the east

di Zat Batmanglij
con Brit Marling, Alexander Skarsgård

di Giorgio CARELLA

 

28/30

 

Una giovane e intelligente (e anche estremamente carina, lasciatevelo dire) Sarah Moss (Brit Marling) ha il compito di infiltrarsi sotto copertura in un gruppo di ecoterroristi chiamati THE EAST per conto di un'agenzia di spionaggio industriale, la Hiller Brood, che cura gli interessi di grandi aziende multinazionali. Sarah conquisterà lentamente la fiducia del gruppo mettendo progressivamente in discussione se stessa e i parametri del suo mondo.
Pare che ultimamente, nel grande calo generale di idee e di capacità di raccontarsi che ha l'America, ogni tanto capitino delle chicche. The East è una piacevolissima sorpresa in cui troviamo due temi che non possono non essere condivisi da molti. Il concetto di rivalsa e quello di menzogna. A fare da corollario a tutto ciò c'è quello della ricerca di un approccio radicale all'ecologia e alla lotta armata come principio non tanto sovversivo ma riequilibrativo, cioè la violenza come scotto da pagare per essere avvelenatori dell’ambiente e della società umana. Dietro al conflitto Ambiente-Industria in realtà si cela quello della scoperta di una identità diversa. Una identità che per anni abbiamo pensato appartenesse al diventare grandi e adulti, all'accettare il sistema in cui cresciamo e lavoriamo come un insieme di regole che hanno il loro compromesso ma che dirette con adeguata lucidità e strategia ci portano comunque verso le cose giuste da fare.
In realtà in The East si ragiona sul fatto che qualsiasi posizione è tendenzialmente fallimentare e che di ognuna bisogna comprenderne i pro e i contro. è la ricerca verso se stessi e verso le cose giuste da fare, partendo dal concetto che in realtà non esistono umanità malvagie, ma solo confuse.
Gli ecoterroristi di The East non sono eroi senza macchia e senza paura, ma figli ribelli (e non rivoluzionari) della borghesia industriale americana. Quello che in realtà li spinge quindi non è un atto d'amore verso il nostro sempre più assoggettato pianeta, ma il desiderio di uccidere i genitori in quanto figure in cui non ci si riconosce, prima che sul piano politico, proprio in quello affettivo.
In questo contesto la figura della nostra protagonista Sara è in qualche modo di grande interesse. Non sappiamo esattamente da dove venga ma cogliamo in lei un disagio identitario continuo, dettato soprattutto dal fatto di essere costretta a mentire continuamente. Capiamo che non è solo in relazione al lavoro di infiltrata, ma ai rapporti umani tutti. è la speranza di fare le cose giuste che la spinge ad andare avanti e le cose giuste, nelle condizione del personaggio di cui parliamo, sono appoggiate dalla sua religiosità cristiana palesata fin da subito nel contesto del film.
Per chi conosce un po' l'America questo fattore identitario è di radicale importanza. La fede è soprattutto ricerca di speranza e accettazione di alcuni misteri come integrali ad una andamento comunque positivo degli sviluppi del cosmo, ma oltre a questo, il riconoscersi in un credo religioso impone un atteggiamento morale nei confronti dei propri gesti. La cosa interessante è che la nostra protagonista in realtà si comporta sempre nello stesso modo e non cambia mai atteggiamento. Anche quando cambierà opinione sul lavoro che si trova a fare, il suo modo di pensare e il come ci si debba comportare in realtà non muta. Persegue perseverante lo stesso atteggiamento morale. è solo alla fine che l’unica considerazione detta con verità, più agli altri che a se stessa, ci paleserà il suo passaggio, probabilmente avvenuto da tempo all’interno dell’anima del personaggio di Sarah. Insomma, in qualche modo la brava (e davvero carina, ve l’ho già detto?) Sarah rispecchia il lato migliore della cultura del suo paese, quella che sa che ogni gesto è fatto di dubbio e che ci vuole fede per affrontare le cose, cose che spesso possono anche sembrare sbagliate ma che a volte sono necessarie.
Mi sembra non da poco far notare una cosa. Brit Marling non è solo interperete del film (insieme anche ad Alexander Skarsgaard e ad Ellen Page) ma anche produttrice e sceneggiatrice del film in questione. Lo era anche di un’altra pellicola di qualche anno fa (film davvero notevole) “Sound of my voice”, in cui era sempre protagonista, sceneggiatrice e produttrice, realizzato sempre in collaborazione creativa con Zat Batmanglij. In quel caso la storia era quella di una coppia che entrava segretamente in una specie di setta Yogi e scopriva le incredibili qualità carismatiche del suo leader , interpretato da Brit Marling appunto. La definirei una ricerca quindi. L’idea di analizzare la trasformazione che il gruppo, più o meno segreto hanno sul singolo. Ed è una prospettiva interessante perché sono tutti film sul futuro prossimo, talmente spaventoso che nessuno di noi potrà affrontarlo nella sua solitudine. Lo spirito umano e il pianeta richiedono rinuncia, condivisione, collettivizzazione. Ed io ne sono anche felice.
Unico rimpianto.. Brit Marling deve essere sicuramente fidanzata e mi sa che non ho molte speranza.. peccato..

The East
Gran Bretagna/Stati Uniti 2013, 116'
DUI: 04/07/2013

M
istery