
Un gruppo di reclute viene inviato per il corso di addestramento a Fort
Polk, in Louisiana, nell'infame Tigerland, l'ultimo passo prima del Vietnam
per centinaia di uomini nel 1971. Tra loro c'è Bozz, una specie
di mito, che si oppone a qualunque cosa non gli garbi più di tanto,
e che aiuta vari colleghi a congedarsi e a far valere i propri diritti.
Perché? Perché sa bene, si è reso ben conto, che
sono diretti verso il Vietnam, e che l'ingranaggio bellico li sta lentamente
inghiottendo, con la sua etica, i suoi principi spietati e finalizzati
ad annullare l'individuo. Bozz è cosciente di questo, è
ribelle perché consapevole di quello che li aspetta lì ancor
prima di esserci andato. Bozz ha la consapevolezza del vuoto americano,
e del fallito e finto american dream. TIGERLAND è un film su ciò
che accadeva prima, sui primi passi mossi dalla macchina bellica americana
che si dimostra già marcia fin dall'inizio. Insieme a Bozz (Collin
Farrell), c'è il soldato semplice Paxton (Matt Davis) nsempre con
il diario in mano perché lui vuole andare in guerra ed emulare
Hemingway e James Jones; Miter (Clifton Collins), che vuole imparare ad
essere un vero uomo, e Wilson (Shea Whigham), il cattivo di turno, vuole
uccidere Bozz. Lentamente, dopo pochi minuti, ci accorgiamo in cosa siano
finiti questi ragazzi: sono invitati a non pensare, addestrati ad uccidere.
Joel Schumacher lascia il mercato delle grandi produzioni e si avvicina
a pellicole più piccole, semplici, azzeccate. Girato in soli 28
giorni, TIGERLAND risente sicuramente del movimento Dogma '95 di Lars
von Trier perché abbandona a piè pari tutti gli artifici
tecnici e retorici di Hollywood per badare alla schiettezza affidandosi
ai sedici millimetri e alle macchine a spalla. Il film così si
concentra sui protagonisti, sulla loro emotività, e risaltano maggiormente,
in questa maniera, il senso di lealtà, compassione e coraggio sottolineati
dal film, dalla storia, e dai suoi personaggi. Sangue, pugni, violenza:
tra loro c'è Bozz che sa già come va a finire e bada ad
altro, a quello che ormai può contare, e cioè all'amicizia.
Voto: 27/30
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