Il protezionismo americano in materia di cinema e musica rock è solo l’altra
faccia della globalizzazione “culturale” del pianeta.
Il pubblico statunitense non deve far arricchire i mercati esteri
acquistando prodotti provenienti dal resto del mondo: ecco giustificata la
logica del remake di film stranieri (la sottotitolatura è problema
secondario) e il senso di pellicole come THE CAVE.
Gli Studios non tollerano che qualcuno rubi la loro “arte”, dimostrando di
saperla riprodurre meglio.
CHICAGO, ad esempio, pur tratto da uno dei tanti capolavori fossiani, era
una risposta timida e poco convincente all’australiano MOULIN ROUGE, che ha
cambiato per sempre le regole di quel genere.
IL NASCONDIGLIO DEL DIAVOLO vorrebbe rifare il britannico THE DESCENT, ma
con una serie di differenze sostanziali tutte a sfavore del film americano:
a) manca il sottotesto e l’ escursione degli speleo-sub è puro showtime;
b) l’introduzione è scollegata dal resto del racconto e l’ambientazione -
Romania, anni ’70 - gratuita e disfunzionale rispetto alla necessità di
fornire spunti narrativi correlati;
c) le dinamiche interne al gruppo di sommozzatori sono univoche o non
sviluppate;
d) il cast è poco o mal diretto, gli attori vagano senza convinzione per gli
spazi sotterranei e certe presenze (Headey, Perabo) sanno di spreco;
e) le creature trans-umane e post-adattive verso il contesto grottesco
risultano poco credibili e scarsamente antropomorfe, un incrocio rozzo tra
l’ennesima declinazione di alien, il pesce-gatto e draghi vari;
f) la colonna sonora è superflua, inopportunamente onnipresente e monocorde.
Rimandiamo alla recensione di THE DESCENT per capire quanto quel film
sviluppi perfettamente i temi e le premesse appena elencati.
Basterebbe quello che si è detto, ma va rimarcato come il regista, tale
Bruce Hunt esordiente proveniente dalla pubblicità, metta in mostra solo i
muscoli matrixiani (era aiuto-regia) sul piano visivo e un’agghiacciante
sterilità narrativa.
Voto: 17/30
05:12:2005 |