Ispirato alla vita del grande scrittore americano, il film ne approfondisce
gli anni relativi alla genesi di “A sangue freddo”, suo capolavoro e opera
capostipite di un nuovo genere letterario, il “docu-drama”.
è la fine del ’59 quando
Capote (Hoffman), già famoso ma in un periodo di crisi creativa, si imbatte
nella lettura di un quotidiano che riporta la notizia di una strage nel
Kansas: in una piccola cittadina rurale quattro componenti di una famiglia
di proprietari terrieri sono stati trucidati durante un tentativo di rapina.
Rimasto sconvolto dall’articolo, Capote decide di abbandonare il suo giro
mondano newyorkese per seguire da vicino la vicenda ancora avvolta dal
mistero insieme all’amica scrittrice Harper Lee (Keener). Quando i due
assassini (Collins Jr. e Pellegrino) verranno catturati, entrerà in contatto
con loro, stabilendo un rapporto straordinariamente intenso soprattutto con
uno di essi ed arrivando persino ad aiutarli dal punto di vista legale.
Aiuto che non eviterà ai due di essere condannati e giustiziati.
Il film dell’esordiente Miller, non a caso proveniente dai documentari,
convince soprattutto nella prima parte, quando, grazie anche alla bellissima
fotografia dalle tonalità livide di Adam Kimmel, sembra voler riprodurre il
senso di mistero e fatalismo quasi fiabesco del libro di Capote mantenendo
una certa distanza dalla materia narrata.
Poi la sceneggiatura di Dan Futterman - tratta da un romanzo di Gerald
Clarke - prende di petto il protagonista e, alla stregua di un personaggio
di Tolstoj, lo mette di fronte ad un universo morale traumatico ma
espiatorio capace di elevarlo da un’esistenza fatta di abitudini e rapporti
superficiali. E qui le cose funzionano meno, perché i confronti a sfondo
psicanalitico fra scrittore e carnefice risultano ripetitivi e non si
inoltrano mai troppo in profondità. Così come viene trascurato il rapporto
fra vita e scrittura nonostante la presenza di personaggi secondari che sono
a loro volta scrittori (la Lee è l’autrice del romanzo da cui fu tratto
Il buio oltre la siepe).
La grande interpretazione di Hoffman, comunque, malgrado sia male assistita
dal doppiaggio e a tratti tracimi nella caricatura, riesce a distrarre dagli
squilibri. All’altezza il resto del cast.
Voto: 27/30
15:02:2006 |