Interprete alle nazioni unite, Silvia Broome (Kidman) ascolta casualmente
una conversazione in cui si parla di un attentato da organizzare contro un
capo di stato africano; l’agente dell’FBI Tobin Keller (Penn) viene
incaricato di proteggerla ma allo stesso tempo di controllare i suoi
spostamenti: Silvia, infatti, cresciuta in Africa, nasconde un
insospettabile passato da ribelle.
Pollack torna al thriller politico trasponendo una sceneggiatura firmata,
fra gli altri, da Steven Zaillian (SCHINDLER’S LIST, GANGS OF NEW YORK). Ma
più che l’atmosfera di sospetto post-Watergate de I TRE GIORNI DEL CONDOR il
risultato ricorda la professionale e fredda confezione de IL SOCIO: il ritmo
serrato serve spesso ad occultare gli angoli bui di uno script che mantiene
solo la metà delle promesse ed una regia che non sembra nutrire grosse
aspirazioni. La mano di Pollack si intravede quando lascia i protagonisti
riflettere su loro stessi ed insinua un sottotesto sentimentale negli
intrighi di potere, ma Penn e la Kidman, convincenti se presi singolarmente,
non trovano il feeling giusto, e in alcuni momenti i loro incontri-scontri
sfiorano il ridicolo, come nel “malinconico” epilogo.
Niente di indegno, comunque: è una di quelle pellicole che lascerebbero
piuttosto soddisfatti se non vi fossero coinvolti grossi nomi.
Primo film ad essere girato all’interno dell’ONU (laddove Hitchcock per
INTRIGO INTERNAZIONALE si era dovuto accontentare di ricostruzioni in studio
ed inquadrature “rubate”), conferma, insieme ad altri prodotti analoghi
usciti in questo periodo, la volontà del cinema americano di esorcizzare le
paure legate alla situazione politica mondiale.
Voto: 24/30
20:10:2005 |