THE OTHERS
di Alejandro Amenabar
con Nicole Kidman



THE GIFT è, in ordine di tempo, l'ultimo tra gli esempi di come il seminale IL SESTO SENSO abbia davvero segnato un momento di svolta per un certo cinema americano, diciamo quello non esclusivamente pensato per l'incasso, ma con un occhio (seppure furbo) ai contenuti. Un cambiamento che, come è ovvio, ha portato con sé non solo ammiratori ma anche una legione sempre più numerosa di pallidi imitatori. L'inizio della proiezione di THE OTHERS sembra confermare quanto una buona idea - quella di Shyamalan, appunto - ad Hollywood sia vista come grasso che cola da sfruttare fino a che davvero non è proprio più possibile insistere. Perché THE OTHERS narra la storia di una casa che sembra visitata di continuo da fantasmi, e tra le cui mura vive una bambina, che con questi ha un rapporto privilegiato, oltre la paura, fino a raggiungere una sorta di comunicazione e solidarietà: proprio come il bimbo amico di Bruce Willis. Tutte cose che fino ad un paio d'anni fa sarebbero sembrate nuove, ma che ora irritano proprio per la serialità con la quale vengono di continuo riproposte. Se aggiungiamo scricchiolii, porte che si chiudono senza ragione, scariche ed impennate sonore, verso la metà del film si sarebbe tentati di bollare Amenabar come uno dei tanti "puri" europei vendutisi ad Hollywood nella speranza, chissà, di poter tornare un giorno ad essere se stessi.
E invece no, o almeno non del tutto. Amenabar - ne siamo convinti - ha ceduto al gioco, ma lo ha fatto portando dalla sua parte quelle che sembrano essere delle costrizioni produttive, come il ricorso a tutta una serie di cliché di genere, giocando in primo luogo su quelle che sono le attese e le abitudini dello spettatore medio. Uno spettatore che, se appena smaliziato, dopo un po' capisce il meccanismo e non ci sta: l'ha già visto troppe volte. THE OTHERS però è l'esempio chiaro di come sì i meccanismi del genere siano più o meno sempre gli stessi, ma pure di come se manipolati senza forzature - e proprio per l'effetto di disorientamento rispetto a ciò che diamo per scontato - sappiano trasmettere emozioni nuove pur battendo strade non certo sconosciute. Ecco allora che semplicemente ribaltando un luogo comune, tutto ciò che ha preceduto il finale, proprio perché in un certo senso "scontato", riprende vita e si presta ad una nuova lettura che ne giustifica appieno i meccanismi e esalta la furbizia del regista di TESIS e APRI GLI OCCHI, nel muoversi tra i topoi di un filone e le esigenze produttive americane.

Voto: 28/30

Andrea DE CANDIDO
01 - 09 - 01


::: altre recensioni :::