THE VILLAGE

di M. Night Shyamalan
Con: Joaquin Phoenix,Bryce Dallas Howard, William Hurt, Sigourney Weaver, Adrien Brody

di Riccardo FASSONE


Che l'enigmatico indiano di Hollywood M. Night Shyamalan avesse tentazioni autoriali piuttosto ardite era stato chiaro sin dall'uscita de IL SESTO SENSO, pellicola interessante per tematiche ed arricchita da certi voli pindarici di regia nemmeno disprezzabili. Altrettanto evidente, però, è che con robaccia come SIGNS e UNBREAKABLE, non è facile farsi insignire (da chi poi?) della corona di autore o, almeno, superare indenni l'ordalia della critica cinematografica. A voler sottolineare l'egotismo ipertrofico del nostro ci pensa THE VILLAGE (che, tanto per gradire, ha portato negli Stati Uniti l'agghiacciante titolo promozionale di M. NIGHT SHYAMALAN'S THE VILLAGE), film che vede l'amore del regista per il sovrannaturale tout court cedere il passo ad una messa in scena più rigorosa che, pur non mancando di suggerire congetture fantastiche, sembra guardare ad Hitchcock più che a Polanski. Andando ad indagare territori che sembrano, almeno tematicamente, di pertinenza Spielberghiana, Shyamalan descrive la condizione di una società intrappolata, in senso più che mai concreto, in una valle circondata da un inquietante bosco che parrebbe essere rifugio di creature minacciose. Detta così, quella di THE VILLAGE parrebbe essere una storia classicamente allegorica, nella quale il tema del confine come elemento di segregazione e autosegregazione si lascia scorgere su più piani; in realtà uno dei (pochi) meriti di Shyamalan è quello di non essersi soffermato, almeno nella prima mezz'ora di pellicola, su congetture psicosociologiche, preferendo alla trattazione dell'aspetto metaforico della vicenda una costruzione della suspense piuttosto ben congegnata. Peccato che quanto di bello c'è in THE VILLAGE si esaurisca qui; se l'effetto di straniamento dello spettatore che deriva dall'immersione in una situazione formalmente realista ma logicamente impensabile funziona a dovere, lo stesso non si può dire della trama fin troppo fitta di clues che Shyamalan inizia a tessere non appena la vicenda si fa più definita. Nel tentativo di confondere il fruitore, il film dà vita ad un'estenuante sequela di colpi di scena suggeriti, mostrati, smentiti e ri-mostrati che, nella migliore delle ipotesi, si rivelano artificiosi, mentre nella peggiore sembrano presupporre la totale idiozia dello spettatore. Nonostante la vicenda inizi a colorarsi di aspetti simbolici (che purtroppo ci è difficile riportare visto che costituiscono parte integrante della “sorpresa” che dovrebbe essere sottesa al film), il potenziale comunicativo e l'apparente sobrietà del lavoro di Shyamalan prendono fatalmente la rotta della deriva dopo la fatidica prima mezz'ora ed il restante metraggio di pellicola non sembra andare oltre a sporadiche trovate di fotografia. L'intera costruzione dell'elemento di thrilling viene smontata e ri-assemblata in quella che sembra la parodia grottesca di un horror, mentre i personaggi, sempre a metà tra figure umane e caratteri sociologici, perdono man mano la propria credibilità. Sia chiaro, Shyamalan non è uno sprovveduto e l'incessante provocazione che porta allo spettatore non manca di dar frutti in termini di coinvolgimento, ma è proprio l'intreccio finale, che porta alla necessaria epifania inaspettata, che rivela la natura effimera di un film che si regge (a malapena) in piedi su un paio di grossolane Hitchcockerie ed una costante indecisione nel prendere le parti dei propri personaggi mascherata da insopportabile distacco Von Trieriano. Imperdonabile.
 

Voto: 16/30

06:11:2004


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