the road

la strada

27/30

Una strada alla fine del mondo, un padre che ha nelle proprie mani il destino del suo unico figlio e forse il futuro (dell'umanità). Scarpe che si consumano e freddo nelle ossa, poi buio, nero, pece, apocalisse, ladri, cannibali, assassini. Poco è rimasto all'uomo per credere e poco ha il merito di farci (intra)vedere all'orizzonte il regista, l'australiano John Hillcoat, che qui si misura con la trasposizione del celebre romanzo di McCarthy: "The Road" (premio Pulitzer 2007).
Dopo una catastrofe nucleare che ha ridotto la terra alle desolate lande di Kenshiro (docet), padre e figlio si incamminano verso il mare domandandosi di che colore sia e sognando che vi sia rimasto del blu da raccontare. La strada per raggiungere la costa è disseminata di detriti umani e non, è ormai terra di predoni assetati. La civiltà si è estinta, tutt'uno con i colori e il volo degli uccelli, ed è tornata in auge la vecchia regola estrema di sopravvivenza: simile - mangia simile. Profetico, un Robert Duvall/Omero dagli occhi vitrei di vecchio accattone, sentenzia che togliersi la vita è un lusso che non ci si può permettere (di questi tempi). La linea fra bene e male, buoni e cattivi, vacilla con l'America stessa nelle sue convinzioni più intime e cerca luce nel fuoco che (si) porta dentro al cuore di padre. Sulle note di Nick Cave.
Ci voleva del coraggio per scegliere il testo di McCarthy, e prima d'ora l'avevano avuto solamente i grandi Coen di Non è un paese per vecchi. Serviva il successo dell'accoppiata Viggo Mortensen (padre) e Kodi Smit-McPee (figlio - un vero peccato il doppiaggio della voce italiana che è troppo infantile e non si sopporta). Quel che è certo è che, a differenza di quanto accaduto per 2012 (nota: uno dei film peggiori dell'ultimo anno), uscirete dalla sala dopo 112 minuti di grigio e nulla, di angoscia e devastazione, e vi sembrerà un mondo nuovo.

Non è poco, per cominciare.
 

15:06:2010