il sound da “orchestra di ottoni dello Yorkshire” tipico della serie.
Ancora più notevole, LA MALEDIZIONE DEL CONIGLIO MANNARO riesce a fare tutto ciò –divertire, appassionare, stupire- senza la minima ombra di cinismo, cosa assai rara nel campo dell’animazione di questi ultimi anni.
 

Voto: 30/30

28:02:2006

Wallace & Gromit

The Curse of the Were-Rabbit

Regia: Nick Park, Steve Box
Anno: 2005
Nazione: USA/Gran Bretagna
Data uscita in Italia: 03:03:2006
Genere: Animazione