
Nick (De Niro), un professionista del furto di gioielli intenzionato
a ritirarsi dall'attività illecita per dedicarsi alla direzione di un
Jazz Club e alla sua compagna Diane (Bassett), viene convinto dall'amico
e ricettatore Max (Brando) a partecipare all'ultimo e definitivo colpo:
il furto di uno scettro francese di valore inestimabile custodito nella
dogana di Montreal. A fare da basista all'interno della dogana ci
penserà Jackie Teller, un giovanotto spregiudicato e genialoide in grado
di farsi passare per minorato mentale e così assunto dalla dogana nonché
fortemente intenzionato a fare una veloce carriera nel ramo rapine: ci
si potrà fidare di lui? Quella che era stata presentata come una gara
di bravura tra due "mostri sacri" come De Niro e Brando è un bell' esempio
di quel genere di film che mentre li guardi per la prima volta ti
sembra di averli in realtà già visti altre cento: il ladro gentiluomo,
il socio doppiogiochista, la "missione impossibile" che assicura la pensione,
l'immancabile caveau, la difficoltà che rischia di far saltare tutto,
il furto acrobatico per schivare sensori laser e telecamere, la resa dei
conti al momento di spartire il bottino...i quattro sceneggiatori (quattro!)
meriterebbero altrettante candidature alle annuali "pernacchie d'oro"
per come sono stati bravi a scopiazzare in lungo e in largo - da TOPKAPI
a MISSION: IMPOSSIBLE - per non parlare della scarsa fantasia nella caratterizzazione
dei personaggi. Un po' come era accaduto per ENTRAPMENT con Connery
e la Zeta-Jones, il genere di film incentrato su un "colpo grosso", sia
che propenda verso la commedia o verso il thriller, sembra adattarsi
bene come pretesto per rilanciare vecchie glorie e proporre divi recenti,
personalità e volti in grado di reggere un film e attirare pubblico -
almeno nelle intenzioni dei produttori - con l'antico carisma o grazie
ad una improvvisa fama. In THE SCORE il "menage a trois" generazionale
tra Brando-De Niro-Norton si presentava quantomeno intrigante sulla carta
ma il risultato finale fortemente sbilanciato lascia l'amaro in bocca
al di la del fatto che gli interpreti non siano stati sostenuti affatto
dalla sceneggiatura. Se Marlon Brando si ostina a fare comparsate - per
altro molto ben pagate - nonostante dia l'impressione che ogni parola
che recita gli produca un dolore fisico e un De Niro appannato fa il suo
compitino cercando di sopperire con la quantità - ultimamente lo abbiamo
visto spesso sugli schermi - alla recente scarsa qualità, il vero vincitore
del match e l'unico che porti veramente qualcosa alla causa del film è
il talentuoso Ed Norton che pur manifestando palesemente di non impegnarsi
fino in fondo sfodera un istrionismo recitativo che a tratti fa
ricordare il Dustin Hoffman dei bei tempi. Riguardo alla regia c'è da
dire che Frank Oz - conosciuto regista di commedie come IN & OUT e
BOWFINGER - dirige il tutto con uno stile anonimo e senza guizzi,
quasi timoroso che una regia più personalizzata possa in qualche modo
distogliere l'attenzione dai tre attori, gli unici veri cardini del film.
In conclusione THE SCORE non è un brutto film ma è un film anonimo - che
forse è peggio - oltre che già visto, che si fa seguire ma che scorre
via senza lasciare alcuna traccia nella mente una volta usciti dalla sala.
L'aneddotica racconta che per via di screzi nati sul set Brando abbia
imposto alla produzione di girare le scene che lo vedevano impegnato senza
la presenza del regista, il quale si è visto costretto a dare indicazioni
al suo assistente da un sala esterna al set per mezzo di un microfono.
Voto: 16/30
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