VIVAN LAS ANTIPODAS

di Victor Kossakovski

documentario

  di Marco Grosoli

 

26/30

 

Documentarista che potrebbe essere tra i più inventivi dl mondo, Victor Kossakovski è frenato soltanto dall'insostenibile leggerezza dei suoi soggetti. Lo mostra bene, per esempio, quel suo film di qualche anno fa che montava insieme i materiali raccolti da settimane di osservazione degli stradini che lavoravano sotto la sua finestra. In altre parole, il cineasta russo appare un po' limitato dal compiacimento con cui si “avvoltola” nelle sue trovatine.

Anche qui, l'idea è bella, ma stiracchiata molto oltre quel poco che avrebbe potuto reggere. Un film che mette al confronto luoghi della parte opposta della terra (gli antipodi): il Cile e la Russia, la spelacchiata piana argentina e la brulicante Shanghai, la Spagna e la Nuova Zelanda. Rimangono fuori pochi altri esempi possibili, visto che per la sua gran parte il pianeta è coperto dall'acqua e quasi sempre agli antipodi di un luogo si trova qualche distesa marina o oceanica.

È un caso? Sembrerebbe di no, perché il film ci suggerisce (insistendo per la verità molto oltre il dovuto) che le acque (di qualunque tipo) sono gli antipodi, perché presentano un mondo capovolto sulla propria superficie specchiante.

Kossakovski si bea sfacciatamente delle analogie puramente grafiche tra un qualche pezzo di mondo e qualche altro al suo opposto geografico. Fa convivere sovente le due opposte metà del pianeta nella stessa inquadratura (come fosse il riflesso in uno stagno di ciò che si affaccia sulla riva). E indulge in pezzi di cinema effettivamente straordinari, come i minuti e minuti in cui segue da vicinissimo un uccello mentre volteggia compiendo spettacolari ghirigori nel cielo. Il documentarista insomma sembra “pattinare” sulla superficie delle immagini, sul loro richiamo visuale un po' facile.

Colori splendidi, carrellate voluttuose, steadicam a seguire un personaggio lungo i vicoli di qualche caseggiato cinese sparate per minuti. Kossakovski ci restituisce senz'altro un certo incanto, ma ci vorrebbe forse una solennità più circospetta, meno frivola e meno indulgente per le facili tipizzazioni di indigeni russi o neozelandesi o altro, per entrare in uno dei templi maggiori dell'arte cinematografica: la coincidenza degli opposti che ci fa segno da dietro l'apparente immediatezza trasparente dell'immagine.

 

03:09:2011