Mi piacciono quelle storie vagamente immorali dei primi '90;
deludenti come la vita, libere dal vincolo dell’happy end occidentale (o
anche solo dell’end).
Götz Spielmann ci racconta una storia così, minimale ed hanekeniana (ma non
saccente);
Una revanche nera che si piega al corso delle cose;
Il titolo (spoiler) è un inganno, un invito o un intenzione che si stempera
man mano;
Sono personaggi inadeguati e per questo in perenne sfida, inseguiti da
ostinazioni, debiti e nevrosi inestinguibili; Non sono i provetti e
sceneggiati protagonisti di film (a cui pure noi potremmo suggerire cosa
fare), ma solo individui approssimativi, interpreti di prototipi senza
esserne all’altezza; addirittura stupidi;
Spielmann non è pudico o perbenista, non vuole demarcare una parabola, un
insegnamento, piuttosto lo accoglie, succube dei meccanismi deludenti della
vita; (cinematografia fieramente europea, altro che
Avatar);
Un tizio fa il tuttofare in un bordello a Vienna (cambia gli asciugamani, fa
il buttafuori, l'autista...); ha una relazione (segreta) con la più bella
delle prostitute, un’ucraina, che ricambia il sentimento; Ma il gestore vede
nella ragazza la possibilità di più alti guadagni, vorrebbe ricevesse i
clienti importanti in un appartamento; la ragazza tituba e il magnaccia la
fa malmenare da un finto cliente per convincerla... ma il ns doppiogiochista
viene a sapere la cosa e decide di scappare con lei non senza un piano… (la
devo fare breve) c’è una rapina, un omicidio, una fuga, una vendetta… le
cose precipitano (divagano anzi).
Venendo meno la seduzione dei consumi, tapis roulant della metropoli,
le vicende riprendono man mano il flusso silenzioso della natura, si
ristabilisce l’ordine delle cose, la filogenesi e la responsabilità degli
individui (pura filosofia); Gli ingranaggi difettosi del caso ci portano da
un registro all’altro. Veramente non male.
14:03:2010 |