tormented

di Takashi Shimizu
con Hikari Mitsushima, Teruyuki Kagawa

e con Takeru Shibuya, Tamaki Ogawa

  di Paola Alioto

 

26/30

 

Shimizu Takashi è sicuramente una delle personalità registiche più famose nel campo del J Horror giapponese. I J Horror sono famosi per le tematiche trattate e la narrazione delle vicende, e per la tendenza a concentrarsi su un horror di carattere psicologico, costruendo la tensione più su ciò che non viene mostrato. Particolarmente utilizzati nel genere sono gli yūrei - fantasmi della tradizione giapponese che altro non sono che le anime dei defunti incapaci di lasciare il mondo dei vivi e raggiungere in pace l'aldilà - e i poltergeist - “spiriti rumorosi” la cui presenza si manifesta sostanzialmente con il movimento improvviso di oggetti: quadri che cadono, mobili che si spostano, elettrodomestici che si accendono e si spengono, pietre e sassi che volano con traiettorie insolite.

Anche il mondo messo in scena in Rabitto Horaa 3D (tormented) è abitato dagli inquietanti fantasmi yūrei. Protagonista della pellicola è un bambino (Shibuya Takeru) la cui famiglia si sta sgretolando: la madre (Ogawa Tamaki) - che torna ossessivamente sotto le spoglie di un yūrei - è morta mentre lo dava alla luce, il padre (Kagawa Teruyuki) - caduto in una sorta di depressione per l'ennesimo lutto - trascorre le sue giornate chiuso nel suo studio a disegnare il libro animato della fiaba The Little Mermaid - La Sirenetta, e la sorella muta (Mitsushima Hikari), il personaggio con cui ha il feeling maggiore. La situazione, tuttavia, inizia a peggiorare nel momento in cui il piccolo protagonista inizia a manifestare un forte attaccamento a un coniglietto di peluche. D'un tratto nella sua vita nulla è più certo: l'esistenza o meno della sorella, la follia del padre. Si tratta di realtà o di pura allucinazione?

Shimizu conduce lo spettatore in un nuovo viaggio nel lato segreto, oscuro, fragile, della psiche umana. Come era accaduto per The Shock Labirynth 3D (2009), Rabitto Horaa 3D è un viatico nella percezione della realtà, la cui rappresentazione viene alterata per via dell'utilizzo della tecnologia 3D. L'assunto del film prende le mosse proprio da The Shock Labirynth 3D. Tuttavia, Shimizu non si limita a realizzare un sequel dell'opera precedente, ma si spinge oltre: porta i personaggi di Rabitto Horaa 3D in una sala cinematografica a vedere proprio The Shock Labyrinth 3D, dove la tecnologia tridimensionale fa passare il coniglio di pezza dal primo film (che si vede sullo schermo), in questo secondo. Quando il peluche sembra uscire dallo schermo il bambino lo afferra e lo prende effettivamente, e da qui tutto ha inizio.

Come in un vortice, Rabitto Horaa 3D sdoppia la visione del pubblico facendolo “flutturare” in due mondi paralleli: il primo, quello della storia dell’orrore che si materializza in uno strano coniglio, e il secondo, che mostra l'incrinarsi dei legami di famiglia mano a mano che le anime dei due fratelli si perdono nei loro oscuri mondi “personali“. Ne conseguono alcune domande senza risposta: cosa lega il coniglio al loro terribile passato? Perché l’animale tenta continuamente di rapire il bambino? E infine, quando e come la sorella ha perso l’uso della voce?  E su tutte queste domande un messaggio è ovvio: il fatto di condividere lo stesso mondo non significa necessariamente che si debbano vedere e provare le stesse cose.

Il film segna la prima collaborazione di Shimizu Takashi con il celebre e pluripremiato direttore della fotografia Christopher Doyle, che vanta numerosi sodalizi con molti altri celebri registi asiatici (Wong Kar-wai, Ki-Yong Park, Imaoka Shinji, per citarne alcuni).

Conturbante, perturbante, straniante: Rabitto Hoora 3D è un film che non può lasciare indifferenti gli amanti del generi.

 

08:09:2011